Politica
SANTILLI FA LO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO L’€URO E A DIFESA DELLA SUA CITTA’, L’AQUILA (di Giuseppe PALMA)
Era la fine di gennaio di quest’anno quando fui contattato da Roberto Santilli, dal 2004 giornalista pubblicista e fino a due mesi fa redattore di Abruzzoweb.it.
Mi fece una bellissima intervista sul mio ultimo libro (Il Male Assoluto) e scrisse un articolo sul giornale per il quale collaborava.
L’ho risentito casualmente poche sere fa e, con mia enorme sorpresa, ho appreso che a partire da oggi – sabato 18 luglio – inizia lo sciopero della fame contro l’Euro.
In realtà le motivazioni sono molto più profonde, quindi, pur non essendo io un giornalista ma solo un semplice divulgatore culturale, gli ho chiesto se volesse rispondere a qualche mia domanda in modo da dare risalto alla sua decisione attraverso Scenari Economici, il blog per il quale scrivo articoli in materia giuridico-economica.
Roberto ha accettato di fare due chiacchiere con me.
Caro Roberto, per quale motivo hai preso questa decisione di fare lo sciopero della fame?
“Vedi Giuseppe, la mia città, L’Aquila, vive un post-sisma molto difficile. Purtroppo i vincoli europei e l’Euro impediscono allo Stato italiano di sostenere con costanza e senza intoppi la spesa necessaria che consenta di provvedere alla ricostruzione completa di quella che per me è la città più bella del mondo. Nel giugno del 2013 il giornalista Paolo Barnard, l’economista statunitense Warren Mosler, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’attuale vice presidente della Giunta regionale abruzzese Giovanni Lolli, chiesero e ottennero un incontro con il Governo italiano perché Mosler aveva progettato un piano per reperire immediatamente 5,5 miliardi di euro per la ricostruzione della città. Ci incontrammo con Massimo D’Antoni, che all’epoca era capo dello staff tecnico dell’allora vice-ministro dell’economia del Governo Letta Stefano Fassina (che non era presente all’incontro), e il suo tecnico di fiducia. Le idee di Mosler, al termine di due ore di discussione a ritmi serrati, furono accolte con un misto di entusiasmo e paura, poiché geniali ma difficili da far passare sul piano politico. Alla fine non se ne fece nulla, in sostanza perché le intese tra il Governo italiano (all’epoca presieduto da Enrico Letta) e il Governo tedesco della cancelliera Angela Merkel “non prevedevano questo tipo di accordi”, cosa che nell’incontro di Roma ci venne ripetuto più volte. Il sindaco Cialente, innamorato delle idee di Mosler, le portò fino a Bruxelles. Ma anche lì, nulla di fatto.
2) Cosa vuol dire, che non siamo più padroni in casa nostra?
“Esatto, proprio così”;
3) Quindi L’Aquila è lasciata al suo destino perché manca la volontà politica?
