Attualità
Perché l’Italia è una democrazia di nome e non di fatto
In questo beve pezzo vorrei esprimere quello che molti di voi, come me, stanno sentendo a pelle: l’Italia è una democrazia di forma, d’apparenza, ma nei fatti non lo è. Nel senso che i desideri degli italiani, i loro desideri per il futuro, la loro espressione politica, vengono ignorati completamente. Si è vero, votiamo più volte per varie istituzioni, le più varie, dal Parlamento europeo, a quello nazionale, alle amministrazioni locali, ma alla fine c’è la netta sensazione che, qualsiasi cosa si voti, le decisioni comunque verranno prese altrove, da “Altri”, dal “Capo di gabinetto”, dal “Segretario”, dal “Giudice”, che applica la legge secondo il suo sentire, ma mai secondo il proprio volere. Tangibilmente nel 2018 le elezioni avevano espresso una maggioranza al limite del rivoluzionario: alla fine è stata la più contro-rivoluzionaria e repressiva dei diritti delle libertà mai vista negli ultimi 30 anni. Vi hanno mai chiesto il parere su Maastricht e sulle sue conseguenze? No e mai ve lo chiederanno. Tutto è deciso. Quando si è tentato di nominare un ministro non euroscettico, ma con una visione chiara dei problemi dell’economia europea, un potere forte e che non risponde al popolo lo ha respinto e piegato. Nessuno, fra i cosiddetti poteri democratici, ha fatto nulla.
Le cause sono molteplici, le soluzioni molto meno. Fra le prime possiamo elencate:
- un’informazione partigiana, pagata dallo Stato, che dà una visione distorta, ma corale, della realtà. Più volte abbiamo parlato dei 300 milioni dello stato che vanno alla stampa , abbiamo la RAI che è dello stato e Mediaset che è parastatale. Non esiste informazione libera in Italia al di fuori di qualche blog. Ci sono invece innumerevoli picchiatori sui social;
- il potere ricattatorio da parte di organi occulti insinuati nello Stato. Oggi il tempo ci informa di come tutta l’operazione Morisi, secondo Palamara, non sia stato che l’ennesimo capitolo dell’azione di quel “Sistema” che lui conosce bene, perchè ha contribuito a crearlo, almeno dal lato della magistratura. Nel caso specifico Palamara accusa il potere, concesso da Renzi agli inquirenti, di informare non solo i PM delle indagini, ma anche i superiori in grado. Quindi se un tenente dei carabinieri indaga un politico, magari per un fatto secondario, lo saprà il colonnello, quindi il generale, quindi tutta la struttura gerarchica. Una concentrazione di sapere e quindi di potere, pericolosissima;
- il fatto che ormai ci sono troppe cose che vengono date per prese e immutabili, non tangibili da nessuna decisione popolare. Euro, NATO, UE, tasse, financo cose secondarie come il Green Pass sono punti fermi, su cui è vietato, o quasi, esprimersi. Non si possono fare referendum, non è neanche possibile fare una vera opposizione, non ci può essere discussione politica, magari al fine persino di confermare le scelte. Praticamente una democrazia in cui quasi nulla è deciso in modo democratico. Forse neanche il colore dei vagoni dei treni.
Che fare? Forse andarcene tutti, ma tanti non potrebbero. Molti si sono chiusi nel proprio bozzolo, ma prima o poi anche quello verrà buttato nell’acqua bollente della crisi economica, un po’ come accadeva ai bachi da seta. Forse ci vorrebbe qualcosa di nuovo, che parta dalla consapevolezza che non c’è democrazia vera e che bisogna crearla dal nulla. Forse.
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