Economia
Relazione Draghi: il vero investimento da fare sarebbe un gasdotto
Qualche dato interessante c’è nella relazione Draghi, ma sarebbe da usare diversamente da quanto faccia Draghi. E comunque dovrebbe far pesnare
Il famoso Report Draghi non è inutile: ci sono anche cose interessanti, prese singolarmente.
Ad esempio l’analisi dell’enome differenza fra costi del gas naturale negli USA e in Europa sarebbe, da sola, sufficiente a far capire che cosa non funziona nella UE e a domandarsi perché ci si intestardisca nel cercare soluzioni demenziali, quando poi ce ne sarebbero di più interessanti.
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Questo grafico, analizza proprio il differenziale di costi fra lee due rive dell’Atlantico (pagina 27 della seconda parte della relazione)
Il differenziale di prezzo è enrome ed essenzialmente legato ai prezzi di liquefazione del gas e all’utile che incamerano i mediatori del GNL.
La soluzione in teoria sarebbe semplice: costruire un gasdotto sotto l’Atlantico che colleghi Vecchio Continente e gli USA, in modo da un lato garantire una migliroe remunerazione ai produttori di gas naturale americani, che avrebbero un forte incentivo a non disperdere il gas naturale nell’ambiente, cosa che accade troppo regolarmente.
Qualcuno dirà: la cosa è tecnicamente impossibile, la distanza è eccessiva. In realtà no: Power of Siberia è lunga 3900 km, Yamal è lunga 4100 km, opera di epoca sovietica. La distanza fra Terranova e le Azzorre, la massima senza possibilità di stazioni intermedie, è di 2300 km. Nord Strem era lunga 1200 km sott’acqua. Non abbiamo più progettisti in grado di pensare a un’opera del genere? Con 65 miliardi di dollari per anno pagati dalla UE ai produttori USA ci sarebbero i soldi per pagare l’infrastruttura…
Se nessuno propone quest’opera è:
- perché tutta la potenza di progettazione della UE e degli USA non è all’alktezza di quello che era in grado di fare l’Unione Sovietica e che è in grado di fare la Russia;
- perché qualcuno approfitta dell’enorme differenza e quindi fa si che questa non sia proposta.
Anche se la prima opzione non è improbabile, visto che ormai l’industria europea è ridotta al lumicino, direi che la motivazione è la seconda: gli interessi sono tali, da entrambi i lati dell’oceano, da rendere l’opera non politicamente appetibile. Ed allora tutto il lavoro di Draghi sull’eccessivo costo dell’energia nel vecchio continente è completamente inutile.
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