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“Questa UE non ha futuro”: se anche la Germania Mainstream scarica la Commissione von der Leyen
Anche il mainstream tedesco scarica Ursula: l’editore di Die Welt demolisce la Commissione UE. “Un freno alla crescita, autoritaria e inutile. Il Green Deal è stato una catastrofe”.

Quando il cuore dell’establishment tedesco, rappresentato da Die Welt, inizia a sparare a zero su Bruxelles, significa che la misura è colma. Un attacco frontale all’inutilità economica e alla deriva autoritaria dell’Unione.
C’è un segnale inequivocabile che indica quando un sistema politico è giunto al capolinea: quando perde il sostegno non dei suoi nemici giurati, ma dei suoi pilastri fondativi. Se fino a ieri le critiche alla Commissione Europea venivano liquidate con sdegno come “sussulti populisti” o “narrazioni di destra”, oggi assistiamo a un evento tellurico. Ulf Poschardt, editore del quotidiano tedesco Die Welt — testata che rappresenta l’istituzionalità, il centrismo conservatore e l’establishment industriale tedesco, nonché firma di Politico e Business Insider — ha pubblicato un j’accuse durissimo.
Il titolo non lascia spazio a interpretazioni: “Questa UE non ha futuro”.
Vi proponiamo uno screenshot della testata tradotta in italiano, a futura memoria:
Non siamo di fronte al post di un blog sovranista di periferia, ma all’analisi spietata di chi, da Berlino, osserva il disastro economico e democratico creato da Ursula von der Leyen e dalla sua pletora di burocrati. L’analisi è chiara: l’UE ha tradito la sua promessa fondamentale, quella del benessere, per trasformarsi in un mostro regolatore, autistico e distopico.
Il tradimento del benessere: “It’s the economy, stupid”
L’analisi di Poschardt parte da una verità storica incontestabile, cara a chiunque abbia una visione economica pragmatica e non ideologica: l’Europa è nata per garantire la pace attraverso la crescita.
“Niente benessere, niente unità… L’idea di un ordine di pace dentro e attraverso il benessere”
era il fondamento dei Trattati di Roma. Ma cosa è rimasto di tutto ciò? Nulla. Secondo l’editore di Die Welt, l’Unione Europea ha dimenticato la lezione clintoniana del “It’s the economy, stupid”. Sotto la guida di quadri sempre più burocratici, Bruxelles è diventata una “macchinario di contenimento della crescita”.
Invece di favorire il mercato, l’innovazione e la produzione reale, l’UE si è persa in una “furia regolatrice” e in un “libertinaggio delle sovvenzioni” che ha drogato e poi ucciso la fiducia nei meccanismi di mercato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e le cifre non mentono:
- Negli ultimi 15 anni, l’economia USA ha staccato quella europea in modo imbarazzante.
- L’UE, citando Jamie Dimon di JPMorgan, ha “scacciato le imprese, scacciato gli investimenti, scacciato le innovazioni”.
L’UE del 2025 non è un motore, è un freno a mano tirato. E i burocrati che la guidano? Vivono in una bolla ermetica, autoreferenziale, del tutto scollegata dalla realtà produttiva e sociale del continente. Mentre il numero dei funzionari cresce, l’economia privata — soprattutto quella tedesca, vero motore d’Europa — è allo stremo.
La Germania si sveglia (tardi) dal sonno dogmatico
Interessante, e tipico dello stile graffiante ma tecnico che apprezziamo, è l’autocritica che Poschardt rivolge alla sua stessa nazione. I tedeschi sono descritti come “nuovi ricchi dipendenti dal consumo”. Hanno goduto dei vantaggi dell’Euro e del mercato unico senza riformarsi, gettando denaro dalla finestra invece di investire sulla competitività.
Ora che la competizione globale con USA e Cina si è fatta feroce, l’Europa si trova nuda. E qui arriva la stoccata sulla politica commerciale: il fallimento dell’accordo Mercosur è l’ennesima prova di un’arroganza avulsa dalla realtà. Poschardt attacca i francesi, definiti “vanitosi inconcludenti” e avversi alle riforme, colpevoli di aver silurato un accordo vitale per l’export tedesco. Ma non risparmia nemmeno Giorgia Meloni, accusata (in un’ottica puramente tedesca, va detto) di voler solo negoziare anticipi sui sussidi. Al di là delle frecciate nazionali, il succo è uno: “L’UE avrebbe bisogno di più competenza economica e leadership. Ma nessuna delle due è in vista.”
La deriva autoritaria: il mostro del controllo
Forse la parte più inquietante dell’articolo, che dovrebbe far saltare sulla sedia ogni liberale classico, è quella dedicata alla libertà. L’UE, fallimentare in economia e impotente in politica estera (Ucraina docet), compensa la sua debolezza con una “sferza autoritaria”.
