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Inferno di Fuoco su Al Udeid: “120 secondi fra successo e fallimento”. Il racconto drammatico dei 44 soldati che hanno fermato i missili iraniani

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Una base aerea quasi deserta. La più grande installazione militare americana in Medio Oriente, Al Udeid in Qatar, svuotata in previsione di una rappresaglia. Ma mentre i missili balistici iraniani solcavano il cielo notturno, un pugno di uomini è rimasto come ultima linea. Quarantaquattro soldati, con un’età media bassissima, lasciati a difendere tutto e tutti con due sole batterie di missili Patriot.

A raccontare quei momenti di tensione estrema è stato il Generale dell’Air Force Dan Caine, Presidente dello Stato Maggiore Congiunto, che ha svelato i dettagli di quella che è diventata “la più grande singola operazione di fuoco con missili Patriot nella storia militare degli Stati Uniti”.

Il Contesto: La Risposta all’Operazione “Midnight Hammer”

Tutto ha avuto inizio lunedì, tre giorni dopo il devastante attacco americano “Operation Midnight Hammer“. In quella missione, bombardieri stealth B-2 avevano sganciato 14 bombe anti-bunker GBU-57/B da 14 tonnellate  sugli impianti nucleari iraniani di Fordow e Natanz. La reazione di Teheran era solo questione di tempo.

“Abbiamo iniziato a ricevere indicazioni e avvertimenti che l’Iran intendeva attaccare le basi statunitensi nella regione quella mattina”, ha dichiarato il Generale Caine ai giornalisti.

 

Su ordine diretto del Presidente Donald Trump, in consultazione con il comandante del CENTCOM, Generale Michael “Erik” Kurilla, le basi americane, inclusa Al Udeid, hanno assunto una “postura di forza minima”. Le immagini satellitari dei giorni precedenti mostravano una fuga di massa: aerei da combattimento e navi da guerra si erano già allontanati, anticipando l’inevitabile.

“La maggior parte del personale era stata spostata fuori dalla base per estendere il perimetro di sicurezza lontano da quella che ritenevamo potesse essere una zona bersaglio”, ha spiegato Caine. “Tranne un gruppo molto piccolo di soldati dell’Esercito ad Al Udeid.”

44 uomini  contro la tempesta

Su quella base immensa erano rimaste solo due batterie Patriot e circa 44 soldati. La loro responsabilità era totale: difendere l’intero perimetro, compreso il quartier generale avanzato del CENTCOM.

Il Generale Caine ha sottolineato la giovane età e l’enorme pressione su quel pugno di uomini: “Il soldato più anziano era un capitano di 28 anni. Il più giovane un soldato semplice di 21 anni, nell’esercito da meno di due.”

 

Per far comprendere la tensione di quei momenti, Caine ha usato parole che catapultano direttamente sul campo di battaglia:

“Proviamo a metterci nei loro panni per un secondo. Immagina di essere quel giovane tenente. Hai 25 o 26 anni e sei il direttore tattico all’interno dell’elemento di comando e controllo. Accanto a te c’è l’operatore di preallarme, il cui compito è notificarti un attacco imminente… Sei in Medio Oriente da anni, dispiegato più e più volte, sempre preparato ma senza mai sapere quando arriverà il giorno in cui dovrai eseguire la tua missione, e non potrai fallire.”

Mentre il sole tramontava, la tensione saliva.

“Inizi a sentire sempre più chiacchiere nello spazio informativo su un attacco imminente”, ha continuato Caine. “E mentre il sole cala a ovest, ricevi l’ordine dal tuo quartier generale di assicurarti che le tue batterie missilistiche siano puntate a nord.”

“Fa caldo. Stai diventando nervoso e ti aspetti un attacco. Fuori da quei veicoli Patriot, la tua squadra ‘calda’ […] gira una chiave e cede il controllo di quei missili a quel giovane tenente all’interno del veicolo. E aspetti. Sai che avrai circa due minuti, 120 secondi, per riuscire o per fallire.

Un dettaglio agghiacciante è che le batterie di difesa aerea come le loro sarebbero state in cima alla lista degli obiettivi iraniani. Neutralizzarle avrebbe spianato la strada al resto dei missili.

L’attacco: “Un sacco di metallo volava ovunque”

Intorno alle 19:30 ora locale, l’attacco è scattato. “I bersagli sono stati rilevati“, ha detto Caine.

“Una raffica dopo l’altra di missili Patriot viene espulsa dai loro contenitori… Poi il motore principale a razzo solido si accende. Puoi sentirlo nel tuo corpo se sei mai stato vicino a un Patriot che spara. E una raffica dopo l’altra esce e si guida contro i missili in arrivo.”

Il risultato è stato storico, un successo condiviso con le forze del Qatar che hanno partecipato alla difesa. Caine non ha specificato il numero esatto di intercettori lanciati, ma ha detto che “erano un bel po’”.

 

Il cielo sopra Al Udeid è diventato un inferno di detriti.

“Quello che sappiamo è che c’era un sacco di metallo che volava ovunque tra i missili in attacco colpiti dai Patriot, i booster dei missili attaccanti colpiti dai Patriot, i Patriot stessi che volavano in giro e i detriti di quei Patriot che cadevano a terra”, ha dichiarato Caine.

 

Nonostante il caos e il pericolo mortale, la missione è stata un successo totale. Quei soldati, ha concluso il Generale, sono “eroi non celebrati dell’esercito degli Stati Uniti del 21° secolo”.

In realtà il sistema di difesa aerea ha funzionato bene perché concentrato su un’area limitata e dotato di un notevole preavviso. Sarebbe stato interessante vedere la risposta in caso di un attacco con un preavviso minore. L’equipaggio si è comportato molto bene, ma era anche in condizioni ottimali. Purtroppo potrebbe non essere sempre così.


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