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QUELLI CHE… L’ITALIA DELLA LIRETTA. Smontata la bufala degli economisti disinformatori di Carlo Botta
In vista delle prossime elezioni del 4 Marzo, a liste e candidati ormai ufficializzati, possiamo dire che la campagna elettorale entra nel clou. Come in ogni campagna aspettiamoci ogni sorta di dichiarazione e promessa. Ma questa campagna ha sicuramente una prerogativa particolare rispetto a molte tornate del passato, questa volta ci dividono dal voto poche settimane, pertanto gli slogan e le promesse saranno ad affetto ancor più roboanti.
Pur senza entrare nel merito dei “programmi di governo” che le varie fazioni stanno sbandierando, ritengo che debba essere doveroso da parte dei Tg e dei conduttori dei talk show evidenziare alcune differenze, mi riferisco ai distinguo che dovrebbero responsabilmente essere rimarcati, in primis quella distinzione tra l’informazione e la propaganda e soprattutto tra le verità e le bugie. Da semplice cittadino riscontro in modo palese l’abilità del mainstream con cui è riuscito a “politicizzare” alcuni fattori che invece dovrebbero essere considerati come l’abc della logica e della scienza; intendo quei concetti che fanno parte delle regole basilari, come ad esempio accade nella matematica: uno più uno è uguale a due, quindi converrete con me che sarebbe paradossale affermare che le addizioni sono di destra o di sinistra, peggio ancora insistere che tale addizione (1+1=2) è una frase da populisti o da eurofanatici. Eppure tutto questo sta avvenendo da anni con nonchalance e senza che nessuno si degni ad alzare almeno il ditino obiettore.
Una volta mi invitarono a parlare con dei giovani in una scuola in merito al Made in Italy e, appena iniziai a spiegare i fattori critici che scaturiscono dalla valuta comunitaria col cambio bloccato all’interno dell’eurozona (parlavo dei malfunzionamenti dell’euro), gli organizzatori mi invitarono all’istante a saltare il punto giustificandosi che: parlare dell’euro era un argomento politico e quello non era il contesto giusto per farlo! Quindi secondo il mainstream la fluttuazione valutaria è diventata una questione di destra o di sinistra? Assurdo!
Ma andiamo nello specifico, quante volte abbiamo sentito dai protagonisti dei talk show la parola “Liretta”? Magari accompagnata da un irriverente risolino e qualche castroneria tale da far ridere anche gli studenti più svogliati di prima ragioneria? Tante, troppe volte. In questo articolo vorrei appunto chiarire questa che ritengo sia una delle tante scemenze clamorose della manipolazione di massa post-euro e che merita d’essere smontata una volta per tutte.
Per capire bene di cosa parliamo dobbiamo innanzitutto chiarire alcune regole di base e come avvengono certe dinamiche, mi riferisco a ciò che deve esser considerata la normalità, l’ovvio, proprio come “uno più uno è uguale a due”.
L’ITALIA E L’ITALIETTA
1- Partiamo col dire che la valuta in genere esprime le potenzialità di un “sistema paese” e finché tale Stato conserva le sue peculiarità e competitività la valuta che esprime potrà vantare la sua stabilità, al di là del nome con cui viene chiamata, non ha importanze se sono Fiorini, Grivna o uno Yen.
2- In un quadro generale e di sintesi i paesi possono esser suddivisi in due macro-categorie: paesi “materie-primisti” (che vivono vendendo all’estero le loro materie prime) e paesi a vocazione del manifatturiero “trasformatori” (trasformano le materie prime conferendo valore aggiunto). Nella cerchia dei paesi trasformatori esiste inoltre la suddivisione relativa al quoziente della tecnologia, più o meno evoluta ed automatizzata, e al livello qualitativo, che varia dal prodotto di scarsa qualità (di massa) fino alla eccellenza (di nicchie con alta capacità di spesa). L’Italia è sempre stato un paese: trasformatore con altissimo valore aggiunto e leader nelle eccellenze in quasi tutti i settori: agroalimentare, enologo, fashion, automotive, meccanica di precisione, navale, nautica da diporto, fino alla meccanica pesante come l’acciaio, mezzi di trasposto su rotaie, aeronautica e tanto altro, senza trascurare l’altissima tecnologia al servizio dei settori militari e dell’aerospaziale.
Da non dimenticare che l’Italia ha anche una rilevante tradizione nel settore energetico, abbiamo costruito centrali nucleari ed idroelettriche in tutto il mondo e lavoriamo ai messimi livelli nel segmento degli idrocarburi, dalla ricerca alla estrazione, fino alla raffinazione. Vantiamo anche importanti risorse e giacimenti sul territorio nazionale (materie prime).
