Politica
Salvini–Zaia e Tosi : Castore e Polluce o l’aborto di una ribellione?
L’attuale scontro interno della Lega ha due radici una più lontana puramente Veneta, una più vicina che riguarda la gestione Salvini.
Facendo memoria della prima bisogna ricordare che Tosi fu uno dei “riformisti” più decisi nel mettere fuori gioco il cerchio interno due anni fa e nel sostenere la rivoluzione maroniana.
Uscì dal cambio della guardia come segretario della Liga Veneta. E qui cominciarono i problemi, l’altro enfant prodige del Veneto il popolare governatore della Regione non solo era, come Tosi, un valido amministratore, ma godeva presso i militanti di una popolarità più diffusa e durante lo scontro Maroni Bossi era stato sostanzialmente ed istituzionalmente neutrale.
Questo lo rendeva in partenza il punto di riferimento di un certo malumore legato alla traumaticità del cambiamento di gestione della Lega e fu proprio questa criticità della situazione veneta da una parte a costringere Maroni a ritardare l’abbandono della Segreteria , dall’atra a spiegare i brutti risultati successivi della Lega proprio in Veneto, terra col desiderio di un’autonomia spinta ed autentica.
Questa situazione portò anche a scegliere di nuovo un lombardo ( Salvini ) alla segreteria federale.
Scelta di Maroni rivelatasi quanto mai felice, ma piena di incognite in partenza. Salvini era ben conosciuto, era direttore di Radiopadania , era simpatico e determinato, sbarazzino e serio all’occorrenza ,ma sarebbe stato in grado lui, che non era mai stato un big del “potere leghista”, di gestire una situazione così complessa con un partito in grave difficoltà.
La traccia indicata dal duo Tosi –Maroni in un certo senso era in parte chiara: puntare, in soccorso del partito ferito dallo scandalo Belsito-Bossi, su liste personali ( ed eccoci all’attualità) non strettamente partitiche che ne riempissero i vuoti elettorali e gli permettessero di essere ancora concorrenziale aprendosi ad ambienti non strettamente leghisti .
Lo fece Maroni in Lombardia, lo fece Tosi a Verona.
In questo clima di aperture esterne nacque la Fondazione di Tosi che avrebbe dovuto proiettare il sindaco di Verona alla ribalta nazionale… poi le cose andarono diversamente.
Salvini scelto da Maroni si rivelò uno schiacciassassi formidabile in due direzioni ( la terza è più nascosta) la prima nel rimotivare i militanti del partito dandogli indicazioni, obiettivi, slogan direzioni chiare con una linea coerente e senza retromarce, la seconda come leader carismatico mediatico che attirava nuovi e vecchi elettori alla Lega.
C’era anche una terza novità nel metodo salviniano, il puntare a cercare solide alleanze internazionali, a collaborazioni col mondo accademico, addirittura all’egemonia nella comunicazione mediatica, roba o mai vista o che non si vedeva dal tempo di Miglio nella Lega .
Tutto questo asciugò il lago nel quale avrebbe poi dovuto nuotare proprio Tosi.
Se Salvini diventava l’asso piglia consensi della Lega , colui che non rappresentava non solo le istanze del Nord, ma anche quella della parte produttiva e pulita, disperata ed abbandonata del paese nel Centro Sud, il nemico dell’Euroburocrazie e del mondo delle banche e l’amico del cittadino comune e tartassato, il “populista” popolare , che spazio rimaneva al sindaco di Verona ed alla sua Fondazione?
Il conflitto diventava poi evidente nelle scelte. in fondo il modo molto ponderato di esprimersi di Tosi si accordava bene all’idea di una nuova lega moderata, rispettabile, alla Bruno Vespa, che veniva a patti con la parte migliore dell’establishment per il bene del paese. Probabilmente era a questo che pensava il sindaco di Verona.
Salvini si allea con Marine LePen, con Putin, dichiara guerra all’euro, all’estabishment che subisce i diktat europei, si allea agli economisti antiEuro, alla Meloni, più che cercare un accordo con Berlusconi considera suoi avversari i centristi che amoreggiano con Renzi.
Tutto in quel che fa Salvini non ha nulla di moderato ed è qualcosa che non è nelle corde di Tosi.
Tosi da una parte si sente emarginato, da una parte probabilmente sente come estraneo ciò che il segretario sta facendo portando la Lega ad una espansione ed una popolarità senza precedenti ( da 10 mesi il partito guadagna un punto percentuale al mese).
Il suo distacco di Salvini ha quindi due ragioni, uno la frustrazione di non poter più proiettarsi al di fuori di Verona ne’ come leader nazionale ne’ come leader veneto anche perché su questo piano Zaia è inattaccabile, il secondo per una differenza di toni, sensibilità e di linea politica. Quale sia la più forte è impossibile a dirsi.
Vediamo ora come sono attualmente le loro posizioni di Salvini e di Tosi. Salvini, che pure da un lato ha cercato di non inasprire il conflitto, ha fatto votare al Federale della Lega un out out molto preciso o si è nella fondazione di Tosi o si è nella Lega.
Il ragionamento più o meno è stato che liste civiche di appoggio alle candidature possono esistere , ma in quanto riferimento al candidato, e siccome il candidato è Zaia non aveva nessun senso una lista Tosi o della sua fondazione per la regione. Così Tosi si trova senza l’ultimo pezzo di potere contrattuale con in più due “piccoli” problemi.
Come segretario della Liga Veneta impegnato a ridurre “rigurgiti bossiani” aveva preso una linea dura contro chi contestasse o mugugnasse sul nuovo corso leghista , cioè espulsioni in puro stile bossiano , creandosi non pochi nemici tra i militanti. Il secondo riguarda quello che probabilmente ha creduto essere l’alternativa a Salvini.
La sua idea di appoggiarsi a Passera ed al NCD, due soggetti privi ormai di peso elettorale, odiati dalla base leghista e dal ceto medio tartassato in nome di un moderatismo e di una finanza che nell’Italia di oggi ha ben poco spazio ed ancor meno popolarità è quanto meno problematica per non dire balzana.
Le motivazioni poi date al contrasto con Salvini tendono poi ad avere carattere personale o al massimo formale.” Salvini viola lo statuto della Liga Veneta interferendo” dimenticandosi che proprio in Veneto il suo rivale Zaia ha il massimo del consenso e della popolarità.
Una domanda logica allora sarebbe perché Salvini , certo della prevalenza di Zaia ha sentito il bisogno di far intervenire il Federale per mettere i puntini sulle i della questione ?
Non sarebbe stato per lui più conveniente e più saggio astenersi e lasciar fare a Zaia col quale oggi è in sintonia?
Penso che il motivo per cui segretario della Lega, sicuro della propria popolarità, è intervenuto è quello di limitare i danni in caso di strappo, isolando politicamente, connotando come un operazione esterna la posizione di Tosi in modo che se decidesse di seguire al sorte di Alfano e Passera non abbia alcuna possibilità di portarsi dietro pezzetti sostanziali dell’elettorato della Lega.
Telesforo Boldrini
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