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PwC implicata in Australia in uno scandalo per evasione fiscale

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Lo slogan pubblico di PricewaterhouseCoopers è “costruire la fiducia nella società e risolvere problemi importanti”.

La filiale australiana della PricewaterhouseCoopers (PwC) è accusata di aver utilizzato in modo improprio informazioni fiscali governative riservate a fini commerciali, creando una crisi che minaccia di estendersi oltre i confini nazionali. Lo scnadalo è riportato dal Guardian, e da SCMP.

Sebbene lo scandalo sia incentrato sull’Australia, PwC ha utilizzato la sua rete globale per trarre profitto da informazioni privilegiate, coinvolgendo altre parti di una delle più grandi società di servizi professionali del mondo.

Le sue mancanze ammesse sono ora oggetto di un’indagine di polizia, e i governi di tutto il mondo ne prenderanno atto in un contesto di crescente affidamento a consulenti privati per la formulazione delle politiche pubbliche.

Nel 2015, l’ormai ex consulente di PwC Peter Collins, responsabile della fiscalità internazionale presso l’affiliata australiana, stava aiutando il governo federale di Canberra a progettare leggi fiscali più severe per le multinazionali.

Il tesoriere australiano dell’epoca, Joe Hockey, era preoccupato per l’aumento di strutture opache come il “doppio sandwich irlandese e olandese”, che prevedeva l’invio di profitti attraverso una società irlandese, poi a una società olandese e di nuovo a un’altra società irlandese creando un perfetto paradiso fiscale europeo che noi conosciamo piuttosto bene.

Tali schemi erano particolarmente popolari tra le aziende tecnologiche statunitensi, tra cui Google, che successivamente ha poi ammesso di non utilizzare più questo strumento di evasione.

Collins, che aveva firmato accordi di riservatezza con il governo australiano, ha fornito informazioni sui piani governativi al personale di PwC sia in Australia che all’estero. L’azienda ha utilizzato queste informazioni per avvertire in anticipo più di una dozzina di società statunitensi dei cambiamenti, ricavando commissioni aggiuntive e privando potenzialmente l’Australia di entrate fiscali.

La questione di quali colleghi abbiano ricevuto le comunicazioni di Collins, e di cosa abbiano fatto con le informazioni, diventerà una parte centrale delle future indagini. Nel frattempo il governo di Canberra ha cancellato al resposnabile di PwC l’autorizzazione all’accesso a informazioni riservate.

Finalmente ora qualcuno mette anche in discussione il ruolo di queste mega società di consulenza internazionali, che da un lato hanno una clientela prestigiosa a cui fanno consulenza fiscale e dall’altro consigliano le autorità fiscali dei vari paesi sullo stesso tema. Un enorme conflitto di interesse che, finalmente, sale agli onori della ribalta. 

Come è diventato pubblico questo enorme scandalo?

Collins è stato cancellato dal Tax Practitioners Board alla fine dell’anno scorso, dopo che un’indagine ha rilevato che aveva condiviso informazioni e documenti riservati ottenuti da consultazioni con il Tesoro.

I risultati, che gli vietano di richiedere nuovamente la registrazione come agente fiscale per due anni, sono stati resi noti solo da un articolo dell’Australian Financial Review di gennaio.

Da allora è stato rivelato nelle stime del Senato, che consente ai senatori australiani di esaminare l’uso del denaro dei contribuenti, che l’ufficio delle imposte è venuto a conoscenza nel 2016 del fatto che una manciata di multinazionali ha cercato “in modo sospetto e rapido” di ristrutturare le operazioni in risposta alle nuove norme sull’elusione fiscale.

Nello specifico, l’Australian Taxation Office (ATO) era preoccupato per gli schemi fiscali proposti alla clientela da  PwC che minacciavano la capacità di esercizio del potere fiscale nel paese. Queste società esercitano questo tipo di consulenze fiscali in tutto il mondo, Europa e Italia compresi.

Le informazioni sono state trasmesse alla polizia, ma inizialmente non hanno portato a un’indagine completa. Il Tesoro ha poi rinviato la questione alla polizia federale australiana, adducendo nuove prove.

L’ATO ha anche formalmente sottoposto la questione al Tax Practitioners Board nel 2o2o, che ha portato alla decisione di cancellare Collins dal registro. In particolare, la commissione tributaria ha trasmesso al Senato 144 pagine di e-mail interne di PwC, anche se le riduzioni hanno frustrato alcuni senatori.

Di fronte a questo scandalo PwC si è limitata ad aprire un’indagine interna nei confronti di Collins e altri che, comunque, avevano già lasciato la società. Qualcuno li aveva preavvisati??

Ian Ramsay, già a capo di un’inchiesta del governo federale sull’indipendenza dei revisori, ha affermato che la risposta è stata inadeguata.

La PwC ha fallito in modo abissale nell’affrontare efficacemente la questione, cercando sostanzialmente di minimizzarla. A ogni passo si sono resi conto che dovevano offrire scuse più esaurienti e assumersi maggiori responsabilità”, ha dichiarato Ramsay, professore emerito di diritto all’Università di Melbourne.

All’inizio di maggio, sotto forti pressioni, l’amministratore delegato di PwC Australia Tom Seymour si è dimesso. Era uno delle decine di partner che avevano ricevuto da Collins le e-mail relative alle informazioni riservate, anche se non si può affermare che abbia usato tali informazioni in modo inappropriato.

Questo scandalo mette in evidenza il ruolo ambiguo delle società di consulenza internazionali, come PwC e simili, che da un lato hanno clientela privata a cui insegnano ad ottimizzare il carico fiscale (ho usato un eufemismo) e dall’altro si pongono come interlocutori dei governi nazionali, raccogliendo, fra l’altro, informazioni riservate molto delicate.

Però c’è un altro aspetto della vicenda, cioè il fatto che stati nazionali che si presentano come “Onorevoli”, come i Paesi Bassi e l’Irlanda, poi si pomngono come facilitatori di queste attività di elusione fiscale. Ovviamente questo problema è completamente irrisolvibile a livello europeo, perché proprio questi stati bloccheranno qualsiasi legislazione in materia.

 

 


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