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SCANDALO WIRECARD: CACCIA AI MILIARDI NELLE FILIPPINE. LE NOSTRE IPOTESI SUL DENARO SCOMPARSO

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Tutte le strade del denaro Wirecard portano a Manila. Le autorità filippine stanno indagando sulle attività locali della società tedesca andata in bancarotta dopo che è stato verificato un ammanco per 4 miliardi di euro, di cui 2 cash.

L’indagine coinvolge le autorità di Singapore, Germania e Bruxelles che stanno cercando di  svelare le irregolarità contabili dell’azienda.

Secondo il FT, il National Philippine National Bureau of Investigation and Anti-Laundering Council esaminerà cinque imprese ritenute coinvolte, fra cui  Centurion Online Payment International, PayEasy Solutions e ConePay International, tutte società che risultavano collegate a Wirecard fin dal 2019. Da quanto risulta Wirecard avrebbe pagato elevate commissioni a queste società che sono apparse senza una infrastruttura fisica adeguata e quindi più simili a cartiere che a società operative. quello che è certo è che la società aveva aperto, tramite il proprio fiduciario, l’avvocato Mark Tolentino, estraneo però ai successivi fatti penali.

Al giallo del denaro si affianca un secondo mistero: secondo il ministro della giustizia Guevarra i registri dell servizio immigrazione filippino hanno segnalato il 23 giugno scorso  il transito in entrata di  Jan Marsalek, ex direttore operativo di Wirecard, che sarebbe poi partito da Cebu per la Cina il giorno dopo.   Però il ministro ha quindi affermato che  le riprese di telecamere a circuito chiuso di sicurezza (CCTV) non hanno mostrato Marsalek in arrivo nel paese e che non ci sono registrazioni di voli per la Cina programmati la mattina del 24 giugno da Cebu a causa del COVID-19.  quindi non è ben chiaro se e come Marsalek sarebbe entrato o uscito dalle Filippine o se qualcuno si sia spacciato per lui.

Secondo il nostro parere e la nostra esperienza, le alternative sono due:

  • i soldi sono stati straferiti nei sei conti delle Filippine veramente, utilizzando le documentazioni create dalle cartiere locali ed a fine giugno Marsalek o chi per lui ha chiuso i conti e trasferito in tesoretto in qualche trust di shadow banking cinese, per cui non sarà facile recuperarli;
  • i soldi non sono mai arrivati, se non in misura minima, e la cartiera serviva a nascondere una serie di costi occultati per falsare la redditività aziendale. In questo caso, a parte piccole somme per far vivere bene chi ha organizzato la truffa, non c’è nulla di sostanzioso da recuperare.

Speriamo di sapere presto la verità…


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