Economia
Gli USA impongono nuove sanzioni all’Iran per il contrabbando di petrolio verso la Cina
Washington colpisce oltre 20 società legate al traffico di petrolio iraniano verso la Cina. Le sanzioni mirano a tagliare i fondi per armi e terrorismo, aumentando la pressione sull’Iran durante i negoziati sul nucleare.

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto martedì sanzioni a più di 20 società appartenenti a una rete che, a suo dire, ha inviato a lungo petrolio iraniano in Cina, pochi giorni dopo che i negoziatori iraniani e statunitensi hanno concluso il quarto ciclo di colloqui sul nucleare.
La rete ha facilitato la spedizione di petrolio per un valore di miliardi di dollari in Cina per conto dello Stato Maggiore delle Forze Armate iranianee della sua società di facciata, Sepehr Energy, ha dichiarato il Tesoro. Washington ha designato Sepehr nel 2023.
Gli Stati Uniti hanno sanzionato alcune società, tra cui CCIC Singapore PTE, che avrebbero aiutato Sepehr nascondendo l’origine iraniana del petrolio ed effettuando le ispezioni pre-consegna necessarie prima del trasferimento del petrolio in Cina.
Il Tesoro ha inoltre sanzionato Huangdao Inspection and Certification per aver assistito Sepehr con servizi di ispezione del carico di petrolio a navi che erano già state sanzionate.
Il Tesoro ha anche sanzionato la Qingdao Linkrich International Shipping Agency, che ha assistito le navi noleggiate dalla Sepehr Energy per gli arrivi e gli scarichi nel porto di Qingdao come agente portuale designato.
Una stretta per obbligare alle trattative
L’amministrazione Trump ha affermato che la vendita del petrolio ha contribuito a finanziare lo sviluppo di missili balistici e droni iraniani, la proliferazione nucleare e gli attacchi del gruppo militante yemenita Houthi contro la navigazione nel Mar Rosso, la Marina statunitense e Israele.
“Gli Stati Uniti continueranno a colpire questa fonte primaria di reddito finché il regime continuerà a sostenere il terrorismo e la proliferazione di armi letali”, ha dichiarato il segretario al Tesoro Scott Bessent in un comunicato.
Le sanzioni di martedì sono le ultime da quando Trump ha ripristinato la sua campagna di “massima pressione” sull’Iran dopo l’inizio del suo secondo mandato a gennaio.
In precedenza, la sua seconda amministrazione aveva imposto sanzioni alle raffinerie indipendenti cinesi “teapot” per la lavorazione del petrolio iraniano.
Le sanzioni bloccano i beni statunitensi dei soggetti designati e impediscono agli americani di fare affari con loro. Quindi le società colpite non potranno avere clienti americani, ma anche non potranno godere di servizi e contatti finanziari con gli USA. C’è anche il rischio delle entità che dovessero entrare in contatto con loro di essere, a loro volta, sanzionati. Per gli USA queste società diventano degli appestati economici.
Le misure hanno aumentato la pressione sull’Iran e sulla Cina, ma gli analisti hanno affermato che per avere un impatto più ampio sulle esportazioni di petrolio, Washington dovrebbe imporre sanzioni alle imprese statali cinesi.
Teheran e Washington hanno entrambi dichiarato di preferire la diplomazia per risolvere la decennale disputa sul nucleare, ma rimangono profondamente divisi su diverse linee rosse, tra cui l’arricchimento dell’uranio in Iran. L’Iran dovrebbe tenere proprio in questi giorni dei contatti con i Paesi Europei per valutare la possibilità di trovare un accordo sul nucleare.
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