Euro
Rapporto Mediobanca (Telegraph): “all’Italia conviene uscire dall’Euro”
Riportiamo questo splendido articolo di Voci dall’estero, sito molto valido. Buona lettura.
L’acrobata Andrea Loreni si esibisce davanti al Colosseo a Roma Foto: AFP |
L’euforia era comprensibile. La componente economica dell’indice di fiducia era salita miracolosamente da 71,7 a 91,6 in un mese. Se l’Italia stava davvero svoltando così sensibilmente dopo un crollo del PIL del 9% e due anni di recessione, questo davvero avrebbe voluto dire che la crisi dell’Europa era ormai alle spalle. Avremmo potuto sentirci più sollevati sul debito italiano da 2.000 miliardi di € , il più elevato del mondo dopo Stati Uniti e Giappone.
In realtà, l’istituto di statistica italiano Istat ha alterato il sondaggio. Ha preso in esame un diverso modello campionario e composizione socio-demografica di riferimento, rivelando tranquillamente alcuni dettagli solo un mese dopo, ma soltanto pochi economisti italiani vi avevano prestato attenzione. “Hanno giocato con i dati e sono scioccato“, ha detto uno di loro.
E la moneta è sicuramente in contrazione. L’aggergato monetario italiano M3 si è contratto negli ultimi cinque mesi (passando da 1.329 miliardi a 1.312 miliardi di €). Simon Ward di Henderson Global Investors, dice che l’aggregato monetario reale M1 a sei mesi è crollato: “La spia dell‘Italia è rossa lampeggiante“.
E’ vero che in determinate circostanze la fiducia dei mercati può oliare gli ingranaggi dell’economia. Ma fare affidamento solo sul morale per far uscire l’ economia da una depressione conclamata è come una carica alla baionetta contro dei cannoni Krupp, o lo spirito dello “slancio vitale” di St Cyr nel 1914, ardito e vano nello stesso tempo. Il premio Nobel Paul Krugman deride questa sotto- branca dell’economia come la “fata fiducia”.
In ogni caso, i dati concreti riportano abbastanza in fretta sulla strada giusta. La produzione industriale in agosto è scesa del 4.4pc, e i nuovi ordini sono scesi del 6.8pc . La Banca d’Italia ha dichiarato che il credito alle imprese non finanziarie è sceso del 4.6pc nel mese di agosto (su base annua), in peggioramento dal mese di luglio. La fiducia delle imprese è scesa al 79,3 a settembre ed è ora a livelli di crisi post- Lehman. Questa settimana l’Istat ha comunicato che l’economia è più debole di quanto si pensasse. Nel terzo trimestre il PIL si ridurrà ancora.
Mr. Guglielmi ha detto che il governo ha previsto per il prossimo anno una crescita dell’1% , passando dall’ 1.7pc , all’1.8pc all’1.9pc e così via. E’ una finzione. ( Citigroup ha detto che la crescita sarà più vicino allo zero sino al 2017) . “A mala pena siamo cresciuti dell’1% all’anno durante i migliori anni del boom globale. Come faremo a farlo ora in tempi molto più difficili? ”
Prof. Giuseppe Ragusa della Luiss Guido Carli di Roma ha detto che il governo si sta arrampicando sugli specchi, sperando che la ripresa mondiale riuscirà in qualche modo a portare l’Italia fuori dal guado. “Loro non stanno facendo nulla. La politica è completamente passiva, non funzionerà, perché siamo in una trappola del debito, ed a differenza della Spagna abbiamo continuato a perdere competitività nei confronti della Germania negli ultimi tre o quattro anni.”
Il tasso di cambio sta portando alla resa dei conti. Da giugno l’euro è salito quasi dell’8% contro il dollaro – e quindi lo yuan cinese. E’ una situazione grottesca per una regione impantanata in una disoccupazione record che probabilmente anche il prossimo anno resterà indietro rispetto al resto del mondo di un ampio margine, secondo le stesse autorità comunitarie.
Il governatore austriaco della BCE Ewald Nowotny dice che Francoforte può far poco a riguardo. Eppure, la Banca del Giappone ha appena fatto scendere lo yen del 22% grazie a una strategia massiccia di reflazione. La Banca nazionale svizzera sta tenendo il franco a 1,20 €, giurando di difenderlo contro il mondo intero. E’ molto facile indebolire una valuta. Ciò che il signor Nowotny intende è che l’ UEM è politicamente incapace di organizzare una tale politica.