A tutto questo dobbiamo aggiungere che l’Italia detiene inoltre il più alto patrimonio storico-artistico-monumentale al mondo (circa due terzi dell’intero pianeta) ed è unico in termini di appeal turistico per dodici mesi all’anno, offrendo la più esaustiva offerta, dalla cultura al balneare, dal termale all’invernale, collinare, naturalistico, artistico, enogastronomico ecc.
L’Italia pertanto è un “sistema” indistruttibile (molti asset non sono delocalizzabili, ad esempio nel turistico-monumentale o nell’enogastronomico), basta liberare le proprie potenzialità e può recuperare le proprie posizioni nello scacchiere mondiale con una velocità ineguagliabile, molto più rapida rispetto anche alle potenze come: Germania, Giappone, Usa ecc. Pertanto qualsiasi moneta viene dotata l’Italia, essa esprimerà le competitività e i valori qui appena sintetizzati. E’ anche per questo che la Lira (quindi il sistema Italy) fu premiata come valuta più affidabile e solida dell’occidente nella metà degli anni ’60 (giuria internazionale istituita dal Finalcial Times).
COSA CONFERISCE APPETIBILITÀ A UNA MONETA?
Dobbiamo chiarire una volta per tutte che i paesi non vendono monete ma prodotti!
Pertanto è veramente da sciocchi parlare di monete prestigiose, di “MON€TONI” o di cartastraccia. La moneta ha valore nella misura in cui il paese che la esprime vanti “cose /prodotti” che il mercato può richiedere e comprare. Facciamo qualche esempio pratico uscendo dalle solite e astruse technicalities. Come funziona allora la moneta nello scenario degli scambi? Perchè è indifferente il suo nome e la sua quotazione di scambio iniziale verse le valute di riferimento? Ecco, se la gente comune assimilasse le risposte a queste due domande, sparirebbe dai dibattiti la sciocca parola “Liretta” e coloro i quali incautamente ci hanno speculato facendo “terrorismo mediatico” inizierebbero a fare ammenda.
COME FUNZIONA LA VALUTA NEGLI SCAMBI
Facciamo uno dei classici esempi, Germania – Italia. Prima del 1997 (attuazione del cambio fisso) se volevi comprare una Golf VW l’importatore vendeva le Lire e comprava i Marchi tedeschi (DM) per la transazione. Se le vendite delle Golf salivano, saliva di conseguenza la domanda di Marchi, ciò comportava per la legge di domanda-offerta la penalizzazione del Made in Germany. In che modo si penalizzava? Semplice, il DM veniva quotato più caro e meno conveniente e di conseguenza tutto ciò che veniva prezzato in DM diveniva meno conveniente; di riflesso il Made in Italy si mostrava “magicamente” più competitivo, in quanto, prezzato in Lire veniva quotato con prezzi più appetibili; quindi molte Alfa Romeo Giulietta (segmento di riferimento della Golf VW) partivano per la Germania e si salvaguardava occupazione e fatturati. In effetti non era la Lira a svalutarsi ma era il Marco a rincararsi.
Ma anche tutto questo veniva rallentato in Germania laddove le Alfa Romeo iniziavano ad essere vendute in gran numero e di conseguenza la Lira, recuperando sul DM, faceva alzare i prezzi di tutti i prodotti italiani. Il pingpong degli scambi si auto-regolava e garantiva la longevità sia alle imprese che agli investimenti in ricerca, sviluppo e marketing, questo sia in Germania che in Italia. Con l’Euro invece tali asimmetrie si possono “aggiustare” non più col cambio ma attraverso il dumping dei salari e di una strutturale disoccupazione in grado di comprimere anche i diritti del lavoro. Ecco uno dei motivi che ha creato il disastro in Euro-Zona, ecco perchè la Germania ha smesso di comprare yogurt dalla Grecia e oggi è lei addirittura a vendere yogurt ai greci e pure con la scritta “alla greca”! Questa è pura follia. L’euro è l’unica moneta che viene gestita in modo diverso rispetto a tutte le altre ca. 200 valute del mondo, l’unica che non risponde a nessuna esigenza di Stato e ancor meno quella di un popolo. I target della BCE come noto a tutti non sono quelli di gestire (che gli altri sistemi monetari) la massa monetaria in base agli indici da “sfrizionare” tra occupazione /disoccupazione e inflazione /recessione, niente affatto, la BCE ha come obbiettivo quello di evitare l’inflazione (necessaria tra l’altro per erodere il debito), quindi il sistema monetario dell’euro-zona si basa sulla stabilità dei prezzi agevolando ovviamente i creditori. Ma il rientro alla normalità della gestione monetaria lo rimando a un prossimo articolo.
