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RECOVERY FUND. Ovvero la più grande vittoria dei Sovranisti. (Complimenti a Musso)

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Quello che sto per scrivere sembrerà contro corrente, eppure è basato sui risultati “Trionfali” del Consiglio europeo, quelli che vengono celebrati sui Media e che in Parlamento hanno portato ad uno stanco rito che mi ha ricordato l’ultima uscita pubblica di Mussolini, quella trionfale del Teatro Lirico del dicembre 1944:

Anche in quel caso una vecchia guardia di un potere ormai agli sgoccioli si autocelebrava, creando un futuro immaginifico che non aveva, seguito dai giornali dell’epoca, Corriere della Sera in testa

Eppure mancavano solo quattro mesi ai tragici eventi di Dongo.

Fatta questa premessa lo stesso fenomeno  si produce con il Recovery Fund, in una situazione altrettanto drammatica solo economicamente e socialmente, per ora, ma senza ancora vittime. Si creano false prospettive, immaginari futuri in cui “Ci saranno 209 miliardi da spendere” in qualsiasi progetto, un po’ come si parlava delle Wunderwaffen nel 1944. Eppure, in realtà, c’è poco o nulla. Per capirlo basta leggere la lucida analisi di Musso su Atlantico Quotidiano:

Per l’Italia, diremmo: 70 miliardi allocati a titolo di trasferimenti (‘grant’), a fronte di 53 miliardi versati a titolo di contributi ed a fronte di un ‘regalo’ di 17 miliardi netti; oltre a una cifra incerta di debito vero e proprio (‘loan’). Piace notare che il ‘regalo’ si materializzerebbe solo nel caso in cui l’Italia fosse capace di impiegare tutti i fondi assegnati, perché di certo ci saranno unicamente i miliardi dall’Italia versati a titolo di contributi. Conte ha presentato numeri più alti, tanto che la stampa amica già lo chiama l’“uomo da 209 miliardi”. Ma non specifica volentieri che si tratta della “tabella migliore”, fra le molte simulazioni prodotte a caldo dal ministro Gualtieri: dunque, tutte le altre sono peggiori. Chi pure i suoi numeri accetta, fa notare che il saldo netto sarebbe più che compensato dal contributo netto al normale bilancio Ue, sicché l’Italia resterebbe comunque complessivamente un contribuente netto. Altri sono più pessimisti, ma nessuno sa di preciso, anche perché la allocazione fra Paesi avverrà in parte sulla base dei dati dei prossimi anni (una soluzione alla quale l’Italia significativamente si era opposta)

Quindi il futuro è incerto anche perchè i calcoli sono basati su dati futuri che non conosciamo, al contrario di Gualtieri e Conte che si sono venduti già pure quelli ma sicuramente si tratterebbe di qualche miliardo all’anno, ad occhio non più di 2,5 per esercizio, a fronte della cessione di una buona parte della propria politica economico-industriale e dell’obbligo di obbedire in modo cieco ed assoluto alle indicazioni di Bruxelles. Le quali vanno in direzione diametralmente opposto rispetto a quella di una politica espansiva economica o demografica. Insomma per avere dei soldi dovremo economicamente reprimere e demograficamente estinguerci . 

Il Recovery Fund insieme  all’articolato del  bilancio pluriennale (QFP) segna una sconfitta storica per  qualsiasi disegno di Unione Europea federale e, ahimè, anche democratica. Al contrario è una vittoria dei poteri oligarchici dei singoli stati e delle burocrazie europee. La soluzione sorta dal Consiglio e tanto celebrata riesce ad umiliare a tal punto sia la democrazia sia il sogno europeo da porre le basi per la rivolta della prima e la completa cancellazione del secondo.

I motivi sono semplici ed evidenti a chi è, almeno, in buona fede:

  • le cifre apparentemente mirabolanti genereranno nulla come crescita economica e , comunque, la genereranno tardi. Dal punto di vista macroeconomico la compensazione tramite nuove tasse verrà a generare un bel niente come sviluppo e non servirà ad aiutare in alcun modo le aziende che chiudono;
  • anche ammesso che nella prima fase vi sia un surplus di incassi di contributi leggermente superiore ai pagamenti, generando una minima spinta per la crescita, questi fondi saranno gestiti dal CIAE, Comitato interministeriale per gli Affari Europei. Un carrozzone burocratico di gente che nella propria vita non ha mai messo fuori un piede da un ministero e che predisporrà i piani nel modo più ligio a Bruxelles, ma più distante possibile dalla realtà economica. Se ci potesse essere una ricaduta positiva, il CIAE provvederà ad azzerarla;
  • il bilancio pluriennale, per permettere la nascita del “Recovery Fund”, ha visto tagli poderosi ai programmi che maggiormente caratterizzavano il sogno europeo, cioè Erasmus, quasi dimezzato, Horizon, i programmi per la ricerca europea, ridotti del 20%, il CAP, la politica agricola, anch’essa tagliata. Perfino il fondo per la transizione “Verde”, fiore all’occhiello della Commissione, è stato tagliato da 40 a 10 miliardi. Il Parlamento ha protestato, ma , al voto, la maggioranza PPE+Renew+Verdi+Socialisti ha votato piuttosto compatta ed ha approvato.

Quindi abbiamo una “Soluzione europea” che umilia l’europeismo, praticamente messo da parte, e mette l’economia in mano ad un  mostro burocratico europeo che utilizza un mostro burocratico italiano per controllare la popolazione in modo antidemocratico. Però il fallimento di queste politiche europee è segnato nei numeri, e sarà difficile per il PD riuscire a convincere della minima bontà delle sue politiche gente disperata e senza lavoro, anche con l’attuale regime autoritario di gestione dei mass media. Troppe persone hanno aperto gli occhi, e la fame ne farà aprire ancora di più.

Alla fine basterà un nulla per portare tutte le contraddizione a galla, ed anche i ciechi torneranno e vedere. Arriveremo ad un punto in cui o  la disperazione porterà al superamento della paura, oppure il superficiale egoismo della classe dirigente la porterà a qualche clamoroso errore. A quel punto vedremo quello che accadrà.

 

 


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