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Piemonte: bloccare gli Euro 5 diesel? Vincebbe una norma stupida sul benessere dei cittadini

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Il Piemonte deve … bloccare il blocco delle auto euro 5, che avrebbe dovuto scattare dal 15 settembre. La non applicazione del rinvio, anche se limitato a due anni, sarebbe la vittoria di una normativa europea stupida che non tiene conto del benessere dei cittadini delle loro tasche, e che sarebbe oggettivamente una vera e propria tassa sui più poveri…

Secondo questa norma, da disarmare definitivamente,  fino al 15 aprile, dal 15 settembre, alle limitazioni strutturali che già prevedono il blocco del traffico, tutti i giorni 24 ore su 24, per i diesel e benzina fino a Euro 2 e per i GPL e metano fino a Euro 1, si aggiungeranno ulteriori provvedimenti: divieto di circolazione dalle 8:00 alle 19:00 nei giorni feriali dal lunedì al venerdì, dei veicoli dotati di motore diesel Euro 3, Euro 4 e, novità di quest’anno, Euro 5 adibiti al trasporto persone ì, e dei veicoli adibiti al trasporto merci in 76 comuni della regione. 

Si calcola che 140 mila vetture euro 5 non potranno pià circolare in Piemonte. C’è sempre la scappatoria del sistema Move-Up , che permette di numero limitato di km se ci si registra a un sistema di monitoraggio, ma comunque auto relativamente recenti, con pochi anni alle spalle, vanno fuori legge.

La conferma delle teorie di Carlo Cipolla

La norma è stupida ed è l’applicazione di una norma europea creata per confermare il pensiero dell’economista Carlo Cipolla sulla prevalenza del cretino. 

Facciamo qualche esempio: se l’obiettivo è quello di limitare, in generale, le emissioni di CO2 dovremmo NON incentivare eccessivamente l’acquisto di auto nuove (la cui costruzione emette CO2) e, se mai, bloccare quelle che emettono più anidride carbonica.

Peccato che non sia così. Facciamo un esempio:

  • Emissioni di CO2 di una Fiat Punto multijet del 2005 diesel: 119 g al Km
  • Emissioni di CO2 di una BMW X3 2.0 euro 6 165 g al km

La prima auto non circola, la seconda si. Il proprietario della Punto la può vendere per complare la BMW la cui emissione genera CO2, cosa che la Punto, se avesse continuato a circolare, non avrebbe fatto…

Potremmo continuare con decine si esempi, alcuni eclatanti, come quello delle ibride non plug – in il cui carico comunque dipende da motori a combustione interna che devono anche trascinarsi dietro le batterie, la cui produzione necessita non solo CO2 , ma anche metalli rari ottenuti con lo sfruttamento. Che senso ha tutto questo? Nessuno, assolutamente nessuno, se non essere una nuova tassa a carico dei cittadini finalizzata a punirne la mobilità.

Non si può fare niente di buono permanendo in questa UE

Norme volute da lobby politiche finanziate da paesi nordici non possono portare che a politiche repressive dei poveracci, che non possono permettersi di comprare una Tesla o una Mercedes e che devono utilizzare la Panda 4×4 del 1993 semplicemente perché abitano in campagna e non possono permettersi una macchina nuova adeguata. I poveri devono soffrire, soprattutto quando le politiche sono decise dai socialisti europei e i governi locali non brillano per coraggio. Se poi questo avesse avuto ciò che mancava a Don Abbondio ci sarebbe stato il braccio giudiziario a schiacciare l’iniziativa locale, Se poi ci fosse una norma nazionale di copertura, che sarebbe stata possibile, avremmo avuto qualche Corte di Giustizia della Eu a disapplicarla.

Questa piccola norma stupida mette in evidenza quello che, a poco a poco, stanno avvertendo tutti: non può esserci politica sociale nella UE in mano a ideologie antisociali. Perché la classificazione Euro non ha senso per quanto riguarda l’emissione del CO2, ma ha molto senso come tassazione forzata.

Tra l’altro la norma rischia di essere controproducente e provocare distorsioni commerciali: se io abito ad Alice Belcolle (AT) ed ho una Punto multiet del 2005 in buone condizioni non andrò a fare la spesa ad Asti o a Nizza Monferrato. Andrò a Mombaruzzo, che non fa parte dei comuni bloccati. Non è impossibile, anzi dal 15 settembre è probabile che accada, che negozianti dei centri minori pubblicizzino la possibilità di fare da loro la spesa in modo libero.

Che colpa ha il proprietario di un negoziom di Nizza Monferrato? Nessuna, se non quella di essere in una città un po’ più grande. Chi lo ripagherà dalle perdite? Bruxelles?

 

 


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