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Economia

Scintille fra Kazakistan e Cina per i dazi agricoli sul grano, che mettono l’Asia centrale nei guai

La Cina ha cancellato i privilegi di cui godeva il kazakistan per l’esportazione di grano e questo mette in crisi l’export del paese ceontro asiatico, che, con un raccolto abbondante, vede un crollo dei prezzi.

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Spighe di grano

Il Kazakistan ha un problema di grano nel 2024: il raccolto è stato particolarmente buono, ma il blocco delle esportazioni verso la Cina per una profonda disputa sui dazi rischia di far precipitare i prezzi del cereale nel paese per una sovrabbondanza interna, tranne che non intervengano altri acquirenti.

Il Ministero dell’Agricoltura kazako ha riferito che questa primavera “è stato seminato più grano del previsto”, il che significa che le prossime settimane dovrebbero dare “un raccolto elevato e, di conseguenza, prezzi bassi”. Nella stessa dichiarazione, il ministero ha annunciato la sospensione delle esportazioni di grano verso uno dei principali mercati del Kazakistan, la Cina, a causa di “regole d’importazione modificate unilateralmente”: “Ci vorranno tempo e sforzi perché i commercianti possano riprendere gli scambi” con la Cina, ha aggiunto il ministero.

A quanto pare, la Cina non ha fornito ai funzionari kazaki una spiegazione per l’improvvisa modifica delle tariffe. Il 2 agosto, il portale di notizie agricole Eldala.kz, citando fonti in loco, ha fornito il primo indizio di problemi per le esportazioni di grano, riferendo che “le dogane cinesi hanno completamente vietato le importazioni di grano per la trasformazione” in una zona economica speciale (ZES) nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang, che confina con il Kazakistan e che era tradizionalmente fornita da quest’ultimo.

In precedenza, le aziende cinesi registrate in questa ZES importavano grano senza pagare il dazio del 65% applicato in altre regioni della Cina. Ora questo vantaggio commerciale sembra essere stato cancellato. Il grano può ora essere importato in esenzione dai dazi solo in base alle quote distribuite tra le imprese cinesi da un’agenzia di regolamentazione controllata dallo Stato.

I cambiamenti nel regime tariffario sembrano aver colto di sorpresa i commercianti cinesi dello Xinjiang. Di fronte a un’enorme e inaspettata impennata dei costi, questi avrebbero comunicato alle loro controparti kazake che “non saranno in grado di accettare carichi di grano dal Kazakistan, anche se sono già in viaggio”, secondo quanto riportato da Eldala.kz. L’azienda ha anche riferito che le misure di inasprimento riguardano solo il grano, mentre le regole tariffarie per altri prodotti cerealicoli, come orzo, crusca e lino, sono invariate.

La sospensione delle esportazioni verso la Cina, unita al previsto raccolto abbondante, sta già facendo crollare i prezzi del grano in Kazakistan. Gli agricoltori kazaki si aspettano di rimanere con grandi eccedenze di cereali da piazzare.

L’inasprimento delle regole tariffarie da parte della Cina è avvenuto poco più di un mese dopo l’incontro tra il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev e il leader cinese Xi Jinping ad Astana. Al suo arrivo nella capitale kazaka, Xi ha descritto le relazioni tra Cina e Kazakistan come “una partnership strategica unica, permanente e completa”.

In una conferenza stampa del 3 luglio con il suo omologo cinese, Tokayev ha descritto con ottimismo il futuro della cooperazione agricola con la Cina, notando la forte espansione delle esportazioni verso la Cina nel 2023 e prevedendo che gli sforzi congiunti produrranno un’ulteriore crescita. “Vorrei esprimere la mia gratitudine a Xi Jinping per aver sostenuto queste misure”, ha detto Tokayev ai giornalisti presenti.

Evidentemente c’è qualcosa che ha irritato i cinesi, anche se non è ben chiaro quale sia il punto del contendere. Nel frattempo il Kazachistan dovrebbe cercare nuovi sbocchi, verso ovest, al proprio grano. La linea ferroviare che congiunge con i porti della Georgia potre


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