Analisi e studi
Recovery Fund e MES “light”: come funzionano. Le balle di Conte agli italiani (di P. Becchi e G. Palma su Libero)
Articolo di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 26 aprile 2020:
Recovery Fund. Tutti felici e contenti, applausi da parte della maggioranza, persino di Grillo, costretto ad uscire per un momento dalle sue apnee, per cercare di bloccare l’ascesa di Di Battista alla guida dei pentastellati, che da mesi sono privi di un Capo politico.
Poi spulci le carte, quelle a disposizione, e ti accorgi che la verità è un’altra. Quella peraltro che il programma televisivo tedesco più importante (ARD) rileva: e cioè che Conte sta contando balle agli italiani, su come sono andate veramente le cose al vertice europeo (https://scenarieconomici.it/come-conte-spaccia-il-vertice-del-consiglio-europeo-agli-italiani-e-come-veramente-e-di-p-becchi/). Peccato che in molti credano ancora a Conte. Lo strumento del Recovery Fund è al momento solo oggetto di discussione tra i 27 Paesi della Ue. Non adesso, comunque, ma da attivarsi nella migliore delle ipotesi a partire dalla fine del 2020. Si tratterà soprattutto di prestiti . Di aiuti a fondo perduto – come stanno facendo Usa, Giappone e Gran Bretagna – nemmeno l’ombra. Come funzioneranno questi prestiti ancora nessuno lo sa. L’unica certezza sembra quella che i 27 Paesi della Ue dovranno versare una quota pro-capite e poi accedere al fondo tramite cioè tramite somme di denaro da restituire. Un altro cappio al collo.
Il giornalista del Finacial Times Wolfgang Munchau ha parlato di prestiti da attivarsi tramite la linea di credito di cui all’art. 122 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), vale a dire la possibilità da parte della Commissione europea – in casi di “calamità naturali o di circostanze eccezionali” – di procedere alla concessione di “un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato membro interessato”. La fregatura per l’Italia – secondo Munchau, ma in Italia non se ne accorto nessuno – starebbe nel terzo comma dell’art. 122 TFUE, lì dove è escluso l’intervento della BCE a garanzia della predetta linea di credito: sono infatti vietati gli acquisti diretti di titoli di debito “da parte della Banca Centrale europea o delle banche centrali nazionali”. La garanzia dovrà essere offerta da ciascuno Stato richiedente, esattamente come accade con il Mes, attraverso propri asset pubblici. Toccherà aumentare l’Iva e farci pignorare il Colosseo e gli Uffizi?
Ammesso che Conte riesca a giugno a portare a casa questo strumento, comunque pericoloso come il Mes, per ora le uniche certezze sono le tre linee di credito messe nero su bianco all’Eurogruppo del 9 aprile e che ieri Conte ha omesso di citare: Sure, Bei e Mes.
La Sure consiste nell’intervento da parte della Commissione europea per far fronte alla Cassa integrazione degli Stati che si trovassero in difficoltà (100 miliardi in tutto), ma anche qui occorrerà prima versare la quota e poi richiedere il prestito, per l’Italia una linea di credito di non oltre 12-13 miliardi. La Bei idem, con un intervento complessivo di 200 miliardi per i 27 Paesi della Ue, un meccanismo che però vede in prima linea le banche e non lo Stato, quindi anche lì campa cavallo che l’erba cresce. Infine il Mes, una linea di credito attivabile sin dal 1° giugno nei limiti del 2% del Pil 2019 dello Stato richiedente, per l’Italia circa 36 miliardi di euro. “Senza condizionalità” se utilizzati per le sole spese mediche e sanitarie, dicono, ma è falso. Tra un anno, forse, due, dovremo in ogni caso iniziare a restituirli (con gli interessi), e quindi lo Stato dovrà fare necessariamente consolidamento fiscale e tagli alla spesa pubblica. Le “condizionalità” venute meno riguardano soltanto la ristrutturazione del debito pubblico con la Troika in casa, come in Grecia.
Torniamo al Recovery Fund. I soldi arriveranno chissà quando. Nel frattempo la cassa integrazione di marzo non è ancora stata pagata e 70 mila “partite Iva” son rimaste a secco dei 600 euro, sempre relative al mese di marzo. Cosa faranno Conte e la sua maggioranza? Con gli italiani allo stremo non è da escludere che il governo alla fine attivi anche Mes. Conte appena due settimane fa aveva promesso “corona bond sì, Mes no”. Ci ritroviamo con corona bond no, Mes sì, Recovery Fund forse. Per stampa e televisioni italiane si tratta di un grande successo. La realtà è che nei prossimi mesi gli italiani dovranno girare non solo con la mascherina ma anche con la cintura di castità.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 26 aprile 2020.
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