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Crisi

SCAMBIARE IL PROBLEMA PER LA SOLUZIONE

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La necessaria premessa è la sintesi di un articolo di Mario Deaglio, sulla “Stampa” (1). “È in atto un processo di disgregazione del sistema economico globale” e non si può “passare senza scosse da un vecchio ordine che ha fatto il suo tempo a un nuovo ordine che nessuno conosce ancora”. Vivremo dunque “un periodo di «distruzione creatrice» per usare i termini di Schumpeter” e “il vero interrogativo è se [le Borse] possono essere anche lo strumento adatto per governare l’economia nuova”. Purtroppo, “le imprese non sanno bene quanto investire e in che cosa”. “L’uscita dalla crisi delle Borse e dalla fase di debolezza delle economie non sarà automatica” e “non si può delegare totalmente alle Borse [l’azione], come se fossero dotate di poteri magici”. Ed ecco ciò che dobbiamo fare: “Torniamo tutti a pensare, a progettare il futuro”.
La prima cosa da dire, rispetto a questo articolo, è che il dato di fondo potrebbe benissimo essere vero. Siamo giunti ad un momento di svolta: la crisi economica mondiale si accentuerà, forse fino a livelli drammatici, e poi il sistema si assesterà, adottando un diverso e migliore modello economico. Purtroppo, non appena si va al di là di questo punto, si cade nell’inconcludenza.
Se qualcuno si lamenta d’avere un grave problema, è inutile dirgli: “Dovresti fare qualcosa”. Se l’interessato sapesse che cosa fare, non avrebbe un grave problema, ma un difficile compito da affrontare. Nello stesso modo, se qualcuno ha promesso ai figli di portarli al circo, e lui personalmente vorrebbe andare a vedere la partita, non serve a nulla suggerirgli: “Dovresti cercare di conciliare le due cose”. Questo non è un consiglio: questa è soltanto un’inutile riformulazione del problema. Nello stesso modo, se gli uomini politici, con i loro esperti e consiglieri, sapessero che cosa fare per tirare fuori i loro Paesi dalla crisi economica globale, pensa Deaglio che non l’avrebbero già fatto? È inutile dire al malato: “Ci vorrebbe un rimedio per la sua malattia”. Se si è a quel punto, è perché non si sa quale sia il rimedio, o quello che si crede sia il rimedio non ha funzionato.
E c’è di peggio.
Il pianeta – si dice – vive un momento di grave crisi e i politici dovrebbero trovare la soluzione del problema. Non viene in mente che potrebbe essere esattamente l’opposto? Per lunghi anni i politici si sono creduti capaci di guidare l’economia e oggi che il sistema è in crisi non sanno far altro che ripetere i loro errori.
Non ci si può esprimere come se fino ad oggi i governi avessero allentato le redini sull’economia, ed ora bastasse invitarli ad avere idee nuove (quali?) tirando le redini nella direzione giusta. In passato i politici si sono creduti avveduti e lungimiranti e le redini le hanno talmente tirate che oggi, essendo a fondo corsa, sono impotenti. Hanno dato fondo a tutte le loro idee. E forse hanno anche dato fondo a tutte le applicazioni delle loro idee di cui erano capaci. Le Borse forse non sono dotate di poteri magici, come scrive Deaglio, ma, a giudicare dai risultati ottenuti col capitalismo di Stato, i politici non sanno fare di meglio.
Con questo non si vuol dire che la soluzione sia il ritorno al famoso “capitalismo selvaggio”. Può darsi che la realtà sia divenuta così complessa – e così intrappolata in un modello economico-sociale dall’inerzia immensa – che non si possa più predicare un vero ritorno alla libertà economica. Ma due cose si possono affermare:
1) I dirigenti politico-economici del mondo stanno facendo del loro meglio e le cose vanno lo stesso sempre peggio.
2) Può darsi che l’errore non sia tanto nel tipo d’intervento che la politica attua sull’economia, quando nel fatto stesso che intervenga, al di là del necessario per assicurare il corretto funzionamento del mercato.
Per il resto, si può fare a meno di emettere consigli che corrispondono ad espressioni profonde e sapienti come “essere for mum and applepie”, oppure volere “la botte piena e la moglie ubriaca” od anche all’impensato invito: “Torniamo tutti a pensare, a progettare il futuro”.
Gianni Pardo, [email protected]
22 agosto 2015
1. (1)http://www3.lastampa.it/fileadmin/mobile/editoriali.php?articolo=1
22/08/2015 Mario Deaglio


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