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Politica

Raccolta firme per referendum consultivo: Buona idea?

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In questo momento di crisi microbiologica a cui seguirà, o meglio è già in atto, una crisi economica, si delinea sempre con più forza, a livello popolare, la sfiducia verso non solo il “sistema” politico italiano di gestione della stessa, ma soprattutto verso l’EU che appare ora come non mai una matrigna e non una comunità.
Per capirsi, mai come ora le persone hanno chiaro che l’UE è ostacolo, se non decisamente avversaria, e non aiuto per l’Italia.

Questo è il momento per chiedere agli Italiani se vogliono permanere in EU o la vogliono abbandonare? Forse si, forse è il momento opportuno. Si può fare? E come si può fare? E soprattutto è conveniente farlo?

Istintivamente direi di si perchè in Democrazia è il popolo che decide, ma se qualcuno non si è accorto la Democrazia è cessata in questo paese e quindi far “parlare” il popolo è sempre più difficile. (Come vedremo subito qui sotto.) Quindi come si dovrebbe procedere, ad esempio, per mettere su un referendum che chieda al popolo italiano se vuol uscire dall’UE?

Un referendum abrogativo di una o più leggi che ci hanno portato in UE non è fattibile, lo dice l’art. 75 della Carta Costituzionale, quindi nisba.

Un referendum consultivo è possibile, vediamo come.

  • Indurre un referendum consultivo (non previsto dalla Costituzione) necessita di una legge costituzionale che lo autorizzi.
  • Per ottenere una legge costituzionale che autorizzi il referendum ci deve essere un gruppo parlamentare che la rediga e la presenti al Parlamento.
  • Perchè la legge costituzionale entri in vigore, secondo l’art. 138 della Costituzione, deve essere votata e approvata in maggioranza assoluta con almeno due deliberazioni per ogni ramo del Parlamento. Significa che per raggiungere la maggioranza assoluta deve votare almeno il 50%+1 della totalità della Camera e del Senato per due volte in ogni ramo del Parlamento. Cioè si tratta di una procedura aggravata rispetto alla normale presentazione di una legge ordinaria.
  • Nel caso però la legge costituzionale sia, si approvata, ma non raggiunga i voti favorevoli di almeno due terzi delle camere, la stessa legge costituzionale deve essere sottoposta al vaglio referendario secondo l’ar. 138 della Costituzione.
  • Quindi, considerando che il Parlamento in questo momento non sembra esprimere una volontà popolare anti UE è probabile che, anche se approvata per due volte da ciascuna camera in maggioranza assoluta, non raggiunga i 3/4 dei si dei votanti, se non addirittura venga platealmente bocciata.
  • Poniamo l’evenienza rosea che venga approvata ma necessiti di referendum secondo l’art. 138. Il popolo viene chiamato alle urne, parte la campagna mediatica di terrorismo laterale, e in questa situazione il popolo si esprime a favore o contro. Mettiamo che nonostante i guru europeisti presenti in tutte le televisioni e giornali il popolo, che finalmente si è destato dal torpore, dia il via libera con il SI.
  • La Corte Costituzionale, nel 1978 e nel 1981 ha sancito che è fatto divieto di sottoporre a referendum le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali estendendo l’art. 75 della Costituzione ai referendum che ne chiedono l’abrogazione della ratifica.
  • Quindi se l’ufficio centrale dei referendum chiede una verifica della legge costituzionale alla Corte Costituzionale ci sta che la stessa dichiari incostituzionale la legge costituzionale anche se sancita dal referendum popolare.
  • Poniamo però che non accada, che in un guizzo di Democrazia (intesa come volontà del popolo) la Corte Costituzionale non renda incostituzionale la legge costituzionale, in quel caso si procede al referendum.
  • Si organizza un referendum popolare che chiede al popolo italiano se vuol uscire dall’UE o no. Nel caso il referendum venga perso, ed esiste questa possibilità perchè l’informazione se prima era martellante diventerà terrorizzante, si sarà ottenuto un boomerang di proporzioni australiane che capeggerà sulla bocca di giornali, televisioni e politici europeisti per 10 anni a seguire. Ponendo invece che il referendum sia vinto da chi vuole l’Italexit NON è detto che il risultato porti all’attivazione dell’art. 50 del trattato di Lisbona per l’uscita unilaterale dall’UE.
  • Infatti l’effetto vincolante del referendum per il Parlamento, e per estensione per il Governo, non è eterno temporalmente. Questo significa che se anche il Parlamento in oggetto delibera per l’abrogazione della ratifica di ingresso in UE e attiva le procedure necessarie per uscirne, il Parlamento della legislazione successiva può cambiare direzione e ratificare nuovamente la norma. Questo è applicabile anche per un referendum consultivo.

Bello vero? Questa è la strada che il popolaccio deve fare per vedersi riconosciuto il diritto di esprimere il proprio parere su un argomento cosi pressante per la vita del popolo stesso. Una manna democratica non c’è che dire, “loro” sanno dove mettere i paletti.

Perchè tutta sta filippica? Perchè c’è un gruppo di persone che sta mettendo insieme diversi Cittadini per una raccolta di firme per un referendum consultivo. Queste persone sono sicuramente apprezzabili, dei veri partigiani, e mi dicono anche appoggiati da costituzionalisti, quindi la lettura di questa pappardella è sicuramente inutile. Quello che mi chiedo però è se questa è davvero la miglior strada che questo gruppo di genesi fiorentina possa seguire. Se davvero metterà assieme una potenza di fuoco data da cosi tante firme, come sembra, non sarebbe meglio farne un uso diverso?

Il gruppo è questo: Raccogliamo firme per uscire da €uropa

In questo momento stanno lavorando su tutto il territorio nazionale, stanno strutturando e cercano collaboratori, soprattutto in quelle regioni che ancora non hanno raggiunto pienamente, tipo il Friuli Venezia Giulia , il Trentino Alto Adige, Val D’Aosta, Umbria , Abruzzo, Molise, Basilicata, Marche, Veneto, Liguria. Il resto d’Italia è praticamente coperto. Volete dare una mano, fatevi sotto. Iscrivetevi, fornite mani e teste pensanti.

Personalmente esprimo un dubbio, come l’ho espresso a loro per invitarli a riflettere, perchè loro sono sicuramente persone con un cuore libero e puro, si vede, ma non è detto che tutti li dentro lo siano e soprattutto non è detto che il “sistema”, con cosi tante frecce al suo arco, non riesca nonostante tutto, a fermarli. Come abbiamo visto l’iter è tutt’altro che semplice e non a caso.

Meglio morire in piedi combattendo mi hanno detto, sono d’accordo, ma se si può combattere restando vivi ed ottenendo un risultato è meglio. Da parte mia gli auguro il più grande successo perchè il loro successo è anche il mio è quello di tutti gli italiani.

Jacopo Cioni


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