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Petrolio: le previsioni di prezzo a breve, medio e lungo secondo Morgan Stanley, nell’ottica di “Emissioni zero”
I prezzi energetici sono il tormento dei paesi occidentali in questa fase storica, con i governi schiacciati fra desideri di lotta climatica e la dura realtà della necessità di fornire energia alle proprie popolazioni.
Morgan Stanley pubblica alcune previsioni basate anche sulle stime della domanda condotte dall’IEA in un’ottica di raggiungimento effettivo delle emissioni energetiche zero nel 2050. Si tratta di previsioni interessanti e piuttosto dettagliate.
Prima di tutto un dato previsionale della IEA, l’agenzia internazionale per l’energia che ha un ruolo di studio della domanda e dell’offerta energetica.
Nell’ottica di un raggiungimento delle emissioni zero nel 2050 la domanda complessiva di petrolio si dovrebbe aggirare, da qui al 2030, sui 700-900 miliardi di barili, circa la metà delle riserve mondiali al 2019, pari a 1700 miliardi di barili. Ovviamente l’interruzione o il calo degli investimenti in molti paesi viene a significare che queste riserve residue aumenteranno con molta lentezza.
La concentrazione delle riserve stesse è soprattutto nell’area OPEC
Attualmente l’OPEC sta sottoutilizzando le proprie riserve, mentre gli USA le stanno sovra-sfruttando. Questo significa che, in assenza di grossi investimenti da parte dei paesi extra OPEC (Regno Unito, Norvegia, Paesi Bassi, etc), nel tempo la quota della produzione dell’OPEC dovrebbe salire. Di solito quando questo accade vi è un aumento dei prezzi generali, per la maggiore capacità di controllo di volumi e prezzi da parte del cartello.
Fatte le considerazioni dal lato dell’offerta bisogna passare ad analizzare l’andamento previsionale della domanda. In questo caso importante è l’analisi demografico mondiale e dell’attività economica mondiale.
PIL pro capite e popolazione dovrebbero aumentare, ma vi sarà un calo del consumo pro capite degli idrocarburi, proprio per l’intervento delle tecnolgie a bassa emissione di carbonio.
Il problema è il livello di sviluppo economico che si desidera abbia la popolazione mondiale. Si può notare come sino al livello, grossomodo, di sviluppo della Cina la necessità d’idrocarburi è limitata, ma per giungere al livello degli USA, allora il consumo cresce a livelli esponenziali, o quasi. Questo viene a porre potenzialmente un freno allo sviluppo dei vari paesi, anche perché il livello di investimenti nel settore è in brusco calo. Gli investimenti nel settore sono crollati nel 2020, ma non si sono ripresi nel 2021, per cui il Covid-19 non è l’unico responsabile.
Ora veniamo al pratico, cioè alle previsioni sul prezzo del petrolio:
- A breve termine – $95/bbl entro il primo trimestre 2022, in rialzo da $77,5 attuali: Al momento, i mercati petroliferi sono oggettivamente in carenza di offerta. Le scorte osservabili sono diminuite di ~450 milioni di barili, un tasso di prelievo di ~1,8 mb/giorno. Gli Stati membri OPEC si aspettano che ciò persista per il resto del 2021 e nella prima parte del 2022. Come abbiamo sostenuto in precedenza, i prezzi del petrolio si sono disconnessi dai costi marginali di produzione già da tempo, per cui sono fondati più che altro sulla domanda e solo i mutamenti di quest’ultima possono portare a dei cambiamenti di lungo termine;
- Medio termine, cioè oltre il 2022 circa $ 85/bbl, da $ 75/bbl attuali: il breve termine e il lungo termine si collegano nel 2022, e quando lo faranno potrebbe esserci un ammorbidimento della domanda. Ci dovrebbe essere un modestro, ma reale, incremento dell’estrazione dallo scisto per ~0,7 mb/giorno. Se poi tornasse operativo il JPCOA con l’Iran si potrebbero sbloccare ~1 mb/giorno.
- Nel Lungo Termina (cioè dopo il 2023) da $ 60 a $ 70/bbl, con possibili punte anche fino a $ 90, dal 2024 al 2030. Subito nel 2024 i prezzi potranno essere sui $90 per permettere la distruzione della domanda che successivamente dovrebbe permettere il raggiungimento degli obiettivi di emissioni e maggiori investimenti nelle rinnovabili.
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