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Scontro totale sull’Energia: Ungheria e Slovacchia pronte a portare l’UE in tribunale per lo stop al gas russo

Ungheria e Slovacchia contro l’UE: pronto il ricorso alla Corte di Giustizia per bloccare lo stop al gas russo previsto per il 2027. Orban e Fico denunciano: “È impossibile per noi”.

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L’atmosfera tra Budapest e Bruxelles si fa, se possibile, ancora più elettrica. O meglio, gasata. L’Ungheria ha annunciato mercoledì l’intenzione di impugnare la decisione dell’Unione Europea di eliminare gradualmente le importazioni di petrolio e gas russi, portando la questione direttamente davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La motivazione, scevra da ideologie e puramente pragmatica, è che per la nazione centro-europea interrompere le importazioni energetiche da Mosca è semplicemente “impossibile”.

Il diktat di Bruxelles

La Commissione Europea, nella sua spinta verso il disaccoppiamento totale da Mosca, ha concordato mercoledì uno stop permanente alle importazioni di gas russo e l’eliminazione graduale del petrolio entro il 2027. Non si tratta di raccomandazioni, ma di un percorso vincolante che Ursula von der Leyen ha presentato con la consueta enfasi sulla solidarietà verso l’Ucraina e l’indebolimento del “forziere di guerra” di Putin.

Ecco, in sintesi, cosa prevede l’accordo UE:

  • Entro la fine del 2026: Divieto totale sulle importazioni di GNL (Gas Naturale Liquefatto) russo.
  • Entro il 30 settembre 2027: Stop definitivo al gas via gasdotto.
  • Obiettivo finale: Una riduzione graduale ma legalmente vincolante che porti a zero l’export energetico russo verso l’Europa.

La Presidente von der Leyen ha parlato di “nuove partnership energetiche”, ma a Budapest e Bratislava i conti non tornano, senza contare che si dà per scontato che saltino le trattative di Pace fra USA e Russia, che prevedono anche il reintegro di Mosca nel sistema economico occidentale, presumibilmente con il ritorno del suo gas.

Il realismo di Budapest e Bratislava

Mentre Bruxelles pianifica il futuro geopolitico, l’Europa Centrale guarda ai propri bilanci energetici e alla fisica dei gasdotti. Peter Szijjarto, Ministro degli Esteri ungherese, non ha usato mezzi termini: “Accettare e attuare questo ordine di Bruxelles è impossibile per l’Ungheria”.

La posizione ungherese è nota: il Primo Ministro Viktor Orban, che ha mantenuto canali aperti con il Cremlino (incluso un recente incontro con Putin), ha ribadito che l’energia russa costituisce la base dell’approvvigionamento ungherese “oggi e in futuro”. Non è una questione di simpatie politiche, sostengono, ma di mera sopravvivenza industriale e civile.

A dar manforte all’Ungheria c’è la Slovacchia. I due paesi stanno valutando un’azione legale congiunta. Il premier slovacco Robert Fico ha dichiarato che esistono “sufficienti basi legali” per procedere con una causa, mettendo in dubbio che la Commissione Europea abbia rispettato gli impegni presi con gli stati membri sulla sicurezza delle forniture.

Cosa succede ora?

La frattura è evidente: da un lato l’idealismo geopolitico della Commissione, dall’altro il pragmatismo (o la necessità) di paesi senza sbocchi sul mare e con infrastrutture storicamente legate a Mosca. Se il ricorso verrà depositato, si aprirà un contenzioso legale che potrebbe minare la coesione del blocco proprio su uno dei temi più delicati: la sicurezza energetica.

Domande e risposte

Perché l’Ungheria vuole fare causa all’Unione Europea?

L’Ungheria sostiene che la decisione dell’UE di eliminare completamente le importazioni di gas e petrolio russi entro il 2027 sia fisicamente ed economicamente inattuabile per il paese. Essendo una nazione senza sbocchi sul mare e con un’infrastruttura energetica storicamente costruita sulle forniture provenienti da Est, Budapest ritiene che conformarsi all’ordine di Bruxelles metterebbe a rischio la propria sicurezza energetica nazionale. Per questo motivo, insieme alla Slovacchia, intende impugnare la decisione presso la Corte di Giustizia dell’UE.

Quali sono le scadenze imposte dall’Unione Europea per lo stop al gas russo?

L’accordo raggiunto a livello europeo prevede un percorso a tappe forzate per raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia. Le scadenze principali sono due: il divieto di importazione del Gas Naturale Liquefatto (GNL) russo entro la fine del 2026 e lo stop definitivo alle importazioni di gas via gasdotto entro il 30 settembre 2027. Si tratta di riduzioni graduali ma legalmente vincolanti, mirate ad azzerare le entrate che Mosca deriva dall’export energetico verso l’Europa.

L’Ungheria è sola in questa battaglia legale?

No, l’Ungheria non è isolata. La Slovacchia, guidata dal Primo Ministro Robert Fico, si è schierata apertamente con Budapest. Anche la Slovacchia dipende fortemente dalle forniture russe e condivide le preoccupazioni sulla fattibilità del piano europeo. I due paesi stanno coordinando le loro mosse e valutando di presentare un ricorso congiunto, sostenendo che la Commissione Europea non abbia rispettato gli impegni presi per garantire la sicurezza delle forniture ai paesi membri più esposti.

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