Economia
Si è dimesso il CEO di Intel, finalmente. Ora l’azienda deve salvarsi
Pat Gelsinger si è dimesso ieri, dopo aver zavorrato Intel con una pllitica di investimenti sbagliata ed estremamente costosa. Ora l’azienda deve cambiare rotta, ma sarà difficilissimo
Già da tempo sembrava che il CEO dell’ex colosso Intel, Pat Gelsinger, ben intenzionato, ma non sufficientemente capace, dovesse andarsene. Ora è arrivato il momento di dimettersi , quando le azioni erano ormai precipitate a valori minimi.
Lunedì Intel ha comunicato che Pat Gelsinger si è dimesso , ritirandosi dall’azienda e lasciando il consiglio di amministrazione proprio mentre l’azienda sta cercando di attuare un piano di rilancio complesso e di non facile realizzazione.
David Zinsner, direttore finanziario di Intel, e Michelle Johnston Holthaus, amministratore delegato di Intel Products, stanno svolgendo il ruolo di co-CEO ad interim mentre il consiglio di amministrazione cerca il sostituto di Gelsinger, ha dichiarato l’azienda in un comunicato. Frank Yeary, presidente indipendente del consiglio di amministrazione di Intel, sarà il presidente esecutivo ad interim.
La partenza di Gelsinger arriva in un momento tumultuoso per il chipmaker statunitense. Un tempo leader del settore dei processori per computer, l’azienda sta ora lavorando per conservare la liquidità necessaria a finanziare un piano di rilancio, che Gelsinger ha definito “il più audace piano di ricostruzione” nella storia dell’azienda.
L’azienda ha perso il favore degli investitori a causa dello spostamento del settore dei semiconduttori verso l’hardware per l’intelligenza artificiale.
Gelsinger ha tentato una strada completamente diversa, rivelatasi non giusta: il suo piano di svolta venne scritto nel luglio del 2021, quando l’azienda era già afflitta da anni di errori nelle operazioni di produzione, e si lanciò in una serie di grandi investimenti nella produzione di chip normali, come quelli per PC e auto, che in quel momento erano scarsi.
Ha iniziato la costruzione di una serie di nuove fabbriche da 20 miliardi di dollari in Ohio e ha assunto una forza lavoro più grande – 132.000 persone – di quella che Intel aveva mai mantenuto anche quando era il più grande operatore nel settore dei chip.
Ma la spesa ha coinciso con un crollo post-pandemia del mercato dei computer portatili e dei PC, che a sua volta ha fatto sprofondare i margini lordi di Intel ben al di sotto della norma storica e ha fatto crollare il prezzo delle azioni, scatenando una corsa di voci sulla sua possibile vendita.
Ora le aziende sono concentrate quasi solo sui GPU legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Nvidia ride, Intel è fuori da quel mercato.
“Sappiamo di avere ancora molto lavoro da fare in azienda e ci impegniamo a ripristinare la fiducia degli investitori”, ha dichiarato Yeary. “Come consiglio di amministrazione, sappiamo innanzitutto che dobbiamo mettere il nostro gruppo di prodotti al centro di tutto ciò che facciamo. I nostri clienti ci chiedono questo, e noi lo faremo per loro”.
Intanto il titolo è a valori molto bassi, e , dopo essere leggermente rimbalzato all’annuncio delle dimensioni, si è poi nuovamente ridotto.
Non sarà per nulla facile cambiare una rotta completamente sbagliata, e vedremo dei tagli molto profondi, soprattutto a quegli impianti che non sono necessari per la sopravvivenza a breve termine. Il famoso mega impianto europeo di Intel, che avrebbe dovuto essere realizzato in Sassonia con i soldi del governo tedesco, probabilmente non vedrà mai la luce.
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