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Presidenziali USA: in un contesto realistico Trump guida di sei punti sulla Harris

Nel confronto a due la distanza fra i due è solo di due punti percentuali, ma Kennedy porta via voti soprattutti ai Democratici. Inoltre si vota per stati

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L’ex presidente Donald Trump ha un vantaggio di sei punti sulla vicepresidente Kamala Harris nell’ultima media dei sondaggi di The Hill, se si considera anche il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr.

A partire da domenica, l’ultima media dei sondaggi di The Hill colloca Harris al 36,9% e Trump al 42,6%. Il candidato indipendente Robert F. Kennedy, anch’egli nominato nel sondaggio, è attualmente al 5,8%. 

In uno scontro diretto Trump  Harris l’ex presidente guida la sfida 47,4% a 45,4%, ma lo scontro non è a due, in quanto, come è noto, Robert Kennedy jr si presenta ovunque. Senzza poi considerare che si vota per stati, per cui avere molti sostenitori nei due stati più popolosi, California e New York, non serve a molto.

Passando al altri fattori, il gradimento di Harris è al 37,7% da domenica, con un indice di sfavore del 55,5%.

Fonte, The Hill

“Il suo favore a livello nazionale rispecchia quello di Biden: non è un granché”, ha dichiarato la scorsa settimana Scott Tranter, direttore dell’analisi dei dati presso Decision Desk HQ. “Il suo lato positivo, però, è che non ha tutto il bagaglio di Biden e gli elettori la guarderanno con occhi nuovi”.

Non mi aspetto che i sondaggi mostrino che sta battendo Trump, ma avrà un’intera campagna e un nuovo inizio, senza dover rispondere a domande sulla sua capacità mentale di servire”, ha aggiunto, ancbe se poi la campagna durerà solo tre mesi.

Dopo la notizia di domenica che il presidente Joe Biden si è ritirato dalla corsa, Harris si trova ora ad affrontare una battaglia in salita per assicurarsi i quasi 3.800 delegati che si sono impegnati a sostenere Biden nelle primarie. I delegati di Biden non sono obbligati a sostenere Harris e potrebbero riservare delle sorprese. 

Inoltre, non è chiaro come il Partito Democratico affronterà il processo di nomina. Alcuni, che hanno un legame stretto con il Partito Democratico, come la professoressa di legge dell’Università di Georgetown Rosa Brooks, hanno invocato “primarie lampo“, che apparentemente si terrebbero escludendo gli elettori democratici.

“Anche se la maggior parte degli altri aspiranti candidati decidesse di non candidarsi, ciò non significa che il resto del partito si schiererà all’unanimità con [Harris]“, ha scritto domenica Steven Shepard di Politico. “Nelle ultime settimane, alcuni democratici – dai funzionari eletti ai grandi donatori – si sono preoccupati per i bassi indici di gradimento di Harris durante il suo periodo da vicepresidente, e hanno chiesto una convention competitiva invece del fatto compiuto“.

“Queste richieste di una “convention aperta” sono continuate domenica dopo l’annuncio di Biden, anche da parte di alcuni dei più alti livelli del partito“, ha aggiunto Shepard. La dichiarazione dell’ex presidente Barack Obama, che si è congratulato con Biden per il suo ritiro, non includeva un’approvazione di Harris, ma piuttosto ha detto di avere “straordinaria fiducia che i leader del nostro partito saranno in grado di creare un processo dal quale emerga un candidato eccezionale””.

Un prcesso democratico vero per le primarie vorrebbe vedere la Harris scontrarsi con altri candidati veri, magari perfino con il rientro di Kennedy, ma avrà il partito Democratico il coraggio di mettersi in gioco?

Comunque in Italia si è inziato ad incensare il candidato Democratico, chiunque lui/lei sia. Anche perché per designare Kamala Harris “Donna dei primati“, lei che viene da una famiglia privilegiata ed è vissuta sempre da dipendente pubblica, ci vuole un bel coraggio.


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