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Perfino la Germania Rosso-Verde vuole respingere la direttiva europea sulla casa “Green”

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Incendio in una casa

Le lotte interne al governo tedesco potrebbero spingere la Germania ad abbandonare un principio di ristrutturazione obbligatoria nella direttiva UE sugli edifici prima dei negoziati finali a Bruxelles.

Nell’ambito del Green Deal, la Commissione europea sta spingendo per raddoppiare il tasso di ristrutturazione degli edifici dell’UE, che attualmente è solo dell’1% all’anno, il tutto per rendere gli edifici più “Green” e con meno emissioni di CO2. A tal fine, Bruxelles ha presentato una revisione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici (EPBD) e ha introdotto standard minimi di rendimento energetico (MEPS) per rendere obbligatoria la ristrutturazione del 15% degli edifici con le peggiori prestazioni in tutto il blocco dei 27 Paesi. Peccato che la proposta, che viene a pesare pesantemente sulle tasche dei cittadini, incontri resistenze in tutta l’Unione.

L’interesse per gli standard di prestazione energetica obbligatori è stato limitato tra i governi dell’UE. Sino ad ora Berlino e Parigi, insieme ad altri 4 paesi,  erano i maggiori sostenitori, insieme alla maggioranza nel parlamento europeo, politicamente irresponsabile. Contro queste forze  si è formata  una coalizione di 15 Paesi guidata da Roma e Varsavia che cerca di sconfiggerla.

Però pare ci sia un colpo di scena:  il governo tedesco è ora pronto a ritirare il suo sostegno a standard ambiziosi di rendimento energetico e a optare invece per un approccio più flessibile, hanno riferito fonti di Berlino al media europeista Euractiv. La scorsa settimana, la coalizione di tre partiti a Berlino ha deciso di portare avanti una proposta controversa per vietare le nuove caldaie a combustibile fossile a partire dal 2024, nonostante l’opposizione del partito liberale FDP. Secondo fonti berlinesi, il sostegno dell’FDP al divieto delle caldaie a combustibile fossile è stato ottenuto in cambio dell’abbandono degli standard minimi di rendimento energetico previsti dalla Direttiva EPBD.

“L’obiettivo del governo federale nei prossimi negoziati a tre è quello di avere regolamenti che siano vicini alla realtà e che non sovraccarichino nessuno”, ha dichiarato un portavoce del governo, aggiungendo che le trattative sono ancora in corso. Nello stesso tempo anche il sostegno del principale partito della coalizione tedesca, l’SPD, sarebbe in calo. Secondo gli osservatori, il cancelliere tedesco Olaf Scholz non appoggia più gli obiettivi obbligatori di ristrutturazione dell’UE per il timore che essi aggiungano ulteriori oneri finanziari ai cittadini tedeschi, già colpiti da una serie di crisi negli ultimi anni. Anche il ministro dell’Edilizia Klara Geywitz, stretta alleata di Scholz nel partito SPD, è diffidente nei confronti degli obblighi . “Non credo che sia compatibile con la Costituzione tedesca rendere la ristrutturazione obbligatoria per legge“, aveva già detto a marzo ricordandosi casualmente che la Germania ha una costituzione, cosa che in Italia è stata completamente dimenticata.

Daniel Föst, membro del Bundestag tedesco responsabile della politica edilizia dell’FDP, afferma che “la ristrutturazione forzata degli edifici è la strada sbagliata da percorrere”. Ovviamente i Verdi non demordono: il capo dei Verdi, Ricarda Lang, ha dichiarato a EURACTIV che Berlino non abbandonerà la lotta per ottenere standard edilizi ambiziosi. Tuttavia, ha avvertito che le implicazioni sociali devono essere attentamente considerate.

Chi blocca ora la trattativa? La Svezia, che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’UE, e che si è dimostrata poco propensa ad avviare negoziati a tre per concludere la direttiva sugli edifici e anche il suo successore, la Spagna, non sembra particolarmente motivata. per quasto ci vorrà ancora molto tempo per le trattative. 


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