Economia
Petrolio: sei settimane di crescita dei prezzi, con i tagli di produzione di Arabia Sudita e Russia
Il comitato di monitoraggio dell’OPEC+ non ha raccomandato modifiche alla politica di approvvigionamento della coalizione durante una riunione online di venerdì, secondo un delegato.
Il comitato “continuerà a valutare attentamente le condizioni del mercato” e ha osservato che i membri dell’OPEC+ sono disposti “ad affrontare gli sviluppi del mercato e sono pronti ad adottare ulteriori misure in qualsiasi momento”, secondo una dichiarazione sul sito web dell’organizzazione.
Questa raccomandazione segue l’annuncio di ieri di Riyadh che estenderà un taglio unilaterale di 1 milione di barili al giorno fino a settembre – e potenzialmente approfondirà la riduzione in seguito – per sostenere un mercato fragile. La Russia ha annunciato che taglierà a settembre ulteriori 300.000 barili giornalieri di produzione.
La permanenza di queste pesanti riduzione dell’offerta ha fatto lievitarim i prezzi che sono stati in continua crescita nelle ultime sei settimane come si può vedere dal sottostante grafico del prezzo WTI
In questo caso è evidente che l’Arabia stia aiutando la Russia nel mantenere i prezzi elevati del petrolio, massimizzando quindi le entrate per il governo russo. La scarsità di offerta ha permesso a Mosca anche di ridurre al minimo gli sconti normalmente concessi ai clienti, soprattutto orientali.
Questa stretta produttiva non farà felice gli USA perché viene a dare una spinta inflazionistica proprio durante le primarie e ormai a 15 mesi dalle elezioni. L’inflazione viene considerata proprio la colpa maggiore dell’amministrazione Biden e questa fiammata del prezzo petrolifero è un colpo, voluto o meno, alla candidatura presidenziale.
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