Robert Kennedy Junior dovrebbe presentarsi con un terzo partito come Presidente?

Robert F. Kennedy Jr. dovrebbe candidarsi alla presidenza con il partito democratico o passare a un partito di terze parti come fece Theodore Roosevelt nelle elezioni del 1912, quando fece perdere il partito repubblicano da cui proveniva.

Anche se il presidente Joe Biden è in testa alle primarie del 2024, il contendente democratico alle presidenziali Robert F. Kennedy Jr. ha un numero di favorevoli più elevato e numeri di sfavorevole più bassi rispetto al presidente Joe Biden e all’ex presidente Donald Trump (Trump 43%, Biden 41%, RFK, Jr .14% sfavorevole) secondo un nuovo sondaggio di The Economist/YouGov. Quindi, anche se prenderebbe meno voti, ha in generale un giudizio personale migliore sia rispetto a Biden sia rispetto a Turmp. 

Rasmussen riferisce che un sondaggio ha anche rivelato che il venticinque per cento (25%) dei probabili elettori democratici voterebbe per RFK Jr. alle primarie del 2023 per la presidenza. Il 3% (3%) dei democratici è a favore della scrittrice Marianne Williamson alle primarie, mentre il 7% (7%) voterebbe per un altro candidato. Il Rapporto Rasmussen si basa su un sondaggio nazionale condotto su 998 probabili elettori statunitensi il 14 e il 17-18 settembre 2023.

Teddy Roosevelt si candidò alla presidenza nel 1912 con il Partito Progressista, un partito terzo, contro il presidente repubblicano in carica William Howard Taft. Taft fu eletto presidente nel 1908, successore di Teddy Roosevelt, ma fu sconfitto per la rielezione nel 1912 da Woodrow Wilson perché il terzo partito di Roosevelt divise il voto repubblicano. I repubblicani vinsero nel 1920 con una campagna basata sull’opposizione alle politiche di Wilson con Warren G. Harding che prometteva un “ritorno alla normalità”. Suona familiare?

Il Partito Progressista fu soprannominato Bull Moose Party quando Roosevelt si vantò di sentirsi “forte come un alce maschio” dopo aver perso la nomination repubblicana alla convention del giugno 1912 a Chicago. RFK, Jr. è forte come un alce sia fisicamente che mentalmente. RFK, Jr. è sano e questo è ben documentato. A 69 anni è muscoloso come pochi altri della sua età. Avrebbe battuto Putin in un concorso di Mr. Universe Senior. Non vedrai RFK, Jr. inciampare sulle scale, cadere dalla bicicletta ai 10 all’ora o dire che devo andare a letto adesso durante un’intervista giornalistica.

Soffre di disfonia spasmodica, un disturbo neurologico che provoca spasmi involontari nella laringe che ne rende strana la voce, ma la sua mente è acuta e la tenacia di RFK, Jr.ne ha fatto un avvocato nonostante tutto.  Ha vissuto la tragedia di suo zio, il presidente John F. Kennedy, e gli omicidi di suo padre, e ha avuto una carriera di straordinario successo come avvocato ambientalista lottando per politiche sane contro il Dipartimento di Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti e le grandi imprese. Le sue idee sulla politica estera, sull’economia e su altre questioni critiche sono chiare, logiche e convincenti.

I suoi detrattori vogliono far credere che stia alimentando la fame di cospirazioni degli americani. Gli americani sono stati costantemente alimentati da cospirazioni da parte dell’estrema sinistra. La sinistra ci bombarda ogni giorno con “teorie del complotto”, cioè se paragoniamo una cospirazione a una bugia.

RFK, Jr. ha spiegato in modo convincente le circostanze e i fatti riguardanti la morte di suo zio in un recente discorso in una residenza privata nel New Hampshire. Al contrario degli altri ha un contatto diretto con l’americano medio di cui conosce molti problemi, nonostante la sua provenienza da una famiglia molto famosa.

Può RFK, Jr. vincere la presidenza apppoggiandosi a un altro partito al di fuori dei due principali contententi? Chi lo sa Come minimo, un terzo partito otterrebbe con ogni probabilità voti sufficienti per accogliere un candidato pro-Main Street America come l’ex presidente Donald J. Trump.

Questo Paese deve tornare a ciò che ha reso grande l’America: duro lavoro, libertà di scelta e diritto di parlare senza timore di denigrazione, o peggio.