Analisi e studi
SENZA UN ADEGUATO SISTEMA DI PESI E CONTRAPPESI, IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E’ PERICOLOSO! CENNI SUL MIO PROGETTO DI REVISIONE COSTITUZIONALE (di Giuseppe PALMA) – RELOADED
Il superamento del bicameralismo perfetto, senza un adeguato sistema di PESI E CONTRAPPESI, può essere pericoloso… MOLTO PERICOLOSO!
Nell’aprile 2013, spinto da una forte passione intellettuale, pubblicai un mio progetto di riforma alla Parte Seconda della Costituzione italiana (Editrice GDS), successivamente pubblicato come dossier anche sul sito della fondazione ASTRID (Fondazione per l’Analisi, gli Studi e le Ricerche sulla Riforma delle Istituzioni Democratiche e sulla innovazione nelle amministrazioni pubbliche): http://www.astrid-online.it/risultato-ricerca/index.html?q=Progetto+di+riforma+alla+Parte+Seconda+della+Costituzione+italiana.+Semipresidenzialismo+e+fine+del+bicameralismo&docType=&qautore=Giuseppe+Palma&startDate=&endDate=&searchDate=0
Questa mia pubblicazione, intitolata “PROGETTO DI RIFORMA ALLA PARTE SECONDA DELLA COSTITUZIONE ITALIANA. Semipresidenzialismo e fine del bicameralismo”, fa parte anche della BIBLIOGRAFIA PARLAMENTARE della Camera dei deputati (http://storia.camera.it/bpr/faccette/*:*?aut=Palma+Giuseppe#noNav), quindi è a disposizione di tutti i parlamentari.
Benché io stesso abbia previsto nel mio progetto di riforma il superamento del bicameralismo paritario (mantenendo il Senato e non la Camera, nel rispetto della nostra tradizione), ho tuttavia elaborato un rigido e complesso sistema istituzionale in grado di garantire – a mio parere – l’adeguata sussistenza di pesi e contrappesi idonei a “supplire” quelle importantissime peculiarità insite nel bicameralismo paritario, il quale, di per sé, non è affatto un elemento di criticità. Il mio progetto, quindi, pur superando il sistema bicamerale, assicura un adeguato bilanciamento sia istituzionale che delle attribuzioni ai diversi organi dello Stato!
Di contro, la revisione costituzionale alla quale il Parlamento sta lavorando (e che nelle settimane a venire si accinge a licenziare in prima votazione), prevede un superamento fin troppo pasticciato del bicameralismo perfetto, ma, cosa ancor più grave, non prevede un adeguato sistema di pesi e contrappesi cui facevo riferimento prima.
Se la riforma della Parte Seconda della Costituzione dovesse restare – al termine del percorso dettato dall’art. 138 Cost. – quella licenziata dalla Camera dei deputati e attualmente all’esame del Senato (al momento, ripeto, siamo ancora in prima votazione), posso serenamente affermare che trattasi di un aborto indegno di quella che è la civiltà giuridica del nostro Paese!
Del resto, senza neppure entrare nel merito, è sufficiente vedere che il DDL riguardante il progetto di revisione costituzionale prende il nome di un membro dell’esecutivo (Boschi, ministro per le riforme costituzionali), in aperto contrasto con quello che era il pensiero del grande Piero Calamandrei, e cioè che in materia di revisione costituzionale il Governo (Calamandrei per la verità faceva riferimento al Presidente del Consiglio) non dovrebbe neppure essere presente in aula durante la discussione parlamentare. Eppure ricordo ancora la sagoma di Renzi aggirarsi di notte tra i banchi di Montecitorio prima del voto della Camera sulla riforma… Altri tempi! Altri uomini! Altra cultura giuridica e differenti sensibilità!
