Economia
Romania: dopo il risultato alle elezioni presidenziali si dimette il Primo Ministro. Bruxelles ha perso
Dopo la schiacciante vittoria di Simion al primo turno il primo ministro Marcel Ciolacu presenta le sue dimissioni. Il candidato dell’attuale coalizione di governo non sarà neanche presente al ballottaggio

Il primo ministro rumeno si è dimesso lunedì dopo che un leader dell’opposizione conservatrice, alleato di Donald Trump, ha ottenuto una schiacciante vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali nella nazione del Mar Nero.
Bloomberg riferisce che Marcel Ciolacu ha informato i partner della coalizione della sua decisione di rassegnare le dimissioni durante una riunione lunedì a Bucarest, secondo fonti vicine alla decisione che hanno parlato in condizione di anonimato. Il governo sarà guidato da un premier ad interim fino a quando i partiti della coalizione non sceglieranno il successore di Ciolacu. Al momento non sono previste elezioni anticipate.
La decisione del primo ministro è stata una risposta alla sconfitta elettorale del candidato preferito dalla coalizione al primo turno di domenica, in cui George Simion dell’Alleanza nazionalista per l’Unione dei Rumeni ha ottenuto oltre il 40% dei voti.
Simion dovrà affrontare Nicusor Dan, sindaco centrista di Bucarest, che ha superato di poco il candidato della coalizione socialisti popolari, l’espressione più pura del potere europeista, che si è classificata solo al terzo posto. Nonostante tutte le pressioni e i quasi brigli gli europeisti hanno clamorosamente perso.
Come osserva Goldman, grazie ai risultati superiori alle aspettative dei sondaggi al primo turno, la probabilità che Simion vinca il secondo turno è aumentata notevolmente nei mercati delle scommesse, passando dal 30% prima del voto al 69%, con Dan, l’altro contendente, liberale al 31%.
Ricordiamo che il voto era il secondo tentativo di eleggere un presidente dopo la sorprendente vittoria di un altro candidato di estrema destra lo scorso anno, che aveva suscitato accuse di interferenza del Cremlino e l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Suprema.
L’inaspettata vittoria al primo turno a novembre di Calin Georgescu, che è stato escluso dalla corsa di domenica, ha scatenato la più grave crisi politica della Romania dalla caduta del comunismo. Ora la vittoria di Simion riporta la situazione a dicembre, tanto più che il candidato presidente ha affermato che darà a Georgescu la carica di primo ministro, in caso di vittoria.
Bruxelles sconfitta, e senza “Filorussi” la destra ha la maggioranza
Il giornale rumeno Cotidanul, dopo la liberazione del 4 maggio, si può permettere di dire in lbertà quello che, evidentemente, pensa la maggioranza dei rumeni. Con le elezioni di novembre, che la Corte Suprema ha annullato perché dominate dai filorussi, la destra di AUR aveva il 20%. Ora, con le norme anti-filorussi che hanno fatto fuori Georgescu, ne ha il 40%, e si avvia a vincere con il 60%. Le norme non erano contro i filorussi, ma contro i rumeni.
A Novembre AUR era al secondo posto nel voto popolare e doveva essere chiamata a formare il governo. Bisognava almeno lasciarla provare la formazione di una maggioranza. Invece, alla tedesca, hanno formato il “Cordone sanitario” e forzato una maggioranza innaturale PSD, sociademocratici, e PNL, liberali, con dentro i magiari, ma senza maggioranza in parlamento. Il risultato? Hai una destra al 40%, se non al 60%. Le politiche che obbediscono agli ordini di Bruxelles e scimmiottano la politica tedesca sono sempre disastrose.
Comunque in Europa abbiamo sempre più un’alleanza, perdente, dei partiti centristi, di tradizione socialista o popolare, che affrontano partiti populisti e anti-sistema. L’ennesima dimostrazione di come venti anni d’europeismo estremo, senza si e senza ma, abbia mandato in crisi il sistema democratico in Europa. Ovviamente tutto questo non permette comunque un ragionamento politicco che permetta il superamento dell’innaturale alleanza Socialisti Popolari. Vanno avanti per la propria strada, sino alla distruzione della politica europea.
A questo punto sembra proprio che l’unico freno alla vittoria di Simion potrebbe essere un qualche altro colpo di mano della Corte Costituzionale, se ne avrà il coraggio.
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