Attualità
Raffica di aumenti dei tassi di interesse, con i turchi protagonisti. E lo yen…
La seconda giornata d’estate ha portato una raffica di aumenti nei tassi di interessa da parte di diverse banche centrali, alcune delle quali hanno delle difficoltà notevoli nel contenere l’inflazione.
Iniziamo dal caso più clamoroso: la Banca centrale turca ha aumentato il tasso repo di riferimento a una settimana di 650 punti base +6,5%, portandolo al 15% e portando i costi di finanziamento ai massimi dal novembre 2021. un aumento veramente importante.
I mercati si aspettavano un aumento maggiore, al 21%. Questo segna un’inversione di tendenza rispetto alle politiche economiche non ortodosse del presidente Tayyip Erdogan, con l’assegnazione di Hafize Gaye Erkan a capo della banca centrale turca e di Mehmet Simsek come nuovo ministro del Tesoro e delle Finanze. Il Comitato ha deciso di avviare il processo di inasprimento monetario al fine di stabilire al più presto il percorso di disinflazione, di ancorare le aspettative di inflazione e di controllare il deterioramento del comportamento dei prezzi. In prospettiva, i responsabili politici hanno dichiarato che la politica monetaria sarà ulteriormente rafforzata, per quanto necessario, in modo tempestivo e graduale.
Ecco il grafico degli interessi
L’annuncio non ha però rafforzato la Lira Turca, che è passata da 23,60 a 24,20 sul Dollaro USA, a indicare come il rapporto tasso di interesse-cambio non è né così diretto né chiaro.
Anche la Bank of England, alle prese con un’inflazione persistente, ha deciso di aumentare il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base al 5,0% durante la riunione di giugno, segnando il 13° rialzo consecutivo. Questa decisione ha sorpreso le aspettative del mercato che prevedevano un aumento dei tassi più contenuto, pari a 25 punti base, e ha spinto i costi di finanziamento al livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008, nel tentativo di combattere la persistente inflazione.
I responsabili politici si sono inoltre impegnati a garantire ulteriori rialzi dei tassi se le pressioni inflazionistiche persistono. Gli ultimi dati hanno rivelato che l’inflazione britannica si è inaspettatamente mantenuta all’8,7% nell’anno fino a maggio, sfidando le previsioni di un modesto calo all’8,4% e rimanendo significativamente al di sopra dell’obiettivo della banca centrale del 2%.
Inoltre, il tasso di inflazione di fondo ha accelerato fino a raggiungere un massimo di 31 anni al 7,1%. La Banca d’Inghilterra ha avviato i rialzi dei tassi quasi un anno e mezzo fa, diventando così la prima grande banca centrale a intraprendere un’azione di questo tipo e determinando la più rapida stretta politica in oltre 30 anni. Ora attendiamo gli effetti sul mercato immobiliare, già in calo. Ecco il grafico
Anche la Banca centrale norvegese oggi ha aumentato i tassi oltre le aspettative del mercato, al 3,75% con un aumento dello 0,5%, a indicare come ormai quasi tutte le banche centrali, soprattutto occidentali, vadano in aumento sotto il timore di non contenere un’inflazione che altri, senza aumenti, contengono benissimo. Tutti comunque sono in attesa dell’aumento della FED che comunque sembra inevitabile.
Nel frattempo lo Yen si è leggermente indebolito, nel momento in cui la Bank of Japan non ha aumentato i tassi di interesse e le tensioni internazionali, che sostengono la moneta giapponese, vista come moneta rifugio, si fanno meno forti. Lo Yen si è svalutato quindi negli ultimi giorni, anche se non ha toccato i minimi del 2022
Un mondo in cui l’aumento del tasso d’interesse del 6,5% non porta a una rivalutazione della valuta sarebbe strano, se le radici dell’inflazione e della svalutazione non fossero un po’ più profonde rispetto il tasso di interesse e non si basassero sull’economia reale. Ecco perché lo Yen si svaluta leggermente, ma le altre banche centrali non riescono a fermare l’inflazione. Non dipende da loro.
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