Politica
Se i “Valori occidentali” hanno senso, Assange non deve essere estradato
Il processo ad Assange è già, di per se, una condanna dei valori occidentali di libertà di parole e di giornalismo. La sua estradizione sarebbe un’offesa per quei “Valori occidentali” per cui si chiede di armarci
“Liberate Julian Assange!”, gridano incessantemente una dozzina di persone davanti all’Alta Corte di Londra, mentre da martedì si svolge nella capitale britannica un’udienza di due giorni sul caso del fondatore di WikiLeaks. Il 52enne rischia l’estradizione negli Stati Uniti, una pena detentiva fino a 175 anni e, nel peggiore dei casi, anche la pena di morte. La vita dell’australiano è ora nelle mani di due soli giudici: Victoria Sharp e Justice Johnson, presidente della King’s Bench Division.
Da ieri c’è anche una tenda bianca davanti alla chiesa di St. Clement Danes, a pochi metri dal palazzo di giustizia vittoriano. Di fronte è stato allestito un piccolo palco. Molti sono venuti a Londra per chiedere il rilascio di Assange anche perché in ballo c”è più della vita di Assange: c’è anche la libertà di parola e di giornalismo investigativo.
“Noi siamo la Resistenza!” grida dal palco Davide Dormino e riceve gli applausi del pubblico ormai fradicio. L’artista italiano è entrato in contatto per la prima volta con la piattaforma di rivelazione WikiLeaks più di dieci anni fa e da allora ha utilizzato la sua arte anche per promuovere la liberazione dell’attivista australiano. “Assange ci ha insegnato che la nostra immaginazione può influenzare la realtà”, ha detto Dormino al Berliner Zeitung. “Ha immaginato un mondo diverso, da migliorare, e con WikiLeaks ci ha permesso di controllare le nostre menti critiche”, spiega l’artista romano. E’ l’unica arma che abbiamo per difenderci.
Martedì, gli avvocati difensori di Assange, Edward Fitzgerald e Mark Summers, hanno discusso per circa sei ore nell’aula 5. Secondo loro, l’intero processo è “politicamente motivato” e quindi l’estradizione negli Stati Uniti sarebbe illegale. L’incriminazione degli Stati Uniti ai sensi dell’Espionage Act, una legge scritta durante la prima guerra mondiale, quindi durante un evento bellico mondiale, non lascia dubbi. Una volta negli Stati Uniti, Assange non ha alcuna possibilità di un processo equo.
L’estradizione stessa costituirebbe una violazione del trattato di estradizione del 2003 tra Stati Uniti e Gran Bretagna , ha affermato Fitzgerald. L’avvocato spiega che ci sono prove evidenti che del rapimento e dell’omicidio dell’attivista si è parlato anche negli ambienti della Casa Bianca.
L’avvocato si riferiva a un articolo di Yahoo News che fece scalpore nel settembre 2021. Tali piani sono emersi durante l’amministrazione Trump sotto l’allora capo della Central Intelligence Agency (CIA), Mike Pompeo. “Questo dovrebbe essere sufficiente per far crollare l’intero processo”, ha detto il caporedattore di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson in un discorso poco dopo il primo giorno di udienze.
Però proprio motivi politici possono spingere verso l’estradizione: il governo britannico di Rishi Sunak è debole, sinora ha mostrato un’autonomia minima, quasi inesistente, rispetto al governo Biden. Quando se ne è separato è stato solo perché l’operato del presidente USA è condizionato dalla maggioranza repubblicana alla Camera e quindi, su temi come Ucraina o Medio Oriente, non riesce a mostrare una posizione chiara.
Una pura e semplice questione di libertà
Julian Assange non ha rubato dei segreti: ha pubblicato le notizie che gli venivano passate dai suoi informatori, ed erano notizie gravi, di condotte pubbliche errate che hanno causato molti morti, o di abusi di potere indicibili. L’estradizione di Assange sarebbe un colpo forse mortale alla libertà di parola e a quel poco di giornalismo serio rimasto. Francamente, se la fuga di notizie ha causato all’apparato di sicurezza USA, la colpa è di chi dirige quel sistema, non di Assage. Il concetto di “Wistleblower”, di chi internamente denuncia i comportamenti illegittimi dei superiori è una delle basi della democrazia e deve essere tutelato.
Non si può rendere eroica la morte di Navalny in Russia ed estradare, quindi condannare, magari a morte, Julian Assange. Non si può chiedere la libertà di parola solo quando fa comodo. Bisogna a un certo punto mettere da parte l’ipocrisia di certi governi occidentali e avere il coraggio di difendere i famosi principi sempre, oppure questi principi non valgono niente.
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