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Scoperti dei buchi neri “Vagabondi” nello spazio. Pericolo remoto?
Come un vecchio maglione tarlato, la Via Lattea potrebbe essere assolutamente crivellata di buchi neri. Secondo le migliori stime degli scienziati, dovrebbero esserci da 10 milioni a 1 miliardo di buchi neri di massa stellare, che si muovono pacificamente e silenziosamente attraverso la galassia. C’è solo un problema quando si tratta di contarli: a meno che non riescano a intrappolare del materiale che passa nel loro campo gravitazionale, sono praticamente invisibili. Invisibile non significa non rilevabile, per fortuna. Per la prima volta, un team internazionale di scienziati è riuscito a rilevare un buco nero solitario e quiescente a poco meno di 5.200 anni luce di distanza dal sole. La loro scoperta, che deve ancora essere sottoposta a peer revision, è comunque in pre – pubblicazione.
Come hanno fatto? Dal momento che attualmente non abbiamo gli strumenti per sondare direttamente un buco nero, se ne sono valutati gli effetti sullo spazio circostante. Per un buco nero quiescente, quell’effetto è gravitazionale. E poiché il campo gravitazionale di un buco nero è estremo, deforma e distorce qualsiasi luce che lo attraversa, provocando un effetto lente che ingrandisce oggetti lontani che viene chiamato, appunto, “Microlente gravitazionale”. Quindi, quando qualcosa di invisibile ingrandiva la luce di una stella lontana, facendola diventare stranamente più luminosa, si poteva ritenere ci fosse un buco nero. In questo modo è stato possibile “Vedere” il buco nero.
“Riportiamo il primo rilevamento inequivocabile e la misurazione di massa di un buco nero isolato di massa stellare”, ha scritto un team di astronomi guidato da Kailash Sahu dello Space Telescope Science Institute. “Mostriamo che la lente non emette luce rilevabile, il che, oltre ad avere una massa superiore a quella possibile per una nana bianca o una stella di neutroni, conferma la sua natura di buco nero”.
Gli scienziato hanno quindi indagato tutti i casi di “Effetto microlente” (microlensing) avvenuti anche in passato. Q uesto ha portato a rilevare numerosi casi di microlensing, fra cui il 2 giugno 2011, quando due indagini separate di microlensing – l’Optical Gravitational Lensing Experiment (OGLE) e Microlensing Observations in Astrophysics (MOA) – hanno registrato indipendentemente un evento che ha raggiunto il picco il 20 luglio.
Questo evento, chiamato MOA-2011-BLG-191/OGLE-2011-BLG-0462 (abbreviato in MOA-11-191/OGLE-11-0462), è stato di notevoli dimensioni. Non solo era insolitamente lungo, circa 270 giorni, ma mostrava anche un ingrandimento particolarmente elevato.Quindi si è riuscito a seguire il fenomeno sino al 2017 , attraverso il telescopio Hubble. L’analisi con mezzi moderni dei dati ha permesso di calcolare perfino le dimensioni del buco nero, 7,1 volte la massa solare, e il suo diametro, soli 42 km. Quindi immaginiamo un oggetto 7 volte il sole, concentrato in soli 42 km, il tutto a 5000 anni luce di distanza. L’oggetto si muove a 45 km al secondo nella via lattea, come un residuo solitario di una supernova esplosa migliaia di anni fa che lo ha spinto a vagabondare nello spazio, muovendosi in modo autonomo. Un oggetto silenzioso, ma dalla forza gravitazionale enorme, che per fortuna è ben lontano da noi. Ma siamo sicuri che suoi fratelli non siano più vicini?
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