“L’Aquila, al netto delle responsabilità e degli errori della politica locale e regionale, si è ritrovata bloccata per diverso tempo a causa dei governi Monti e Letta, assolutamente incapaci di dare una spinta decisiva alla ricostruzione perché schiavi dei vincoli imposti dai Trattati europei, presenti ancora oggi, per cui è impossibile per lo Stato italiano superare il famoso rapporto deficit/pil fissato al 3 per cento. Con l’arrivo di Renzi e in mezzo a tanti ostacoli, le cose sembrano cambiate in meglio. Il Pd, che governa Comune e Regione, brinda ai fondi miracolosamente garantiti, stranamente quelli trovati da Mosler per intero e non a rate secolari non piacevano ai piani alti, ma la verità è che si procede sempre a singhiozzo e su certi periodi mancano certezza di erogazione e copertura del reale fabbisogno. Senza contare che non c’è solo L’Aquila da ricostruire, ma un intero territorio che comprende più di 50 comuni terremotati, e che l’occupazione da queste parti è messa malissimo nonostante i cantieri aperti e i soldi arrivati negli anni scorsi. E chissà come saremo messi quando entrerà a regime il terrificante Fiscal Compact, una mazzata assassina per tutto il Paese. La verità è che l’Europa della moneta unica e dei Trattati è un cancro che uccide anche un territorio in cui vivono e lavorano tanti operai. Manca un vero Piano Marshall, questo è il guaio. Tra l’altro, il premier Renzi ancora non mette piede in città, preferisce spedire qui i suoi scarsissimi e sciatti collaboratori. E intanto, nella giungla del libero mercato più selvaggio, la corruzione e le ruberie che tanto indignano gli italiani, aumentano anziché diminuire. All’Aquila hanno messo piede giganti dell’economia e delle materie giuridiche e del lavoro come Mathew Forstater, che per L’Aquila mise a punto una moneta complementare, il già citato Warren Mosler, Antonio Maria Rinaldi, Cesare Pozzi, Luciano Barra Caracciolo, Nino Galloni; del caso aquilano ne ha parlato più volte uno come Giulio Sapelli, il giornalista Paolo Barnard si è speso moltissimo per la nostra causa, ma la realtà è che l’Europa ci prende e ci ha presi a pesci in faccia, come fece l’europarlamentare tedesca Ingeborg Grassle nell’audizione a Bruxelles delle istituzioni abruzzesi: “non esiste un diritto europeo alla ricostruzione”, disse senza vergogna. Purtroppo molti aquilani, come molti italiani sono impegnati a occuparsi delle beghe locali, che ci sono e che vanno giustamente combattute, senza però rendersi conto che se di colpo svanissero corruzione e ruberie qui e nel resto d’Italia, l’Europa ci schiaccerebbe lo stesso. La Grecia è solo un drammatico esempio.
4) Quali scopi vuoi raggiungere con questo sciopero della fame?
“La costituzione di un tavolo di emergenza nazionale all’Aquila per mettere a punto l’uscita coordinata e non scomposta dell’Italia dall’Eurozona e la distruzione dei Trattati sovranazionali che stuprano la nostra Costituzione, tavolo la cui organizzazione dovrà partire dalla Regione Abruzzo, di concerto con i Comuni di L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo e con le altre istituzioni, anche non politiche, abruzzesi
– la rimozione della bandiera dell’Unione Europea da tutti gli uffici istituzionali italiani, scuole ed università comprese
– la composizione di uno staff tecnico permanente che coinvolga all’Aquila, tra i No Euro, i migliori economisti ed esperti di alta finanza, a partire da Warren Mosler, e gli esperti di materie giuridiche e di politiche del lavoro, sia a scopi operativi che divulgativi (in scuole, università, associazioni, sindacati, etc.).
Il tutto al fine di imporre il Programma di Piena Occupazione e di Pieno Stato Sociale Me-Mmt, col conseguente e sacrosanto ripristino di Costituzione Italiana, Sovranità Monetaria, Sovranità di Bilancio. ***
Io credo che Roberto sia spinto, oltre che da una profonda convinzione che l’Euro e i vincoli capestro previsti dai Trattati siano il principale motivo della morte de L’Aquila, soprattutto da un forte Amore (con la A maiuscola) per la sua città, ricca di arte e di storia, completamente lasciata al suo destino sia dalle Istituzioni locali che da quelle nazionali e sovranazionali!
Una volta Vittorio Sgarbi disse che L’Aquila sarebbe potuta diventare il più grande laboratorio di restauro del mondo dove poter formare architetti, restauratori e storici dell’arte… lo disse, ma nessuno lo ha mai ascoltato!
Oggi ci riprova Roberto, anche se con ragioni dirottate più verso aspetti e temi economici, ma sempre con la passione di chi ama il suo Paese.
Che dire Roberto, in bocca al lupo e coraggio!
Care Istituzioni (care si fa per dire!), lascerete che Roberto muoia?
Lascerete che il suo appello cada nel nulla! FATE PRESTO! Ma questa volta per il bene dell’Italia!
Giuseppe PALMA
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