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“Più Europa”; ma almeno sapete come funziona l’Europa? Parte terza: la Commissione

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Per i lettori fedeli che hanno seguito la prima e la seconda parte di questo manualetto sulle istituzioni europee (tanto per capire chi ci governa e come ci governa) è chiaro oramai che questa è la parte con più succo, dove finalmente si scopre chi comanda realmente in Europa.

La Commissione europea è un unicum al mondo: non esiste alcun Paese o Unione con un sistema politico che si definisca democratico, che abbia un organo dove vengono di fatto raccolte assieme la funzione legislativa e quella esecutiva come accade nella nostra Commissione. Come abbiamo già evidenziato nella parte sul Parlamento, l’impulso legislativo, le proposte di regolamento o direttive nascono esclusivamente da tale organo. Vediamo le sue prerogative secondo l’art. 17 del Trattato:

1. La Commissione promuove l’interesse generale dell’Unione e adotta le iniziative appropriate a tal fine. Vigila sull’applicazione dei trattati e delle misure adottate dalle istituzioni in virtù dei trattati. Vigila sull’applicazione del diritto dell’Unione sotto il controllo della Corte di giustizia dell’Unione europea. Dà esecuzione al bilancio e gestisce i programmi. Esercita funzioni di coordinamento, di esecuzione e di gestione, alle condizioni stabilite dai trattati. Assicura la rappresentanza esterna dell’Unione, fatta eccezione per la politica estera e di sicurezza comune e per gli altri casi previsti dai trattati. Avvia il processo di programmazione annuale e pluriennale dell’Unione per giungere ad accordi interistituzionali.
2. Un atto legislativo dell’Unione può essere adottato solo su proposta della Commissione, salvo che i trattati non dispongano diversamente. Gli altri atti sono adottati su proposta della Commissione se i trattati lo prevedono.
3. Il mandato della Commissione è di cinque anni.
I membri della Commissione sono scelti in base alla loro competenza generale e al loro impegno europeo e tra personalità che offrono tutte le garanzie di indipendenza.
La Commissione esercita le sue responsabilità in piena indipendenza. Fatto salvo l’articolo 18, paragrafo 2, i membri della Commissione non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo, istituzione, organo o organismo. Essi si astengono da ogni atto incompatibile con le loro funzioni o con l’esecuzione dei loro compiti.

Come si vede la Commissione propone gli atti legislativi, ne influenza l’approvazione insieme al Consiglio, attraverso quel meccanismo già visto nella prima parte, e poi li esegue o ne cura l’esecuzione. Praticamente ha le chiavi dell’Europa in mano. Che sia il vero dominus della costruzione europea (insieme alla BCE) è poi dato dal fatto che, diversamente dalla scarsa frequenza delle riunioni del Consiglio (due volte a semestre, salvo straordinarie convocazioni) e del Parlamento (una settimana al mese in sede plenaria) la Commissione si riunisce almeno una volta a settimana.

Interessante per i sottintesi appaiono il secondo ed il terzo capoverso dell’articolo in esame: nel secondo si specifica che i membri della Commissione sono scelti in base alla loro competenza generale (non quindi specifica al campo di nomina: basta che siano stati in patria dei politici o dei burocrati di qualsiasi livello) e al loro impegno europeo, ovvero persone che si siano spese per sostenere l’Unione o che ne abbiano fatto parte, dando garanzie di indipendenza. Nel terzo si insiste che la Commissione è indipendente e che i membri non sollecitano, né accettano istruzioni da alcuno.

Questo insistere sull’indipendenza dei singoli e dell’organo collegiale appare vistosamente un’ipocrita petizione di principio: abbiamo sotto gli occhi ogni giorno la pesante influenza che, ad esempio, un ministro di uno Stato membro come Schauble, esercita sulle decisioni di politica economica, o gli ammonimenti che la Bundesbank lancia su quella monetaria e la riunione avvenuta recentemente sulla Grecia fra Hollande, la Merkel, Draghi, la Lagarde e Junker e ancor più quella di ieri fra Holland, Merkel, Junker e Tsipras non depongono a favore di una reale indipendenza delle istituzioni europee, dato che, a decidere insieme al presidente della Commissione, sono due dei tre più grandi creditori dello Stato ellenico (il terzo sarebbe l’Italia, ma Renzi non è stato invitato…).

Quando si parla di indipendenza, ed il Trattato europeo, abbiamo visto e vedremo, se ne riempie spesso la bocca a proposito di Commissione e BCE, bisogna considerarne la reale portata. Spesso è sinonimo o di allontanamento da un processo di controllo da parte dei cittadini, attuabile attraverso gli organi da essi eletti, o di maggiore opacità dei meccanismi di influenza. E a riprova di ciò abbiamo ad esempio la norma dell’art. 247 TFUE:

Qualsiasi membro della Commissione che non risponda più alle condizioni necessarie all’esercizio delle sue funzioni o che abbia commesso una colpa grave può essere dichiarato dimissionario dalla Corte di giustizia, su istanza del Consiglio, che delibera a maggioranza semplice, o della Commissione.

Notate qualcosa? Se non siete dei giuristi probabilmente no, ma c’è un’assenza importante. Manca il Parlamento europeo. Manca quindi quel meccanismo di tutela democratica, di controllo da parte dei cittadini che nel nostro ordinamento si chiama “sfiducia personale”: il Parlamento non può sfiduciare un Commissario, anche se ha commesso una colpa grave. Solo la Commissione stessa o il Consiglio possono chiederne la rimozione alla Corte di Giustizia, non l’unico organo eletto. Il Presidente della Commissione può chiedere le dimissioni di un Commissario e queste deve rassegnarle, come accade in un governo. La Commissione nel suo intero può invece essere sfiduciata dal Parlamento con un voto favorevole  della maggioranza assoluta dei membri e almeno dei due terzi dei partecipanti al voto. Praticamente un plebiscito.

Riguardo all’opacità che un’affermata indipendenza in realtà facilmente nasconde, basti pensare che a Bruxelles sono catalogate 144 società di lobbying, ovvero gruppi di pressione portatori di interessi, di solito di grandi aziende, che cercano di influenzare la legislazione e l’attività degli organismi europei, naturalmente senza che di ciò se ne abbia contezza. Indipendenza da chi?

La prossima parte sarà dedicata alla BCE ed alle sue funzioni. A presto.

 


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