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Rosatom vuole ricostruire la centrale più pericolosa al mondo e gestirne anche i rifiuti

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l primo ministro armeno Nikol Pashinyan e l’amministratore delegato dell’agenzia atomica statale russa Rosatom Alexei Likhachev hanno discusso a Erevan una serie di questioni relative alla costruzione di una nuova centrale nucleare in Armenia proprio nei giorni scorsi, ponendo le basi per un ulteriore ampiamento del mercato energetico atomico per la Russia.

Pashinyan avrebbe sottolineato l’importanza della cooperazione tra il governo armeno e la società Rosatom, che stanno realizzando con successo una serie di progetti comuni.

Per quanto riguarda la partnership nel settore dell’energia nucleare, Pashinyan ha sottolineato il ruolo di Rosatom nel prolungare la vita utile della seconda unità di potenza della centrale nucleare armena.

A sua volta, Likhachev ha giudicato efficace il lavoro svolto con i partner armeni e ha affermato che Rosatom è interessata a proseguire la collaborazione reciprocamente vantaggiosa.

Nel contesto della cooperazione bilaterale, le parti hanno discusso i programmi attuali e le prospettive di nuove iniziative. Si è parlato anche di un nuovo prolungamento della durata di vita della centrale nucleare e di una possibile cooperazione per la neutralizzazione dei rifiuti pericolosi presso l’impianto di Nairit a Yerevan.

La centrale nucleare armena si trova a circa 30 chilometri a ovest di Yerevan a Metsamor. È stata costruita negli anni ’70, ma è stata chiusa in seguito al devastante terremoto del 1988. Uno dei due reattori VVER 440-V230 ad acqua leggera è stato riattivato nel 1995. La centrale è stata definita da più parti come la “Centrale nucleare più pericolosa al mondo“, sia perché si trova in un territorio abbastanza sismico e non aveva un contenitore di protezione esterno.

Nel marzo 2014, il governo armeno ha deciso di estendere la vita utile della centrale fino al 2026. L’estensione della vita utile è stata finanziata con un prestito russo di 270 milioni di dollari e una sovvenzione di 30 milioni di dollari. L’impianto genera fino al 40% di tutta l’energia elettrica dell’Armenia.

In precedenza, si era detto che Rosatom stava elaborando un progetto per l’eliminazione dei rifiuti chimici presso l’impresa Nairit di Erevan, un tempo uno dei maggiori produttori di gomma sintetica. Uno dei fiori all’occhiello dell’industria chimica dell’URSS, Nairit era in epoca sovietica un monopolista nella produzione di gomma sintetica. Nel 1989, sotto la pressione del movimento ambientalista, la Nairit fu chiusa e cadde in rovina; pochi anni dopo il governo dell’Armenia già indipendente decise di rilanciarla, ma i mercati erano già persi.

Negli ultimi decenni l’impresa è passata di mano e ha accumulato enormi debiti; dal 2010 ha iniziato a rimanere inattiva e sono state avviate le procedure di fallimento. Nel 2016 Nairit è stata dichiarata fallita da un tribunale di Erevan a causa del mancato pagamento di bollette elettriche per un totale di 1,24 miliardi di dram.


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