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Rinaldi: il MES come proposto è in contrasto con la stessa Commissione!

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E se la riforma del MES fosse tutta da rifare perché sbagliata e non più coerente con le regole europee stesse? Antonio Maria Rinaldi si è reso conto che esiste una contraddizione fra quanto approvato nella riforma del MES del 2019 e quanto invece stabilito dalle regole della governance economica della UE, fissate dalla commissione. Il primo documento prevede di fissare un saldo strutturale di deficit (un tetto a quanto il paese può spendere) tale da non superare il tasso di interesse sul debito del 3% fissato dai Trattati fondativi della UE: Poi nel 2022 cancella questo parametro.

Ecco il testo di un’interrogazione presentata sulla materia dall’euro deputato:

L’accordo recante la modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)
approvato dall’Eurogruppo nel 2019, nell’allegato III, parag.2 (criteri di ammissibilità a una linea di credito condizionale precauzionale) al sub ii, specifica che “Il parametro di riferimento minimo è il livello del saldo strutturale che in condizioni cicliche normali offre un margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3% fissata dal TFUE. È usato principalmente come uno dei tre elementi considerati nel calcolo dell’obiettivo a medio termine minimo”.

Tenendo conto che la “Comunicazione della Commissione sugli orientamenti per una riforma del
quadro di governance economica della UE” (COM 2022/583), presentata il 9 novembre 2022 dai
Commissari Dombrovskis e Gentiloni al punto 2.2, esclude proprio il parametro del saldo strutturale dai nuovi criteri, la Commissione non ritiene che:

  1.  la riforma del Trattato intergovernativo istitutivo del Meccanismo di stabilità del 2019 prescrive parametri ormai obsoleti?
  2.  sussiste una palese incompatibilità fra i criteri di ammissibilità richiesti nella riforma del Trattato intergovernativo istitutivo del MES del 2019 e la Comunicazione della riforma del nuovo Patto e Stabilità e Crescita che la Commissione stessa intende prossimamente modificare tale da rendere oggettivamente inapplicabile il riformato Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)?

L’interrogazione evidenza una serie di problemi non secondari insiti nel MES che vengono bellamente ignorati da chi (Leggasi PD, aggregati e aggregabili) che lo vorrebbero invece convertire. Elenchiamo i principali:

  • il MES rende arbitrario e modificabile i criteri di Maastricht. Il limite del 3% del rapporto di indebitamento diventa rispetto al PIL non reale, riferito da ISTAT, ma quello “strutturale” , potenziale di massima occupazione, una misura calcolata a tavolino a Bruxelles che autorizzerebbe praticamente a prendere qualsiasi decisione;
  • comunque la misura non è coerente con quanto deciso in seno di Commissione dagli stessi Dombrovskis e Gentiloni, che hanno deciso di escludere questo parametro dal futuro patto di stabilità in quanto ormai inutile se non dannoso.

Già il MES di per se non ha senso, perché comunque sottodimensionato per la stabilizzazione del debito italiano, ma, oltre a questo, che senso ha proprio parlarne nel momento in cui contiene delle misure superate perfino per la stessa Commissione. Il MES ormai è diventato l’ennesimo organo burocratico europeo, che distribuisce posizioni e stipendi, per cui l’abolizione ne sarà difficile, ma almeno possiamo evitare che si riformi con finalità opache e perfino contrastanti con le future normative della UE.


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