CinaEconomia
Robot umanoidi: Xiaomi promette la sostituzione di massa in fabbrica entro 5 anni. Il prezzo sociale della “Fabbrica buia”
IL TRIONFO DELL’AI O IL COLLASSO SOCIALE? Il CEO di Xiaomi, Lei Jun, annuncia i robot umanoidi in fabbrica entro 5 anni. Velocità 10X e precisione 5X. Ma l’allarme Keynesiano è globale: le “Dark Factories” schiacciano il lavoro, specie nei Paesi in Via di Sviluppo. Analisi del rischio strutturale che la Cina ignora.

Il futuro del manifatturiero cinese non sarà graduale, ma un salto quantico imposto dall’Intelligenza Artificiale. Lo ha messo in chiaro Lei Jun, CEO di Xiaomi, offrendo una delle previsioni più nette finora espresse sulla velocità di questa metamorfosi industriale: entro i prossimi cinque anni, i robot umanoidi diventeranno un elemento centrale delle operazioni di fabbrica del colosso tech. Fine della classe operaia.
Questa dichiarazione non è solo un annuncio aziendale, ma si inserisce perfettamente nella spinta nazionale cinese verso sistemi di produzione più intelligenti e sofisticati, abbandonando l’ormai superato modello di crescita basato sulla manodopera a basso costo, che per Pechino non è più sostenibile, non foss’altro per la demografia negativa galoppante.
L’Automazione Rapida e Implacabile
L’accelerazione è già in atto, e Xiaomi ne fornisce un esempio lampante nel suo impianto di veicoli elettrici. Parti complesse di auto pressofuse, che in precedenza richiedevano lente e fallibili ispezioni manuali, sono state affidate a un sistema di visione AI accoppiato ai raggi X.
Questa soluzione ha prodotto un netto miglioramento delle performance:
Velocità: L’ispezione completa avviene in soli due secondi, rendendo il processo dieci volte più rapido di un operaio umano.
Precisione: L’accuratezza ha superato di oltre cinque volte quella manuale.
Secondo Lei Jun, questo tipo di automazione non solo eleva la qualità del prodotto, ma sta sbloccando un nuovo mercato industriale da trilioni di yuan. Il CEO ha saggiamente sottolineato che la creazione di questo ecosistema dipenderà dalla collaborazione e dalle piattaforme di ingegneria condivise, riconoscendo che nessun attore può sostenere da solo un cambiamento di questa portata.
Il Passo Successivo: da CyberOne alla Fabbrica Silenziosa
L’introduzione dei robot umanoidi nelle linee di produzione Xiaomi entro il quinquennio non è che il primo passo. Xiaomi sta sviluppando dal 2022 CyberOne , un robot antropomorfo che dovrebbe svolgere molte delle attività lavorative umane. . Questi “nuovi colleghi silenziosi” prenderanno in carico i compiti più ripetitivi o che richiedono estrema precisione. L’obiettivo, però, è più ambizioso: il mercato domestico.
Lei Jun ritiene che i robot umanoidi per uso domestico diventeranno un mercato futuro ancora più vasto, in quanto dovranno affrontare ambienti molto più complessi e requisiti di performance di gran lunga superiori rispetto alle unità dedicate alle fabbriche. Xiaomi ha già esperienza nel settore e sta sviluppaondo rapidamente i propri robot.
Il vantaggio per i dipendenti umani è, sulla carta, un passaggio a ruoli più avanzati: pianificazione, progettazione e sviluppo ingegneristico, liberando la creatività compressa dalla fatica fisica, ma per queste attività vi è l’intelligenza artificiale.
Il rischio strutturale e la questione sociale
Queste ambizioni tecniche, per quanto economicamente efficienti per i paesi ad alta intensità di capitale come la Cina (e, potremmo aggiungere, l’Europa con la sua forza lavoro in calo), sollevano enormi e fondati interrogativi strutturali.
Il modello della “Dark Factory” – la fabbrica buia e automatizzata che non necessita di illuminazione per l’uomo – si sta effettivamente diffondendo in Cina.
Se da un lato Cina ed Europa (entrambe alle prese con una forte demografia negativa) trarranno vantaggi in termini di competitività e stabilità della produzione, dall’altro lato, cosa succederà ai lavoratori dei Paesi in via di sviluppo?
Il vero dilemma non è solo la perdita di posti di lavoro, ma il collasso della catena di sviluppo economico tradizionale. Storicamente, l’industrializzazione ha generato occupazione e, di conseguenza, domanda aggregata, che è stata la vera benzina della crescita globale. Se questa nuova rivoluzione industriale distrugge i posti di lavoro su scala globale prima che le nazioni in via di sviluppo possano completare la loro ascesa, l’uomo in generale rischia di essere schiacciato da un progresso che produce ricchezza iper-concentrata senza distribuire reddito, con conseguenze sociali ed economiche potenzialmente catastrofiche.
I prossimi cinque anni, dunque, non saranno solo decisivi per i bilanci di Xiaomi, ma per l’intera architettura socio-economica globale. L’efficienza è garantita, il benessere sociale molto meno.
Domande e risposte
Cosa si intende per “Dark Factory” e perché è un problema economico?
Una “Dark Factory” (fabbrica buia) è un impianto produttivo completamente automatizzato, in cui l’assenza di personale umano rende superflua l’illuminazione (da cui il nome). Mentre per aziende e paesi avanzati (come la Cina, in fase di invecchiamento demografico) questo modello massimizza l’efficienza e la precisione (come dimostrato da Xiaomi), a livello globale elimina intere categorie di lavoro. Il problema economico sorge perché riducendo drasticamente la base occupazionale, si comprime la domanda aggregata, creando una possibile spirale di stagnazione (il classico paradosso keynesiano della produzione senza consumatori).
Qual è la differenza tra l’impiego dei robot in fabbrica e quello domestico secondo Xiaomi?
Secondo il CEO Lei Jun, l’impiego dei robot umanoidi in fabbrica è solo il “primo passo” e funge da banco di prova in un ambiente controllato. I robot industriali si concentrano su compiti ripetitivi e di precisione. Il mercato futuro e più vasto, tuttavia, sarà quello dei robot domestici. Questi ultimi richiederanno prestazioni molto più elevate e dovranno gestire attività quotidiane e ambienti molto più complessi e imprevedibili, una sfida ingegneristica e di Intelligenza Artificiale assai superiore rispetto a una catena di montaggio standardizzata.
Perché questa rivoluzione è un rischio maggiore per i Paesi in via di Sviluppo?
Tradizionalmente, i Paesi in via di sviluppo hanno utilizzato il manifatturiero a basso costo (ad alta intensità di manodopera) come primo gradino per uscire dalla povertà e costruire una classe media. Se la robotica e l’AI rendono la manodopera non qualificata superflua e l’Occidente/Cina riportano la produzione in patria (reshoring) grazie all’automazione, l’intera “scala industriale” viene tolta. Intere popolazioni, che non hanno avuto il tempo di sviluppare competenze avanzate, rischiano di rimanere bloccate in una trappola di sottosviluppo, senza un percorso chiaro verso la prosperità economica.








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