Per l’Italia questo è un massacro. Mediobanca dice che l’economia Italiana è molto sensibile al tasso di cambio a causa delle tipologie di prodotti fabbricati (price sensitive), più della Germania. Gli ultimi report segnalano come nel corso degli ultimi 40 anni ogni volta che l’Italia ha agganciato il cambio alla Germania la crescita della sua produttività e competitività si è indebolita, e come si è velocemente ripresa dopo ogni svalutazione.
Il rapporto afferma che l’UEM ha permesso alla Germania di stabilizzare a proprio vantaggio un surplus commerciale in “stile cinese”, accumulando un surplus di 1.400 miliardi di €, il 50% del PIL tedesco, e che ciò equivale a ” un pericoloso ‘ beggar-thy -neighbor” (politica di “frega il tuo vicino”, ndt) , un gioco a somma zero per la zona euro”.
Nel rapporto si dice che l’Italia è entrata in una “spirale negativa della produttività” solo dopo aver fissato i tassi di cambio prima dell’entrata nella UEM, nel 1996. Non riconoscerlo, “significa negare l’evidenza” . Ha accusato le autorità dell’UE di far pesare l’intero onere dell’aggiustamento post-crisi sugli Stati più deboli del Club Med, di rifiutarsi di vedere il rischio di una “spirale recessiva negativa” nel Sud, o di vedere che questi paesi non possono stabilizzare le loro traiettorie di debito con un minimo di crescita. Il Nord deve “incontrare la periferia a metà strada“.
Il rapporto sostiene che il rischio è quello di un ripetersi del destino dell’Argentina, quando nel 2001 il suo ancoraggio al dollaro è crollato. E ha citato il cosiddetto “Ciclo di Frenkel” , quando arriva alla settima e ultima fase del “collasso”, il brutale epilogo di ogni sistema a cambi fissi e di ogni unione monetaria che non riesce a soddisfare le quattro condizioni di base di un’area valutaria ottimale. Che sono la mobilità del lavoro attraverso le frontiere, la flessibilità dei salari e dei prezzi, i trasferimenti fiscali e i cicli economici allineati. L’area dell’euro non ne soddisfa nessuna.
Source: Mediobanca Securities, IMF, Goofynomics analysis |
Mediobanca è la seconda più grande banca Italiana. Non chiede un ritiro dall’UEM e un ritorno alla lira, accettando stoicamente la disciplina come l’unica strada percorribile. Eppure la logica del suo capolavoro è che l’Italia starebbe molto meglio fuori dall’UEM, e la minaccia implicita è che l’Italia dovrà farlo se le potenze creditrici del nord persistono nel loro regime distruttivo.
L’Italia non è un caso disperato. La sua posizione patrimoniale netta sull’estero è – 30% del PIL, rispetto al – 92% per la Spagna , e – 100% per il Portogallo. Ha un debito ipotecario molto basso. La ricchezza mediana degli italiani è di € 173.500, che li rende quattro volte più ricchi dei tedeschi, a 51.400 €.
L’Italia è il più virtuoso dei grandi Stati UEM, con un avanzo primario di 2.5% del PIL. Questo naturalmente significa che può lasciare l’euro quando vuole, senza incorrere in una crisi di finanziamento, ed è abbastanza grande da superare lo shock.
Alla fine, tutto si riduce agli umori del paese. C’è stato un tempo in cui in Italia la causa dell’Europa era indiscussa, ma la lunga crisi ha avuto un prezzo. Un sondaggio Ipsos questa settimana ha rilevato che un record del 74% di italiani sono insoddisfatti dell’euro. Ormai si tratta di un matrimonio senza amore. Un altro battibecco con Berlino, e diventerà un aspro conflitto.
I leader europei possono arrestare il deterioramento del paese in qualsiasi momento, intraprendendo una strategia di reflazione che cambierebbe completamente i contorni della crisi e metterebbe in salvo il sud. Ma se non lo fanno – e non vi è alcun segno, ancora – gli italiani saranno costretti a riprendere in mano il proprio destino nazionale.
Carmen
By GPG Imperatrice
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