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Difesa

Il programma di riarmo tedesco: un regalo per Trump

Il piano di Merz per il riarmo tedesco e il più grande esercito d’Europa, con miliardi in acquisti USA, solleva dubbi su impatto economico e produttività interna. Sarà solo inflazione?

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La Germania si appresta a forgiare il più grande esercito convenzionale d’Europa,almeno nelle parole del cancelliere Merz, un’ambizione che, se da un lato promette di rafforzare i legami transatlantici, specialmente con un’amministrazione statunitense a guida Trump, dall’altro solleva interrogativi critici sulla sua reale ricaduta economica e strategica per Berlino.

L’ingente piano di spesa per la difesa, pur garantendo la benevolenza americana e un rafforzamento della NATO, sembra destinato a riversare miliardi di euro nelle casse dell’industria bellica statunitense, lasciando a bocca asciutta l’economia tedesca e trasformando la spesa militare, già scarsamente produttiva,  in un puro onere finanziario

La decisione del cancelliere Friedrich Merz (CDU) di abolire il freno all’indebitamento per le spese di difesa, infrangendo promesse elettorali, è un chiaro segnale della priorità accordata al riallineamento con Washington. L’adesione al nuovo obiettivo NATO del 5% del PIL per la difesa, spinta anche dalla coalizione nero-rossa di governo, ha cementato un patto: gli Stati Uniti garantiscono il loro impegno nell’alleanza, mentre la Germania si impegna a un aumento esponenziale della spesa annuale per la Bundeswehr, fino a 162 miliardi di euro entro il 2029, con decine di miliardi aggiuntivi per le infrastrutture militari. Questo allineamento ha già prodotto risultati concreti, come l’invio di nuovi sistemi d’arma all’Ucraina da parte di Trump, sebbene il conto, come per due sistemi di intercettazione missilistica Patriot, ricada sulle spalle dei contribuenti tedeschi, per un valore di circa due miliardi di euro solo per le piattaforme di lancio.

Missile Patriot – Public Domain

Gli accordi bilaterali accentuano ulteriormente questa dinamica. La Germania ha già commissionato agli Stati Uniti 60 elicotteri da trasporto pesante e 35 jet da combattimento F-35 per circa 20 miliardi di euro, con l’intenzione di acquistarne altri 15. A ciò si aggiunge l’interesse del ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD) per l’arma di precisione Typhon e per i missili da crociera Tomahawk o SM-6, tutti di fabbricazione americana.

Questa massiccia ondata di acquisizioni estere, pur rinsaldando il legame con gli USA e potenzialmente ammorbidendo le posizioni di Trump, solleva serie preoccupazioni sull’impatto economico interno. La spesa pubblica per la difesa, già di per sé considerata meno produttiva rispetto ad altri settori, diviene completamente improduttiva quando non genera alcuna ricaduta sull’industria nazionale, arricchendo invece esclusivamente le controparti statunitensi.

Il riarmo tedesco: tra Ambizione e disfunzioni interne

Mentre la diplomazia del “libretto degli assegni” tedesca ottiene successi internazionali, la gestione interna della spesa per la difesa si rivela un terreno ben più insidioso per il Ministro della Difesa Pistorius. La Corte dei conti federale ha denunciato l’incapacità del ministero di “utilizzare le risorse finanziarie in modo mirato ed economico”, un segnale preoccupante per un paese che aspira a trasformare la Bundeswehr nell’esercito convenzionale più potente dell’UE. L’obiettivo di Pistorius di avviare migliaia di progetti di armamento si scontra con una realtà complessa, dove gli ordini all’industria tedesca languono.

Leopard 2A8 l’ultimo modello di carro tedesco

L’industria della difesa tedesca, infatti, non sembra pronta a gestire la mole e la complessità degli ordini necessari. Le richieste sono ingenti: entro il 2035, l’esercito tedesco necessiterà di ulteriori 350 carri armati Leopard 2, più di 700 veicoli blindati Puma e fino a 5000 veicoli Boxer, numeri che rappresentano un aumento esponenziale rispetto alle scorte attuali. A queste si aggiunge una “riserva circolante” del 40%, destinata a compensare materiali danneggiati o in riparazione, che rischia di trasformarsi in un onere per decenni, con mezzi che resteranno nei magazzini a prendere polvere, gravando sulle tasche dei contribuenti.

Il ministro Pistorius, pur tentando di addossare la responsabilità dei ritardi all’industria, invitandola a “smettere di lamentarsi e aumentare la produzione”, si trova di fronte a un quadro più sfumato. La realtà è che la responsabilità è condivisa tra politica e industria.

Esempi lampanti di questa disfunzione includono il progetto della fregata classe126, che dovrebbe essere la nave da guerra più moderna della Marina, ma è afflitta da ritardi significativi e difficoltà finanziarie del contraente principale, il cantiere navale olandese Damen Naval. Nonostante Pistorius abbia ereditato il progetto, la sua gestione della crisi, che prevede di “andare avanti per ora”, è controversa all’interno della coalizione, con esperti che paventano un “fiasco finanziario”.

Fregata Classe 126

Altrettanto delicata è la situazione della digitalizzazione delle operazioni terrestri, con 34.000 apparecchiature radio digitali ordinate che si sono rivelate incompatibili con i veicoli, un fallimento che Pistorius aveva definito “abbastanza irritato”, annunciando di voler “riparare ciò che può essere riparato”.

La mancanza di trasparenza sullo stato attuale del progetto non fa ben sperare. Mancanze nell’approvvigionamento non imputabili all’industria includono anche i ritardi nel sistema lanciarazzi Puls e nella sostituzione del carro armato Fuchs con il sistema finlandese Patria. Anche il sistema di difesa aerea Skyranger subisce ritardi per disaccordi sulla stabilità della piattaforma Boxer.

L’ambizioso piano tedesco di riarmo, sebbene strategicamente orientato a rafforzare i legami con gli Stati Uniti e la posizione della Germania nella NATO, rischia di rivelarsi un’operazione economicamente svantaggiosa per Berlino e un mezzo disastro per l’indistria tedesca. La quasi totalità degli investimenti si traduce in un arricchimento dell’industria americana, senza una corrispondente ricaduta positiva sull’economia tedesca.

Si tratta di un problema organizzativo che, in altri tempi, con altri poteri, Albert Speer avrebbe risolto rapidamente, ma siamo nella Germania del XXI secolo, le capacità di organizzazione industriale latitano.

Il problema potrebbe aver diverse soluzioni, ad esempio intervenendo direttamente con una riorganizzazione dell’industria civile, senza attendere che il mercato operi in tal senso, ma non si vedono capacità all’opera in questa direzione. L’alternativa sarebbe espandere gli ordini all”estero, ad altri paesi europei, magari con vincoli per la fornitura delle subcompoenti, ma anche qui non si vede uno sprint tedesco. La Germania riuscirà a far sorridere i colossi industriali militari americani, ma in casa produrrà solo inflazione, e niente armi.


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