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Conti pubblici

Si guarda al dito e non alla luna: nessuno dice che la causa del disastro della sentenza della Consulta sulle pensioni dipende (encore) da un errore del Governo di Mario Monti

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Eh si, mi tocca andare un po’ controcorrente. Tutti i media, quasi nessuno escluso, hanno accuratamente evitato di stigmatizzare il fatto che il vero motivo del buco nei conti conseguente alla sentenza della Consulta sulla  rivalutazione delle pensioni è stato determinato da una legge per definizione costituzionalmente sbagliata da parte del Governo che l’ha voluta, ossia quello dell’ex primo ministro Mario Monti. Infatti l’ex ministro del lavoro E. Fornero, anche lei torinese e moglie del celeberrimo [economista anche lui] professor M. Deaglio, si è rapidamente tolta dall’impaccio affermando che lei non c’entrava in detta decisione, fu presa dal governo ovvero – in politichese – dal primo ministro, appunto Mario Monti.

C’è da capire il perchè di questa enorme sudditanza psicologica dei media per l’ex Presidente del Consiglio il quale a buon titolo potrà essere ricordato come – dati alla mano, in termini di peggioramento dei parametri di debito, deficit, crescita, disagio sociale etc. – il peggiore probabilmente dall’unità d’Italia.

Tant’è, oggi il governo Renzi sta cercando di metterci una pezza e probabilmente la pezza rischia di essere peggiore del danno, di fatto sembra ai più che non si stia dando seguito alla sentenza della Consulta se non con una misera mancia che di vera progressività sembra non avere nemmeno l’apparenza. Ma, appunto, il danno fu fatto in passato, è giusto affermarlo e ricordarlo a tutti. Per definizione i responsabili devono istituzionalmente essere trovati nei due soggetti che hanno elaborato e promulgato la legge, Mario Monti e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quest’ultimo era colui che sarebbe dovuto essere il garante del rispetto dei principi costituzionali applicati nelle legge. La ragione dell’introduzione di detto provvedimento, secondo la Fornero, fu di evitare il commissariamento dell’Italia da parte dell’Europa – a quando da parte di figure istituzionali il coraggio di metterci un briciolo di orgoglio se non di residua sovranità nazionale non piegandosi a tutti i dictat europei?, ndr – dimenticando però di affermare che probabilmente ci fu nel mentre un colpo di Stato a danno di un primo ministro italiano democraticamente eletto o qualcosa di simile [la storia ci dirà]: forse ha ragione la Fornero nella sua considerazione ma ciò non toglie che esistevano dei precedenti secondo cui si poteva più che ragionevolmente desumere che la Consulta non avrebbe accettato siffatto approccio montiano, ricordiamo gli esempi passati sulle pensioni ed i relativi tagli (Governo Berlusconi in primis).

Quello che sfugge è, oltre alle conseguenze numeriche, il problema del cortocircuito istituzionale dato dall’inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, altro provvedimento [destabilizzante] voluto fortemente da Mario Monti: oggi il diritto italiano è vieppiù imprevedibile a causa del fatto che la Consulta può di volta in volta dare maggiore importanza nelle sue decisioni costituzionali al diritto in senso stretto (vedasi la recente sentenza sulla mancata indicizzazione sulle pensioni in assenza di progressività) o “alternativamente” al pareggio di bilancio (legge sulla Robin tax o sulle tariffe di Telecom Italia). Della serie, vale di più in Costituzione il pareggio di bilancio o il diritto in senso stretto? E tutto questo senza assolutamente pensare male – come purtroppo molti sembra abbiano fatto -,  ad esempio andando con la mente a mettere in discussione il fatto che i soggetti che percepiscono le maggiori pensioni in Italia – i magistrati, soprattutto quelli dell’alta Corte – sono a livello assoluto (in euro percepiti in quiescienza) quelli più impattati in termini di perdita di reddito da dette mancate indicizzazioni derivanti dal provvedimento montiano.

Oggi Renzi, che stimo per la difesa delle aziende nazionali (poca cosa nel mare magnum dell’assenza di un’opposizione seria al pragmatismo interessato di matrice tedesca mirato con l’austerity ad approfittarsi dei periferici per proprio interesse economico, l’euro e l’austerità è ormai dimostrato che servano principalmente a Berlino e che seguire le ricette tedesche porterà l’Italia alla miseria, …), deve risolvere un enorme problema. E  temo che il suo ipotetico scontro con la magistratura a partire dalla riforma della custodia cautelare, passando per la prossima legge sulla tortura che di fatto legherà le mani ai giudici nell’uso dei provvedimenti cautelari anche se non casualmente per ottenere informazioni e per finire con la attesa riforma delle intercettazioni con negazione della relativa pubblicazione sui giornali, possa essere almeno in parte alla base dello “scherzetto” da miliardi di euro che la Corte ha fatto al governo senza avvertirlo preventivamente della decisione addivenire….

Un panorama sconvolgente, non c’è che dire. A rileggere la storia sembrerebbero moltiplicarsi i sintomi se non i presupposti per una vera svolta autoritaria finalizzata a riformare un paese sotto molti versi inemendabile.

Temo che l’Italia finirà per rimpiangere i periodi “del Cavaliere”.

Mitt Dolcino


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