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Energia

Perché l’introduzione delle rinnovabili non ha portato a riduzioni delle bollette in Italia

Nonostante gli enromi investimenti fatti nelle rinnovabili, le bollette sono sempre più care. Cerchiamo di dare una spiegazione

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L’Italia ha fatto passi da gigante nell’adozione delle energie rinnovabili negli ultimi anni. La capacità installata di eolico, fotovoltaico e altre fonti pulite è cresciuta costantemente, come dimostra il grafico sottostante, fornito da legambiente

Tuttavia, questa crescita non si è tradotta in una riduzione significativa del costo dell’energia per i consumatori. Anzi, come mostra il confronto tra i prezzi dell’elettricità nel 2009 e nel 2023, i costi sono aumentati in modo considerevole. Praticamente paghiamo l’energia il doppio rispetto al 2009, come possiamo vedere dal grafico sottostante (fonte X), eppure dovremmo consumare molto gas, petrolio e carbone in meno, con tutte queste rinnovabili:

La ragione di questo paradosso risiede nella natura stessa delle energie rinnovabili. Eolico e solare sono fonti intermittenti, cioè la loro produzione dipende dalle condizioni meteorologiche. In una giornata nuvolosa o senza vento, la produzione di energia da queste fonti può calare drasticamente. Per garantire la stabilità della rete elettrica e soddisfare la domanda in ogni momento, è quindi necessario mantenere una capacità di generazione “tradizionale”, come centrali a gas o carbone, pronta a intervenire quando le rinnovabili non sono sufficienti.

Perché la domanda di energia in Italia è notevole, nelle punte si aggira sui 55 GW (fonti Terna giorno 4 settembre 2024).

L’offerta energetica deve essere in grado di far fronte alla domanda, anche nei momenti di picco. Purtroppo le fonti rinnovabili vanno secondo natura: il vento non tira sempre quando c’è il picco di domanda, come non c’è sempre il sole. Magari succede l’opposto: c’è forte vento quando non c’è domanda. Per questi motivi, visto il costo enorme della capacità di accumulo, c’è bisogno di fondi energetiche affidabili e stabili, che non sono rinnovabili. L’Ideale sarebbe il nucleare: non emette CO2 , ma è stabile e programmabile. Peccato che in Italia non ci sia.

Questo significa che il risparmio sui costi di produzione dell’energia da fonti rinnovabili è in gran parte illusorio. Le centrali tradizionali devono rimanere operative e pronte all’uso, il che comporta costi fissi elevati. Inoltre, la necessità di bilanciare costantemente la produzione intermittente delle rinnovabili con quella delle centrali tradizionali può portare a inefficienze e costi aggiuntivi.

Aggiungiamo che l’introduzione delle rinnovabili è stata estremamente onerosa per il pubblico, per gli incentivi, ancora in corso, forniti a eolico e solare e che pesano sulle bollette. Proprio il fatto che è stato necessario incentivarne l’introduzione mostra quanto queste fonti non siano così economicamente convenienti.

Il caso italiano dimostra che la transizione energetica verso le rinnovabili è un processo complesso che richiede una pianificazione accurata e investimenti significativi. Non basta aumentare la capacità installata di eolico e fotovoltaico, è necessario anche sviluppare sistemi di stoccaggio dell’energia, migliorare l’efficienza della rete elettrica e promuovere la flessibilità della domanda. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale delle rinnovabili e ottenere una riduzione effettiva dei costi dell’energia per i consumatori.


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