Attualità
Quell’Italia che dice no alle lobby. (Di Davide Amerio)
Italia anno zero: al secolo, Terza Repubblica. Quella che molti di noi sognano da tempo immemore. Da almeno 25 anni, dopo l’illusione di Tangentopoli. Allora sperammo che la cancellazione della Prima Repubblica per mano della magistratura ci consentisse di approdare sulle rive di un paese normale.
Invece la Seconda, quanto, e forse più della Prima, ci ha impaludato in una situazione svilente, di a-moralità diffusa, di prevaricazione, corruzione, e ingiustizie sociali. Il colpo di grazia lo ricevemmo con l’Euro. Una classe politica neghittosa, dedita ai propri interessi e non a quelli del paese, ci consegnò nelle mani di una Europa burocratica, e di una moneta unica vorace della nostra sovranità.
Non ostante gli sforzi bellici dell’informazione mediatica venduta al “nemico”, la realtà dei fatti è sempre crudelmente sovrana. Così anche i più ostinati e fiduciosi sudditi del sistema, hanno via via riconosciuto, a proprie spese, la distanza tra i proclami politici e il muro ostico della propria quotidianità, su cui hanno sbattuto la faccia.
“Abbiamo” digerito di tutto.
- La lezioncina sulla matematica dell’Euro: gli Italiani non sanno contare, il problema dell’Euro è una questione di “percezione”. Come se almeno 40 milioni di persone non sapessero fare una moltiplicazione per 2. Diversamente da questo principio, la realtà ci dimostra che anche il più ottimista nel credere (come gli è stato raccontato dagli esperti) che una carota è uguale a una supposta, la prova dei fatti lo convince della differenza. Sopratutto se per entrambe si utilizza lo stesso pertugio.
- Una crisi economica planetaria, le cui radici si immergono in quel mondo della finanza creativa che ha costruito le scatole mostruose dei derivati e le ha infilate nelle tasche dei risparmiatori, annunciando l’era del guadagno facile per tutti. La disillusione è costata cara.
- Risparmiatori umiliati e derubati dalle banche dei propri beni, mentre i colpevoli politici hanno continuato a non rispondere delle proprie responsabilità
- Aziende nazionali importanti distrutte dalla politica o cedute a stranieri.
- Tentativi ripetuti di modificare e mortificare la nostra Carta Costituzionale, e la sovranità politica. Dall’inserimento della follia del pareggio di bilancio, alle de-forme costituzionali targate Renzi-Boschi-Verdini. Quelle riforme che, a sentire Confindustria, se non approvate, avrebbero precipitato il paese del baratro, inseguito dalle cavallette.
- Aziende sane che han chiuso per troppi crediti nei confronti di uno stato insolvente. E quelle storiche sane e profittevoli, nate in Italia, esportate all’estero per fare maggiori profitti, lasciando i lavoratori disoccupati e dopo aver pure usufruito di soldi statali.
- La falsa filastrocca per cui tutti i problemi dell’Italia avrebbero origine nella dimensione del Debito Pubblico. Mai una parola sul vero problema: la qualità del debito. Ovvero l’incapacità di una classe politica di agire con onestà nella gestione del denaro pubblico. Nemmeno un afflato di autocritica sulle grandi opere, inutili, costose e dannose; su cui inevitabilmente indaga la magistratura ex-post, sulle cose che si sapevano già ex-ante.
- Le false promesse della precarizzazione, della perdita dei diritti dei lavoratori, come strumento per favorire la ripresa e il benessere. Quelle della mondalizzazione delle merci e dei servizi, per avere merci che costano di meno, di pessima qualità, perché non abbiamo più denaro per permetterci quelle di buona fattura.
In questi giorni, e in queste ore. C’è chi teme un governo Lega-M5S. Possiamo raccontarci del paradosso, di questa situazione; di una strana alleanza tra soggetti piuttosto distanti. Non è certo la soluzione migliore possibile. nemmeno quella immaginata dalla maggioranza dei rispettivi sostenitori.
Ma è la conseguenza di tre, dicasi tre! leggi elettorali vergognose che non hanno eguali nei sistemi democratici europei; oltre ad aver promulgata l’ultima in barba alle disposizioni europee che vietano di cambiare legge elettorale a sei mesi dalle elezioni.
Quindi, per cambiare, transitare da un sistema a una nuova speranza, rimangono, dopo le punizioni inflitte (giustamente) dal corpo elettorale, le due forze politiche che tentano di creare un nuovo inizio. Per spezzare le catene della furbizia e dell’impunità, favorire la solidarietà sociale, l’inclusione, l’istruzione, prepararci alle sfide del futuro ma con i piedi saldi all’interno delle comunità, che non devono essere merce svenduta sull’altare del libero mercato
Sull’Europa, sulla crisi mondiale, i grandi “dissidenti economisti” che prevederono la grande crisi e i pericoli dell’euro, sono gli stessi; sarà un caso? oppure c’è qualcuno che guarda con occhi sinceri all’evolversi delle vicende e intuisce i rischi reali per le persone?
Al netto dei divini Otelma che si sperticano in questi giorni a prevedere le peggio sciagure, delle Cassandre abbandonate dai propri elettori, vigileremo, criticheremo, contribuiremo. Misureremo sul campo il lavoro.
Si poteva scrivere meglio il contratto? Fare, dire di più, o diversamente? certo che si! Ci sono eccessi o questioni delicate che potrebbero creare discussioni? Assolutamente si! Il punto è che non si vedeva un punto di inizio da decenni, in questo paese; impaludato a sinistra con i renziani e a destra con i berlusconiani, e tutto ciò che ne è conseguito negli ultimi 20 anni.
Davide Amerio- Tgvallesusa
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