Si parla esplicitamente del controllo delle chat, il Chat Control, definito con tratti “distopici”.
“Queste misure di controllo, una volta introdotte, potrebbero essere utilizzate in un’autocrazia sistematicamente contro i dissidenti politici”
scrive Poschardt citando persino la sinistra della Taz. Siamo al paradosso: l’istituzione che si riempie la bocca di “Stato di diritto” sta costruendo l’infrastruttura per uno stato di polizia digitale. Chi critica questa deriva viene bollato come “populista di destra”, un’etichetta ormai logora usata per coprire il vuoto pneumatico di argomenti dei difensori dello status quo.
Il fallimento morale e il disastro Green
Non poteva mancare un’analisi spietata del Green Deal, che su queste pagine abbiamo spesso definito come un suicidio economico assistito. Per Die Welt, è stata la “decisione errata più catastrofica della Commissione”. L’industria automobilistica europea, fiore all’occhiello della tecnologia continentale, è stata sacrificata sull’altare dello Zeitgeist, lo spirito del tempo ecologista.
Il risultato? Un capolavoro di eterogenesi dei fini:
- Il Green Deal ha rafforzato Putin (rendendoci dipendenti in altre forme o alzando i costi).
- Ha aiutato Xi Jinping a inondare l’Europa di auto elettriche cinesi a basso costo.
- L’industria solare europea è stata spazzata via.
L’Europa si è eretta a “tribunale arbitrale morale della storia mondiale”, una posizione che Poschardt definisce ridicola. Mentre noi facciamo la morale, Trump, Putin e Xi ragionano in termini di Realpolitik e forza reale. La morale europea serve solo a mascherare i propri fallimenti.
Ursula è sola?
L’articolo di Die Welt non è solo un’analisi, è un avvertimento politico. Se la Von der Leyen perde l’appoggio di chi detiene il potere economico e mediatico in Germania, i suoi giorni (politicamente parlando) sono contati.
La Commissione ha creato un mostro burocratico che paralizza l’individuo e il mercato. La crisi dell’Europa e della Germania hanno un comune denominatore: “la sfiducia nel mercato e nell’individuo e la contemporanea dedizione a strutture e pratiche autoritarie-stataliste”.
Poschardt chiude con un appello che suona come una sentenza: “Chi ama l’Europa deve criticare questa UE”. Bisogna tornare allo spirito dei Trattati di Roma, alla crescita, alla libertà. Dopo le sberle prese su Ucraina (dove l’UE è irrilevante), sul debito comune (che divide nord e sud) e sul Mercosur (che isola l’Europa), questa presa di posizione del mainstream tedesco potrebbe essere il colpo di grazia. La strategia del muddling-through, del tirare a campare, non funziona più.
Se anche i “padroni del vapore” tedeschi dicono che questa UE è inutile, anzi dannosa, per Ursula von der Leyen si prepara un inverno molto, molto freddo.
Domande e Risposte
Perché è importante che sia proprio Die Welt a criticare l’UE? Die Welt non è un giornale euroscettico, ma una colonna dell’establishment tedesco conservatore e industriale. Se una testata così “istituzionale”, legata anche a gruppi editoriali come Politico, attacca frontalmente la Commissione, significa che il malcontento ha superato la soglia di guardia. Non è più una questione di “populismo”, ma di sopravvivenza economica del sistema industriale tedesco, che vede nelle politiche di Bruxelles (Green Deal, burocrazia) la causa del proprio declino.
Quali sono le principali critiche economiche mosse nell’articolo? L’articolo punta il dito contro l’abbandono della crescita economica come obiettivo primario. L’UE è diventata una macchina burocratica che frena l’innovazione con una regolamentazione eccessiva (“furia regolatrice”) e sussidi distortivi. Si evidenzia come l’economia USA sia cresciuta molto più di quella europea negli ultimi 15 anni. Inoltre, il Green Deal è definito un errore catastrofico che ha distrutto l’industria automobilistica europea avvantaggiando la Cina e rafforzando indirettamente Putin, senza portare benefici reali all’Europa.
Cosa si intende per “deriva autoritaria” della Commissione? L’autore si riferisce alla tendenza della Commissione a centralizzare il potere e a imporre controlli invasivi, come il progetto di “controllo delle chat” (Chat Control), che minaccia la privacy e il segreto epistolare digitale. Questa sorveglianza di massa è definita distopica e degna di un’autocrazia. Inoltre, si critica l’arroganza morale di Bruxelles che bolla ogni dissenso legittimo come “populismo di destra”, rifiutando l’autocritica e isolandosi in una bolla autoreferenziale che ignora le vere esigenze democratiche e di mercato dei cittadini.








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