Attualità
Ricerca Natixis: il modello renano è in crisi
La Germania è famosa per il “Modello Renano” , quello di condivisione gestionale, visto per lungo tempo come ottimale, sta segnando dei limiti. Condividiamo una ricerca di Natixis secondo la quale il modello renano si contraddistingue per:
- un modello gestionale condiviso attraverso il modello duale del comitato di controllo con partecipazione sindacale;
- vi è un tentativo di condividere le decisioni;
- relazioni con gli istituti di credito di lungo periodo;
- un’atteggiamento dello state come attore esterno che, al massimo, cerca di creare un ambiente favorevole.
Tutto questo sembrava il modello vincente, in grado di combinare crescita economica, una crescita sociale complessiva, un benessere ampio e diffuso. Però i segnali di allarme sono numerosi e sempre più intensi.
Prima di tutto Natixis mette in luce come a partire dal 1996 la crescita di produttività del lavoro non si sia convertita in una equivalente crescita delle remunerazioni orarie. Il meccanismo che garantiva una corretta distribuzione dei risultati economici si è interrotto.
anche dal punto di vista dell’innovazione la presenza dell’industria tedesca si è concentrata in settori maturi come l’auto o la chimica, mentre la posizione nei settori più moderni, come le batterie o le energie alternative, come si vede in questo grafico con i dipendenti del settore chimico ed auto dal 1996 ad oggi.
La specializzazione dell’industria tedesca è proprio alla base dell’ultimo calo dell’output, perchè l’elevatissima specializzazione ha condotto ad un non adeguamento alla domanda e quindi ad un calo dell’output e della produttività.
Quindi la Germania è stata coinvolta nella spinta alla concorrenza fiscale, che ha portato ad una riduzione forte dell’imposizione, ma soprattutto dei contributi sociali, però con un conseguente calo dei contributi con finalità sociali stessi.
Quindi il modello industriale renano i ormai si avvia ad essere un ricordo del passato, sia dal punto di vista della politica industriale, sia della stabilità sociale. Se aggiungessimo poi le passività nascoste legate agli asset “Level 3” in pancia alle banche potremmo avere delle belle sorprese.
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