Economia
Pirelli: il controllo ora è ufficialmente di Camfin. Sinochem fuori dai giochi
dopo il voto del CdA di ieri il controllo della Pirelli torna in mani italiane, anche se la quota di Sinochem non viene ancora ceduta

Il consiglio di amministrazione di Pirelli ha votato per privare il conglomerato cinese Sinochem, suo principale azionista, del controllo sulla società italiana produttrice di pneumatici, a seguito di contrasti sulla governance.
Il gruppo milanese ha dichiarato lunedì che il consiglio ha approvato una proposta secondo cui il gruppo cinese non sarà più considerato azionista di controllo, nonostante detenga una quota del 37% e fosse considerato azionista di controllo ai fini normativi.
La mossa fa seguito ad anni di controversie sulla governance di Pirelli, che hanno visto il governo del primo ministro Giorgia Meloni imporre limitazioni ai diritti degli azionisti della società statale Sinochem nella società di pneumatici.
L’ex amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera, che è il secondo maggiore azionista della società con una partecipazione del 26% attraverso la società di investimento Camfin, il mese scorso ha tentato senza successo di convincere Sinochem a cedere la sua partecipazione.
In base ai principi contabili internazionali, un azionista di minoranza può essere considerato azionista di controllo ai fini normativi se esercita un’influenza dominante su una società.
Sinochem ha una possibilità di intervenire sulla gestione aziendale limitata, dopo l’intervendo della Golden Power del Governo: non può nominare l’AD, non ha la possibilità di accedere a informazioni riversate, non può prendere decisioni strategiche. Ormai non è un vero azionista di controllo.
Quest’anno Pirelli ha chiesto alla Consob, l’autorità di vigilanza finanziaria italiana, di chiarire se Sinochem fosse ancora considerata azionista di controllo dopo la mossa del governo di due anni fa, ma l’autorità di vigilanza ha risposto che spettava al consiglio di amministrazione prendere tale decisione.
La decisione del consiglio è stata approvata da nove dei 15 membri, tra cui il vicepresidente esecutivo Provera e l’amministratore delegato Andrea Casaluci.
Il presidente Jiao Jian, che è anche presidente di Sinochem, si è opposto alla decisione, ha affermato Pirelli. Sinochem ha dichiarato di essere “costernata e fermamente contraria alla decisione”.
I membri italiani e cinesi del consiglio di amministrazione erano in contrasto da tempo e le tensioni sono state ulteriormente accentuate dalla guerra commerciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump con la Cina e dalle sue implicazioni per l’espansione americana di Pirelli.
Il voto di lunedì non obbligherà Sinochem a vendere la sua partecipazione e il management di Pirelli ha riconosciuto che si tratta solo di “un primo passo, ma non decisivo, verso il necessario adeguamento della governance aziendale alle restrizioni normative negli Stati Uniti”.
A gennaio Washington ha finalizzato il divieto sui sistemi di guida automatizzata cinesi e sui dispositivi hardware e software che interagiscono con le automobili, come Bluetooth, WiFi e satellite.
La tecnologia proprietaria di Pirelli, in grado di collegare le informazioni raccolte dai sensori degli pneumatici ai comandi di guida, è molto richiesta negli Stati Uniti, ma il gruppo temeva di essere escluso da un mercato redditizio a causa del controllo cinese. Con questa decisione il pericolo viene ad allontanarsi perché il controllo del gruppo continua ad essere italiano.
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