Secondo l’ISTAT l’occupazione è cresciuta di 476.000 unità fra febbraio del 2014 e gennaio di quest’anno; siccome il PIL – sempre secondo la stessa fonte – è cresciuto dello 0,8% lo scorso anno e diminuito dello 0,4% l’anno precedente , per un saldo positivo, nel biennio, dello 0,4%, la prima informazione che si ricava riguarda una paurosa diminuzione della produttività: -1,7!!!
Dunque, la prima considerazione é che le trasformazioni dei contratti da più precari a meno precari (col jobs act) ha compromesso i profitti ed il reddito degli occupati (centinaia di migliaia di contratti sono stati trasformati a tempo indeterminato con “tutele crescenti”, ma c’è stata anche la esplosione dei voucher, una forma di regolarizzazione del superprecario e del “grigio”); infatti, con l’ultimo aumento di PIL siamo tornati al livello del pre-euro. Ma in questo quindicennio la popolazione residente (grazie agli stranieri) é cresciuta di uno 0,5% all’anno, oltre 4 milioni: quindi il reddito o PIL pro capite – che è l’indicatore più importante – segna un bel -7,5%.
Ciò vuol dire che, grazie all’ impegno dei governi, dell’ Europa e degli euristi possiamo continuare a festeggiare la RECESSIONE, al massimo si potrebbe dire che la RECESSIONE sta diminuendo. Ma c’è dell’altro: i dati tornano – a livello dei consumi e di aumento del gettito da recupero dell’ evasione fiscale – se si aggiungono al ragionamento almeno altri due aspetti: 1) la destinazione di risparmio nascosto a consumi; 2) la crescita del sommerso ovvero di quel “grigio” attribuibile anche agli occupati.
É questo che può farci dire che l’Italia resiste, harisorse nascoste e forse una situazione reale molto diversa da quella ufficiale.
Pertanto o si sbagliarono i padri dell’ euro a volere un’Italia distrutta purché lontana da una deriva latina, sudamericana, mediterranea oppure le statistiche ufficiali non dicono abbastanza a chi vorrebbe comprendere a fondo le vere caratteristiche della società italiana.
Nino Galloni
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