Attualità
Scacco Matto a Caracas: Trump ordina il “Blocco Navale Totale”. L’economia del Venezuela soffoca, ma Chevron (e gli USA) restano a galla
Washington dichiara il regime “terrorista” e ferma le petroliere. L’economia di Caracas verso il collasso definitivo, tremano Cina e Cuba. Perché solo il colosso USA può continuare a estrarre petrolio?

La diplomazia, quella fatta di note verbali e incontri felpati, è ufficialmente finita. Con una mossa che riporta le lancette della storia ai tempi della Crisi dei Missili o delle grandi cannoniere del XX secolo, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato un “blocco totale” di tutte le petroliere sanzionate in entrata e uscita dal Venezuela.
Non si tratta più di sanzioni finanziarie o di liste nere del Tesoro: siamo passati all’interdizione fisica. L’annuncio, tuonato attraverso Truth Social, non lascia margini di ambiguità: il regime di Nicolás Maduro è stato designato come “Organizzazione Terroristica Straniera”. Una qualifica pesante come un macigno, giustificata ufficialmente con accuse che spaziano dal narcotraffico al traffico di esseri umani, ma che serve, legalmente e politicamente, a sbloccare poteri esecutivi di guerra economica senza precedenti.
Tuttavia, come spesso accade quando si analizzano le mosse di Washington con la lente disincantata di Scenarieconomici.it, il diavolo si nasconde nei dettagli. E il dettaglio, in questo caso, ha un nome e un logo ben precisi: Chevron. Mentre il mondo guarda alle navi da guerra, l’economia venezuelana si prepara all’asfissia finale, in un gioco di specchi dove l’unico vero vincitore sembra essere, ancora una volta, l’interesse nazionale americano.
Il “Doppio Standard” Energetico: Il Paradosso Chevron
In questo scenario di “guerra massima”, emerge un’eccezione che farebbe sorridere per la sua sfacciataggine se la situazione non fosse tragica. Mentre Trump ordina alla Marina o alla Guardia Costiera (le modalità operative sono ancora avvolte nella nebbia tattica) di bloccare i traffici marittimi, il colosso energetico statunitense Chevron continua a pompare e spedire greggio.
Come è possibile? Semplice: Realpolitik.
Chevron opera grazie a specifiche licenze (la famosa General License 41) che l’amministrazione USA rinnova strategicamente.
- L’Unico Superstite: Mentre giganti come Exxon Mobil e ConocoPhillips hanno fatto le valigie anni fa, espropriati o fuggiti davanti al caos chavista, Chevron ha scommesso sulla permanenza.
- Il Volume di Fuoco: Le joint venture di Chevron rappresentano oggi quasi un quarto dell’intera produzione petrolifera venezuelana.
- Il Flusso: Le navi da guerra americane, che ora hanno l’ordine di fermare il naviglio “canaglia”, lasceranno passare le petroliere cariche di greggio Chevron dirette verso le raffinerie del Golfo del Messico (Pascagoula, Mississippi).
È un capolavoro di cinismo geopolitico: Washington chiude i rubinetti del Venezuela verso il resto del mondo (Cina e Cuba in primis), ma tiene ben aperto il tubo che porta greggio pesante alle proprie raffinerie, che sono tecnicamente settate per processare proprio quel tipo di petrolio denso e bituminoso. L’America strangola il regime, ma si assicura che i propri crediti e il proprio fabbisogno energetico siano tutelati.
La fase terminale della “Malattia Olandese”
Per capire perché questo blocco rischia di essere la pietra tombale sull’economia di Caracas, bisogna abbandonare la retorica politica e guardare i fondamentali economici. Il Venezuela è l’esempio da manuale, tragico e perfetto, della “Malattia Olandese” (Dutch Disease).
Il termine, coniato per descrivere il declino del settore manifatturiero nei Paesi Bassi dopo la scoperta di giacimenti di gas, qui assume connotati patologici estremi. Il chavismo ha reso il Venezuela dipendente dal petrolio come un tossicodipendente dall’eroina, distruggendo ogni altra forma di produttività agricola o industriale.
Ecco i numeri del disastro, che spiegano perché il blocco è letale:
- Monocoltura dell’Export: Il petrolio rappresenta l’88% delle entrate in valuta estera del Paese. Senza dollari dal petrolio, non si compra nulla.
- Crollo Verticale: Nel 2012, l’export petrolifero portava nelle casse di Caracas circa 120 miliardi di dollari. Oggi, secondo le stime dell’economista Francisco Rodríguez, siamo crollati a circa 21 miliardi.
- Riserve Inutili: Il Venezuela siede sulle più grandi riserve di petrolio al mondo (303 miliardi di barili, più dell’Arabia Saudita), ma non ha né la tecnologia, né i soldi, né ora la libertà di movimento per estrarlo e venderlo.
| Paese | Riserve Stimate (Barili) | Note |
| Venezuela | 303 Miliardi | Greggio extra-pesante, difficile da raffinare |
| Arabia Saudita | 267 Miliardi | Greggio leggero, bassi costi di estrazione |
| Canada | 159 Miliardi | Sabbie bituminose |
| USA | 81 Miliardi | Shale oil predominante |
Fonte: Dati Oil & Gas Journal
Bloccare le petroliere significa tagliare l’unico filo che tiene in vita non solo il governo Maduro, ma l’intera struttura economica e sociale del Paese. Il denaro del petrolio serve per importare cibo, medicine, pezzi di ricambio. Senza quello, si va verso il baratto o la carestia totale.
Geopolitica del “Cortile di Casa”: Il messaggio a Cina e Cuba
L’ordine di Trump non va letto solo in chiave anti-Maduro, ma come un’applicazione muscolare della nuova Strategia di Sicurezza Nazionale. L’Emisfero Occidentale torna ad essere il “giardino di casa” degli Stati Uniti, dove le ingerenze di potenze rivali non sono tollerate.