Ma v’è di più: il voto di qualche mese fa a Montecitorio fu caratterizzato da un’altra inaccettabile forzatura: l’uscita dall’aula delle opposizioni! Continuando di questo passo l’assetto istituzionale della Repubblica e la sua organizzazione verranno modificate solo dalla maggioranza parlamentare, la quale è altresì pesantemente delegittimata dalla pronuncia della Corte Costituzionale (Sent. n. 1/2014) che dichiarava l’incostituzionalità del Porcellum (legge n. 270/2005), cioè della legge elettorale attraverso la quale veniva eletta anche la XVIIa Legislatura. Sul tema consiglio la lettura di questi due miei precedenti articoli: a) https://scenarieconomici.it/i-nuovi-barbari-riforme-costituzionali-senza-metodo-di-giuseppe-palma/ b) https://scenarieconomici.it/difendiamo-la-costituzione-dallo-stupro-di-una-maggioranza-parlamentare-illegittima-di-giuseppe-palma/
Buon senso avrebbe voluto, come ho previsto nel mio progetto di revisione, che il superamento del bicameralismo perfetto avesse trovato un adeguato contrappeso – ad esempio – nell’elezione diretta del Presidente della Repubblica al quale attribuire maggiori poteri come ad esempio quello di poter esercitare non una, bensì due volte, la facoltà di rinviare al Legislatore la legge sottoposta alla sua promulgazione, riformando in tal senso l’art. 74 della Costituzione (in verità questa modifica la si può apportare anche senza la necessità che il Presidente della Repubblica sia eletto direttamente dal popolo)! Ma non è solo questo: l’elezione diretta del Capo dello Stato avrebbe consentito al Legislatore (in veste costituente) di potergli attribuire, ad esempio, l’ulteriore facoltà dell’iniziativa legislativa, anche alla luce del fatto che – avendone io previsto l’elezione diretta da parte dei cittadini in un momento diverso dall’elezione del corpo legislativo – il Presidente della Repubblica avrebbe potuto essere espressione di una parte politica opposta a quella di Parlamento e Governo, e ciò avrebbe sicuramente rappresentato un importante contrappeso. Nello stesso momento, considerata la pericolosità democratica derivante dal superamento del bicameralismo paritario senza un adeguato sistema di pesi e contrappesi, il mio progetto di riforma prevedeva altresì la designazione diretta del Primo Ministro da parte del voto popolare, il tutto all’interno di una cornice di complessi e rigidi meccanismi da me ideati che da un lato garantivano il rigoroso rispetto della sovranità popolare, ma che dall’altro non sacrificavano l’essenza del concetto stesso di democrazia rappresentativa. Coloro che avranno la possibilità di leggere il mio dossier potranno infatti riscontrare che, nonostante questo prevedesse la designazione diretta del Primo Ministro da parte del popolo, contiene ugualmente la possibilità per il Senato di votare la sfiducia al Governo, fatta salva una sola eccezione che in questa sede ritengo inutile approfondire.
Quanto sinora esposto è comunque solo una minima parte del mio progetto di revisione costituzionale, il quale presenta – come scrivevo pocanzi – un più ampio e complesso sistema di pesi e contrappesi idonei a “supplire” il superamento del bicameralismo.
Le mie proposte, qualora avessero trovato accoglimento, avrebbero ovviamente comportato una modifica anche della forma di Governo (da parlamentare a semi-presidenziale), tuttavia non posso non denunciare l’assoluta mancanza di una seria, ampia e costruttiva discussione sull’argomento. In pratica ha fatto tutto il Partito Democratico, come se la Costituzione e le Istituzioni fossero di sua proprietà! Limitandomi all’esempio della figura del Presidente della Repubblica, il DDL Boschi così come licenziato da Montecitorio prevede che il Capo dello Stato continui ad essere eletto dal Parlamento (composto dalla Camera dei deputati e da un’ibrida figura di para-nominati e con funzioni tendenzialmente inutili che si è avuto l’ardire di voler continuare a chiamare Senato) con maggioranze più ampie (quanto meno fino alla terza e successivamente fino alla sesta votazione) di quelle previste dalla Costituzione vigente. Questo comporterà, con ogni probabilità, l’elezione di una figura che – se non condivisa con le opposizioni entro le prime sei votazioni – sarà espressione partitica della sola maggioranza parlamentare (e, nella sostanza, solo a questa risponderà), quindi del tutto priva di quell’indispensabile funzione di contrappeso richiesta soprattutto dal superamento del bicameralismo paritario.
