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CINA , COREA E BALTIC: TUTTI GLI INDICATORI DI UN RALLENTAMENTO ECONOMICO MONDIALE

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Proseguono i segni del rallentamento dell’economia cinese. Il settore manifatturiero di Pechino si è contratto a dicembre , realizzando la quinta contrazione consecutiva. Il dato previsionale è stato reso noto lo scorso venerdì.

Con questo calo diventa sempre più improbabile una ripresa rapida dell’economia cinese al di sopra dei risultato realizzati quest’anno. La Cina dovrebbe chiudere con un PIL del +6,8 teorico, leggermente al di sotto delle previsioni del governo, ma si tratta di un dato falsato ed altri indicatori danno una crescita reale intorno al 4%, dato veramente basso per la Cina.

La crescita cinese è dovuta esclusivamente al settore dei servizi, indicatore di una maturazione e terziarizzazione particolarmente rapida. Comunque non vi è un grosso ottimismo generale e l’indicatore PMI sulla fiducia è fermo al 49,7 come previsto.

La domanda sia interna sia estera langue, per cui molte aziende hanno una capacità produttiva inutilizzata. Il costo marginale di produzione non è quindi ottimale: ciò significa che il costo del lavoro per unità di prodotto non è quello ottimale. Insomma c’è anche il rischio di una perdita di competitività

 L’export Sud Coreano, un importante indicatore sull’andamento economico mondiale, è calato per il dodicesimo mese consecutivo e questo è un pessimo segnale per l’economia mondiale, tanto più che il calo è stato addirittura del 13,8 %, superiore alle previsioni del 11,7%, La Corea esporta un po’ tutti i prodotti industriali, per cui il suo rallentamento è un segnale preoccupante: il mercato mondiale sta rallentando.

Altro segnale pessimo sul sentiment economico mondiale proviene dal Baltic Dry Index, la borsa dei trasporti internazionali “Bulk”, cioè legata al trasporto delle materie prime, che ha raggiunto un minimo da 5 anni a questa parte con valori di poco superiori al 470, a fronte di un picco nel 2014 di oltre 2000.

Quindi ci sono forti segnali di un rallentamento dell’economia mondiale. Le previsioni di crescita ottimistiche del governo italiano (+1,5%) risultano molto difficili da raggiungere in una prospettiva realistica.

 


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