1. Il colpo alla Cina e alla “Flotta Fantasma”
Pechino è diventata il compratore di ultima istanza del greggio venezuelano, assorbendo circa l’80% dell’export. Ma non lo fa alla luce del sole. Il greggio viaggia su una “flotta ombra” (navi vetuste, bandiere di comodo, transponder spenti) e finisce nelle “teapot refineries” cinesi, piccole raffinerie indipendenti che lavorano greggio a prezzi stracciati.
Il sequestro della petroliera “Skipper”, che batteva falsamente bandiera della Guyana, è un avvertimento diretto a Pechino: il gioco del gatto e del topo è finito. Se gli USA iniziano a sequestrare fisicamente i carichi, il rischio per i commercianti cinesi diventa insostenibile, costringendo il Venezuela a sconti ancora più umilianti (o allo stop totale).
2. L’assedio a Cuba
L’altro grande sconfitto è L’Avana. Cuba sopravvive grazie al petrolio venezuelano, scambiato non con denaro (che Cuba non ha), ma con servizi di intelligence e medici. Senza le navi di Maduro, l’isola rischia il buio totale. Le centrali termoelettriche cubane sono al collasso; tagliare i rifornimenti dal Venezuela significa accelerare una crisi di regime anche a Cuba. È un “due per uno” strategico per l’amministrazione Trump.
Rischi e conseguenze: Diritto Internazionale e Mercati
Qui entriamo nel terreno minato. Un blocco navale, secondo il diritto internazionale classico, è tecnicamente un atto di guerra.
L’esperta di diritto internazionale Elena Chachko (UC Berkeley) solleva dubbi legittimi: i presidenti USA hanno ampi poteri, ma bloccare navi in acque internazionali senza una dichiarazione di guerra formale apre scenari giuridici e militari incandescenti. Cosa accadrà se una nave scortata da mezzi russi o cinesi rifiutasse di fermarsi?
La reazione dei Mercati
I mercati, che odiano l’incertezza, hanno reagito nervosamente. Il Brent è salito dell’1,2% (sfiorando i 60 dollari) e il WTI dell’1,3%.
- Gli operatori temono che la riduzione dell’offerta venezuelana, seppur marginale rispetto al passato, possa restringere il mercato dei greggi pesanti.
- Ma il timore vero è l’escalation. Se il blocco dovesse portare a incidenti militari, il premio al rischio geopolitico schizzerebbe alle stelle, colpendo le tasche dei consumatori occidentali proprio mentre si cerca di domare l’inflazione.
Il dramma umanitario e l’arrocco del dittatore
La strategia americana è chiara: Maximum Pressure, massima pressione. L’obiettivo è togliere a Maduro le risorse per pagare l’esercito e i fedelissimi, sperando in un implosione interna o in una fuga.
Tuttavia, la storia delle sanzioni (dall’Iraq all’Iran) ci insegna una lezione amara: i regimi autoritari sono maestri nella sopravvivenza. Maduro potrebbe decidere di arroccarsi definitivamente, trasformando il Venezuela in una “Corea del Nord tropicale”, dove le poche risorse rimaste vengono dirottate esclusivamente alla casta militare, lasciando la popolazione a morire di fame.
L’ironia tragica è che mentre Chevron continuerà a staccare dividendi portando il petrolio in Mississippi, il popolo venezuelano si troverà stretto tra l’incudine di un regime cleptocrate e il martello di un blocco navale americano. Una manovra economicamente razionale per gli USA, ma che rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria senza precedenti nel continente americano.
Domande e risposte
Per quale motivo Chevron gode di un trattamento di favore nonostante il blocco totale?
Nonostante la retorica del “blocco totale”, Washington applica un pragmatismo economico: Chevron opera sotto la licenza specifica General License 41 dell’OFAC. Questo permette agli USA di mantenere un presidio strategico nel Paese (evitando che l’intero settore finisca in mano a russi o cinesi), di recuperare progressivamente i crediti storici che il Venezuela deve alla compagnia e di garantire alle raffinerie del Golfo del Messico il necessario approvvigionamento di greggio pesante, difficile da reperire altrove a quei prezzi.
Quali sono le implicazioni legali internazionali di un “blocco navale” in tempo di pace?
Il blocco navale è tradizionalmente considerato un “atto di guerra” secondo il diritto internazionale, legittimo solitamente solo durante conflitti dichiarati o sotto mandato ONU. L’amministrazione Trump aggira l’ostacolo designando il regime come “Organizzazione Terroristica”, appellandosi a leggi interne sulla sicurezza nazionale e l’antiterrorismo. Tuttavia, interdire la navigazione in acque internazionali a navi mercantili straniere (non venezuelane) crea un precedente pericoloso che potrebbe portare a contenziosi presso tribunali internazionali o a ritorsioni asimmetriche da parte delle nazioni di bandiera delle navi fermate.
Come impatterà concretamente questa misura sulla popolazione venezuelana?
L’impatto sarà devastante. Poiché l’88% della valuta estera del Venezuela deriva dal petrolio, bloccare l’export significa azzerare la capacità dello Stato di importare beni. Dato che il tessuto produttivo interno è distrutto dalla “Malattia Olandese”, mancheranno ancora di più cibo, insulina, antibiotici e pezzi di ricambio per le infrastrutture idriche ed elettriche. Se il regime reagirà razionando le risorse solo per le élite militari (come prevedibile), la crisi umanitaria si aggraverà, spingendo verosimilmente a una nuova, massiccia ondata migratoria verso i paesi vicini e gli USA stessi.









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