Esteri
Perché Macron parla di intervento militare? L’interessante punto di vista di Jacques Sapir
I post orginali di Jacques Sapir possono essere letti a questo Link di X. Noi li abbiamo tradotti e li commenteremo (in corsivo il testo originale dei post).
Jacques Sapir è un noto economista francese, non omologato e conoscitore della Russia ha dato una sua analisi delle parole del presidente Macron sulla non esclusione di un intervento militare. Lo ha fatto con grande realismo, anche se in modo estremamente sintetico, secondo la quale la mossa di Macron ha una funzione interna ed esterna. O meglio il presidente francese, con una delle mosse opportunistiche a cui ci ha abituato, cerca di sfruttare a scopo interno, francese ed europeo, una situazione internazionale drammatica e complessa, correndo rischi enormi per lui e per gli alleati.
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Piccolo thread o #Fil sulla dichiarazione di @EmmanuelMacron fatta ieri alla conferenza sull’Ucraina
Jacques Sapir
La dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron alla conferenza dei 27 membri di Parigi sugli aiuti all’Ucraina sulla possibilità di inviare truppe europee in Ucraina ha suscitato una legittima emozione, sia in Francia che all’estero.
Diversi paesi, tra cui i Paesi Bassi, la Germania e la Grecia, hanno escluso questa possibilità, dimostrando l’isolamento del Presidente francese su questo tema. Nella stessa Francia, i vari leader dell’opposizione si sono dichiarati contrari. (Per ora non abbiamo un commento ufficiale dall’Italia)
Perché il Presidente Emmanuel Macron ha fatto questa dichiarazione? Un’ipotesi è che volesse creare un'”ambiguità strategica” in grado di frenare la Russia. Ma in realtà questo vocabolario ha senso solo nel contesto nucleare. Cioè voleva creare il dubbio nella Russia di un possibile intervento francese che spingesse Mosca a frenare la propria azione. Un dubbio che, fra potenze nucleari, è pericoloso perché porta all’escalation bellica al livello nucleare. Ricordiamo che la francia è una potenza nucleare.
Per quanto riguarda le forze convenzionali, l’esercito francese ha solo 80.000 soldati “da combattimento” (su un totale di 205.000), di cui 30.000 al massimo sarebbero schierabili. Metà dell’equipaggiamento (carri armati, elicotteri) non è attualmente operativo.
È chiaro che questo non impressionerà in alcun modo la leadership russa. L’esercito francese, che dagli anni 2000 viene visto come un esercito per interventi esterni, ha lo stesso peso delle forze ucraine impegnate ad Avdïivka. Usare l’esercito francese come forza di dissuasione è ridicolo dal punto di vista della forza convenzionalee, come lo sarebbe qualsiasi esercito europeo, perfino quello dell’alleanza franco-tedesca sarebbe ridicolo. Solo gli USA, o eventualmente un’alleanza complessiva, a questo punto offensiva, di tutti i paesi europei sarebbe un deterrente convenzzionale efficace. Peccato che i primi non rispondano a Macron, e la seconda non esiste e non possa esistere, proprio per le diverse posizioni degli stati.
In queste condizioni, fare gesti – perché si tratta di un gesto politico – quando non si hanno armi non ha senso dal punto di vista diplomatico. Al contrario, invia un segnale di debolezza all’avversario che si sta cercando di impressionare. Parafrasando Stalin, Putin starà chiedendo ai suoi “Aide de champ di quante divisioni corazzate dispone Macron?”
Qual è dunque il significato di questa dichiarazione? Se aveva lo scopo di affermare una forma di supremazia francese nell’UE sulla questione ucraina, è stata controproducente, isolando ancora di più la Francia su questo tema. La Germania si è sganciata, non ci sono stati applausi. Per la verità l’iniziativa di Macron è sembrata, più che altro, una risposta all’iniziativa della Meloni a Kiev. Appare curiosamente che il francese abbia una sorta di senso d’inferiorità politica rispetto all’italiana.
Se si trattava di inviare un segnale agli Stati Uniti, che stanno iniziando a pensare di limitare drasticamente gli aiuti all’Ucraina, possiamo supporre che, conoscendo le reali dimensioni dell’esercito francese, abbia lasciato Washington fredda… Anzi, ricordiamo che i deputati conservatori della Camera dei Rappresentanti USA hanno vissuto malissimo, come un’indebita influenzza, i tentivi del ministro degli esteri britannico Cameron di convincerli a votare a favore del pacchetto di aiuti a Kiev, con un deputato che ha invitato l’inglese a “Baciargli il c...”. Se han risposto così a un inglese, figuriamoci come risponderebbero a un francese…
Se si è trattato di una manovra diversiva di politica interna, in un momento in cui Emmanuel Macron è fortemente contestato, è irresponsabile, così come lo è qualsiasi strumentalizzazione di questioni di politica estera a fini interni. Però l’uso della politica estera a fine di distrazione da quella interna è uno strumento utilizzato storicamente un po’ da tutti, Francia inclusa.
Questo solleva interrogativi sulla capacità del Presidente e dei suoi consiglieri di ascoltare non solo il mondo, ma anche le regole diplomatiche minime che governano le relazioni tra gli Stati. Verissimo, il linguaggio diplomatico ormai sembra seppellito, con leader mondiali che si esprimono in pubblico come se scrivessere uno supido post sui social. Pochi giorni fa in un evento pubblico Biden ha chiamato “SOB“, acronimo inglese non proprio onorevole, Putin. Rimpiango i tempi quando lo Zar, chiamando Napoleone III “Sire, amico mio”, invece che “Mio signor fratello” causava una crisi mondiale. Perché un giorno magari Biden dovrà trattare con quello che ha chiamato SOB.
È quindi la terza volta che ci troviamo di fronte a un’iniziativa irregolare di Emmanuel Macron, dopo la rivelazione di parte delle conversazioni telefoniche con V. Putin e il suo desiderio di autoinvitarsi, al di fuori di ogni regola, al vertice dei BRICS del 2023. Macron che si vuole inbucare a una festa è un’immagine divertentissima.
Che una potenza nucleare, con potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, possa essere rappresentata da un presidente come @EmmanuelMacron con iniziative erratiche e/o avventurose, è una fonte d’inquietitudine e di rabbia per tutti i francesi che si rispettino. Beh adesso i francesi hanno anche Attal, di che si lamentano!
Il problema è che Macron è il figlio di un’Europa disfunzionale che non riesce a fare quello che dovrebbe fare, una garanzia di difesa collettiva in un quadro di paesi indipendenti e amici, ma vuole fare quello che non sa fare, il finto stato unitario che vorrebbe essere una grande potenza. La burocrazia europea ha mezzo ammazzato l’industria e senza industria non si può neanche pensare a una guerra moderna. Quindi il principale avversario della difesa europea non è a Mosca, ma a Bruxelles.
Comunque Trump, o chi lui sceglierà (il figlio?), provvederà a rimettere Macron al suo posto.
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