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Energia

Come a Chernobyl: la Spagna al buio per un test “verde” voluto dal governo. L’inchiesta di ABC.

Il grande blackout in Spagna non fu un incidente. Un’inchiesta rivela che il governo Sánchez ha ordinato test rischiosi per forzare le rinnovabili, ignorando la sicurezza della rete e causando il collasso del sistema.

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Il 28 aprile 2025, la Spagna è stata colpita da un blackout causato da una decisione politica del governo di Pedro Sánchez, intenzionato a forzare l’adozione delle energie rinnovabili per anticipare gli obiettivi green e presentarsi come pioniere in Europa. Questo emerge da un interessante articolo del quotidiano spagnolo ABC.

La Moncloa, il governo spagnolo, ha ordinato a Red Eléctrica, l’operatore della rete elettrica, di implementare “programmi instabili” per testare i limiti del sistema con un mix energetico dominato dalle rinnovabili, trascurando la stabilità della rete.

Questa scelta, guidata dall’ossessione per il verde in capo a due donne, il ministro della transizione ecologica Sara Aagesen, e la presidente di Red Eléctrica, Beatriz Corredor, ha portato al collasso, sollevando interrogativi sull’equilibrio tra transizione ecologica e sicurezza energetica.

Sara Aagesen, ministro della transizione econogica spagnolo.

Una strategia politica ad alto rischio

Secondo fonti di ABC, il governo socialista ha spinto Red Eléctrica a intensificare l’uso delle rinnovabili già settimane prima del blackout, seguendo un mandato chiaro: raggiungere l’81% di elettricità da fonti verdi, obiettivo chiave del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) aggiornato a novembre 2024, ben prima del 2030.

Il 29 gennaio 2025, Sánchez, in un discorso alla III Giornata dell’Idrogeno di Enagás a Madrid, ha celebrato la Spagna come “leader mondiale nell’idrogeno verde” e ha elogiato la “svolta di 180 gradi” verso le rinnovabili iniziata nel 2018, sostenuta da agevolazioni fiscali e investimenti massicci.

I “programmi instabili” e il blackout

Per raggiungere questo traguardo, Red Eléctrica ha avviato i cosiddetti “programmi instabili”, esperimenti per testare la capacità della rete di operare con una quota predominante di energia rinnovabile, sfruttando condizioni meteorologiche favorevoli, come giornate soleggiate per il fotovoltaico.

Impianto solare

Questi test, iniziati almeno una settimana e mezzo prima del 28 aprile, hanno spinto il sistema al limite. Il 23 aprile, ad esempio, la rete ha registrato un picco storico, superando il 100% di rinnovabili grazie alle esportazioni che hanno assorbito l’eccesso di produzione, salvando il sistema. Però il 28 aprile, alle 12:30, con il 72,66% di energia da fonti rinnovabili, il 12% da nucleare e meno del 10% da idroelettrico, una perturbazione di 2,2 GW ha causato il blackout.

Un programma elettrico stabile garantisce il controllo di frequenza, tensione e carico attraverso strumenti come inerzia, potenza di riserva e protezioni. Nei giorni precedenti il blackout, però, la rete operava in modalità instabile, priva di questi strumenti, rendendola vulnerabile a normali perturbazioni. Dopo il 28 aprile, disturbi simili sono stati gestiti senza problemi, grazie al ritorno a modalità di sicurezza, evidenziando come la scelta di forzare le rinnovabili abbia compromesso la stabilità.

L’ossessione verde di Aagesen e Corredor

L’agenda green è stata portata avanti con determinazione dalla ministra della Transizione Ecologica, Sara Aagesen, e dalla presidente di Red Eléctrica, Beatriz Corredor, entrambe incaricate dalla Moncloa di accelerare la transizione.

Nel 2024, le rinnovabili coprivano già il 56% del mix elettrico spagnolo, ma l’obiettivo era superare ogni limite per raggiungere l’81% ben prima del 2030. Red Eléctrica ha celebrato sui social network presunti record di produzione fotovoltaica, come il 21 aprile 2025, quando ha annunciato 20.120 MW (61,5% del mix), superando i limiti di sicurezza.

Tuttavia, un post del 12 luglio 2024 riportava un record di 20.147 MW (50,5% del mix), una quota più prudente, evidenziando contraddizioni e mancanza di trasparenza.

Le critiche del settore elettrico e le indagini sul blackout

Le grandi compagnie elettriche spagnole, rappresentate da Aelec (Iberdrola, Endesa, EDP), hanno chiesto maggiore chiarezza sulle indagini. In un comunicato del 20 maggio 2025, Aelec ha segnalato problemi di tensione rilevati prima del blackout, inizialmente negati da Red Eléctrica, ma confermati il 22 maggio, quando l’operatore ha ammesso che alcune centrali non hanno gestito adeguatamente il controllo della tensione. Questa mancanza di trasparenza ha alimentato le critiche verso una gestione della rete influenzata da priorità politiche.

La sensazione è che la verità sul blackout non si saprà mai, almeno con il governo socialista, che non può permettersi di sconfessare le proprie assurde priorità verdi. Tra l’altro il governo ha anche sottoutilizzato l’energia idroelettrica, green e stabile, solo per esaltare solare ed eolico, perché anche nel green ci sono figli, che utilizzano prodotti importati dalla Cina, e figliastri, idroelettrico e geotermico, che invece sfruttano risorse locali.

Le conseguenze di una scelta politica

Il blackout del 28 aprile non è stato un incidente isolato, ma il risultato di una scelta volontaria del governo di sacrificare la stabilità della rete per inseguire un’immagine di leadership verde. Potremmo paragonarlo a quanto successo a Chernobyl, in cui un incidente gravissimo accadde perché un gruppo di tecnici, spinto da un governo comunista, misero in atto dei test pericolosi per testare il limite del sistema di generazione, causando un disastro.

Il governo Sanchez si è comportato come il governo sovietico, ed esattamente come quello cercherà di nascondere le tracce del proprio disastro. Però i danni sono stati reali e i “Programmi instabil” hanno mostrato i limiti di una programmazione approssimativa e ideologica della transizione energetica.


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