La valuta di un paese non si svaluta in termini assoluti (come un’auto usata) e nemmeno si rivaluta, essa fluttua a percentuali differenziate con ogni singolo paese a seconda se a quello Stato vende più di quanto compri o viceversa, pertanto potremmo constatare che la stessa valuta stamani si rincara su un mercato e allo stesso tempo diviene più competitiva su un altro. Spero fin qui sia tutto chiaro.
Ora, se i prodotti che fino o ieri sono stati ritenuti appetibili dai cittadini stranieri, anziché essere prezzati in Euro, Lira, Fiorino o altro, venissero prezzati in una moneta che si chiami Leonardo, secondo voi la Ferrari perderebbe potenza in cavalli? Il design e il fashion italiano diventerebbero magicamente pacchiani? Le Beretta da poligono si incepperebbero ad ogni tentativo di sparo? O è una cretinata (se preferite furbata o fake news) sostituire il prodotto con la moneta che lo prezza? Secondo me è una cosa che probabilmente oltre che scorretta è forse anche illegale, in quanto si diffondono cose false mirate a terrorizzare o comunque ad influenzare le masse con bufale ormai inaccettabili.
In fine consentitemi di fare un esempio anche per ciò che riguardano le aree fuori dall’eurozona. Sia in USA che in Svezia i prodotti italiani vengono prezzati in Dollari (usa) e in Corone (Svezia) al di là se in Italia è in vigore l’euro o le conchiglie di madreperla. Una massaia che compra il Parmigiano in Svezia lo vede in vetrina prezzato in Corone, mentre la signora americana lo compra in Dollari. L’unica differenza che potrebbero le due massaie riscontrare nei rispettivi paesi in caso l’Italia tornasse alla sua moneta nazionale è che probabilmente (sicuramente) il prezzo sarà più conveniente rispetto all’attuale e sopravvalutato euro. Quindi traduco: con gli stessi Dollari o Corone le signore potranno comprare il 15, o forse il 25% di Parmigiano in più; secondo voi questo sarebbe un bene o un male per la nostra occupazione? Ora che vi siete dati la risposta continuiamo con l’ultimo chiarimento.
LA LIRETTA VALE MENO DELL’EURO E QUINDI DIVENTERAI PIU’ POVERO.
Ma sarà vero? O è la bufala del secolo?
A quelli della Liretta ricordo che in Giappone hanno lo Yen che vale circa 130 volte meno un Euro, secondo voi sono 130 volte più poveri di noi Italiani? O meglio, i Greci sono 130 volte più benestanti dei Giapponesi? Oppure quando si parla di Liretta si dice semplicemente una delle scemenze più indelebili della storia? Come già detto, i consumatori comprano prodotti e non valute. Le valute servono solo a “misurarne il prezzo”. Ma la follia la si comprende ancora meglio con questo esempio: andare da Roma a Grosseto bisogna percorrere 200 Km, quindi secondo qualche genio dell’economia della Liretta, se misuri la tratta in metri (200 mila) anziché in Km, le due città si dovrebbero allontanare! Ma vi rendete conto della assurdità? Eppure ancora oggi continuiamo a sentire queste baggianate (sempre dai soliti) indisturbatamente e a reti unificate.
In conclusione vale la pena ricordare ancora che qualsiasi valuta viene accettata dal mercato nella misura in cui il Paese che la esprime abbia “cose” che il mercato estero è disposto a comprare (e l’Italia ne ha di cose da offrire credetemi), non ha importanza il suo nome o se all’interno del nostro Stato la moneta nazionale viene espressa in decimali rispetto alle valute di riferimento. L’Italia, come ho detto all’inizio di questo articolo è un “sistema” altamente competitivo e molti asset non sono delocalizzabili, nonostante i tentativi di speculazione e di spoliazione come la Bolkestein ed altre direttive UE, attraverso le quali si cerca di aggirare la “non delocalizzazione” prendendone possesso o controllo dall’estero. L’Italia non divenne la IV° potenza economica del mondo per caso e questo lo sanno in Europa, specie in Germania e in Francia. Sapete qual è il peggiore incubo di Francia e Germania? Vedere sul mercato un Made in Italy prezzato in Grivna ucraine! Forse un giorno sarà chiaro a tutti che il vero scopo di questa pseudo unione comunitaria non è altro che una festa “del Ringraziamento” permanente in cui si vuole che l’Italia rivesta il ruolo del tacchino.
Carlo Botta
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