E anche su questo, ossia sulla fine del bicameralismo perfetto così come previsto dalla riforma Boschi, ci sarebbe da scrivere molto. Il PD renziano ha previsto che la funzione legislativa venga esercitata dalla sola Camera dei deputati (che sarà l’unica a votare e revocare la fiducia al Governo), affiancata – all’abbisogna – da un Senato sostanzialmente non elettivo e con funzioni parecchio pasticciate! In merito alla composizione del nuovo Senato sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che il PD abbia raggiunto un accordo al suo interno: prevedere, nel corso delle elezioni regionali, un listino di nominati da spedire già confezionati in Senato, i quali risulterebbero “eletti” con un sistema molto simile al già caducato Porcellum (insomma, un mini-porcellum)! Sarebbe stato meglio, come ho previsto nel mio progetto di riforma, evitare figure ibride!
Il DDL Boschi prevede inoltre, nel suo pericoloso pasticcio, la conservazione del sistema bicamerale in alcune materie, come ad esempio la revisione costituzionale. Come si può pensare di attribuire ad un Senato non eletto direttamente (ovvero composto di nominati) la co-funzione legislativa in materia di riforme costituzionali?
Pare che la sensibilità costituzionale non appartenga più ai politici e ai governanti del nostro tempo! Nonostante un iniziale interesse da parte di qualche parlamentare e membro del Governo nei confronti del mio dossier, successivamente è calato un inspiegabile silenzio… fanno sempre così, credendosi “autosufficienti”. Se avessero maggiore umiltà, sicuramente commetterebbero meno errori!
Si possono anche avere idee completamente differenti e distanti, ma un tema così importante come la revisione della Parte Seconda della Costituzione necessitava – e necessita – di un ampio e serio confronto che finora è venuto a mancare! Non si cambia la Costituzione per la fretta convulsiva di dover dimostrare a Bruxelles e Francoforte che Matteo Renzi fa le riforme! La Costituzione è il frutto finale di Secoli di lotte, guerre e sofferenze, quindi non può essere oggetto di violenze da parte di una maggioranza parlamentare illegittima!
Come avrete capito non nutro alcun pregiudizio nei confronti di una sensata riforma della Parte Seconda della Costituzione (tant’è che io stesso ne ho redatto un progetto), tuttavia – ed è bene porvi l’accento – qualsiasi modifica le si voglia apportare non deve in alcun caso tradire il senso impressole dai principi inderogabili della Costituzione primigenia!
Chi ha l’abitudine di leggermi sa benissimo che sono per il ripristino della democrazia costituzionale (pesantemente calpestata dai Trattati dell’UE e dall’Euro), tuttavia ritengo un errore imperdonabile quello di sottrarsi dall’affrontare serenamente il tema della riforma della Parte Seconda della Costituzione, seppur nel più fedele ed ampio rispetto dei “principi supremi” cui si fonda la Costituzione medesima.
Al momento, viste le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio, temo che la riforma passerà al Senato senza alcuna modifica rispetto al testo licenziato alla Camera (se non quella di prevedere alle elezioni regionali il listino di nominati da mandare in Senato), per poi essere confermato anche in seconda votazione. Del resto, leggendo alcuni nomi di deputati e senatori di questa Legislatura (in veste “costituente”), non c’è nulla da stupirsi: di nuovi Calamandrei non ve ne sono! E di nuovi Croce, Ruini e Mortati, nemmeno l’ombra!
Giuseppe PALMA
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