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SCACCO AL RE

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Vabbè dai, non abbiamo ancora fatto scacco matto al re, ma quantomeno ci siamo mangiati un cavallo e un alfiere. E sono buoni, sapete. Li si mastica con calma, prima di mandarli giù, e ci si lecca pure le dita, altrimenti si gode solo a metà, come diceva quella famosa pubblicità. Lo scacco al re è l’uscita dall’euro e la riconquista della sovranità popolare. Un discorso di così solare buon senso che hanno dovuto persino coniare due insulti (‘sovranista’ e ‘populista’) per denigrare chi lo fa. Ma non importa. Coltiviamo la pazienza. Intanto abbiamo portato a casa il primo Governo, da ventiquattr’anni in qua, palesemente inviso a chi ci considera una nazione corrotta e fancazzista (Junker) ovvero mentalmente inabile (Oettinger). È tanta roba, ma non è ancora tutto.

Non è il bersaglio grosso. Non è lo scacco al re. Così come la compagine che nasce (mentre Conte fa squillare il campanello della fine della ricreazione per gli europeisti coatti) ha un sacco di difetti; sopportabili, però. Bisogna fare di necessità virtù, come predicava il vecchio saggio. Quindi, soccombere al diktat di Mattarella e togliere Savona dal Tesoro è solo un’apparente sconfitta. Un passo di lato necessario per farne due in avanti. Soprattutto se poi Savona glielo piazzi ministro agli Affari Europei. Non se ne sono neanche accorti, poverini. Tutti concentrati sul Ministero economico, gli è sfuggito il fatto che il Babau l’hanno promosso a quello dei rapporti con l’Unione. Una volta si sarebbe detto: è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra. Ma è la strategia giusta.

Si fa, ma non si dice. Dichiararsi europeisti, oramai, fingere ossequio alla Religione Universale dei Mercati, della Crescita e dell’Unione Europea è l’unico modo per lavorare in santa pace al cambiamento. In un periodo storico di sclerosi intellettuale e di calvinismo politico, è giocoforza coltivare nel segreto del cuore i propri ambiziosi obiettivi: dire bianco pensando nero, proprio come gli infedeli, altrimenti perseguitati, nelle teocrazie cristiane medievali o in quelle islamiche attuali. Quindi, per adesso, va bene così.

È nato un governo buonista (come no, con Salvini Ministro dell’Interno), europeista (come no, con Savona Ministro degli Affari Europei). Bisogna tranquillizzare le borse, cullare i mercati, rassicurare le istituzioni, coccolare gli intellettuali improvvisamente orfani delle loro precedenti sicurezze. Se bisogna farlo – e, attese le contingenze del momento, bisogna farlo – facciamolo. Purchè non si dimentichi mai l’obbiettivo finale, anche a costo di negarlo con gesuitica destrezza, come tutti i componenti del Governo attuale hanno giurato. Lavorando di sponda, ci si può arrivare. In una partita a scacchi, è richiesta una serie incalcolabile di mosse. Ma alla fine, si vince in un modo solo. Con lo scacco al Re.

Francesco Carraro
www.francescocarraro.com


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