Politica
PERCHE’ IL PROBLEMA DELLA PALESTINA E’ INSOLUBILE
di George Friedman
Il Primo Ministro Benjamin Netanyhau ha fatto marcia indietro rispetto alla sua dichiarazione del giorno delle elezioni che rigettava la soluzione dei due Stati, o almeno sembrava che ne rigettasse l’idea. Netanyhau ha detto alla MSNBC che non aveva cambiato questa politica. Ciò che era cambiata era la realtà, ha proseguito. “Non desidero la soluzione di un unico Stato. Desidero una soluzione sostenibile e pacifica con due Stati, ma per far ciò le circostanze devono cambiare”. Le elezioni non sono il momento per dire le più splendenti verità, ma in questo caso non è chiaro se il suo reale punto di vista fosse il suo precedente impegno per la soluzione dei due Stati o la dichiarazione del giorno delle elezioni. Sicché non si sa quale sia il peso reale della nuova dichiarazione.
L’intento della dichiarazione era chiaramente quello di porre un termine alla tempesta sia in Israele che negli Stati Uniti. In Israele la sua dichiarazione del giorno delle elezioni ha fatto piacere alla destra, che ha convogliato i suoi voti verso di lui all’ultimo momento, ma gli ha alienato il centro. Ciò ha ridotto il suo spazio di manovra per formare un nuovo governo. Netanyhau ha porto la mano al centro, in passato, e questa opzione ha reso la destra molto più malleabile. Egli ha avuto delle alternative, rispetto ad essa. In Israele la dichiarazione ha minato il nocciolo centrale di una politica alla quale il centro e la sinistra sono profondamente attaccati. Così la sua marcia indietro è stata utile, e sospettiamo che funzionerà. I partiti centristi non desiderano essere esclusi dai negoziati.
È soprattutto negli Stati Uniti che l’effetto è interessante. Netanyhau, ovviamente, si è alienato il governo degli Stati Uniti, accettando l’invito a parlare nel Congresso. La risposta della Casa Bianca alla dichiarazione di rigetto della soluzione dei Due Stati è stata che il Presidente Barack Obama non si è immediatamente congratulato con Netanyhau per la sua vittoria. Simili congratulazioni fra stretti alleati di solito arrivano presto. In questo caso non sono arrivate affatto. Prima di questo rovesciamento, gli Stati Uniti hanno reso chiaro che stavano riconsiderando la loro politica di automatico sostegno diplomatico per Israele negli enti internazionali. Cose come le condanne di Israele per le sue azioni nella West Bank o l’opposizione al riconoscimento della qualità di Stato della Palestina all’Onu. Il segnale era che Israele non avrebbe più potuto contare su ciò. Sarebbe stato soltanto simbolico, ma avrebbe simboleggiato l’isolamento.
Il problema che Netanyhau aveva con questa dichiarazione era che la soluzione dei due Stati non è soltanto la posizione di Obama. È stata la posizione di George W. Bush, e di Bill Clinton. Risale a circa vent’anni fa. Nella misura in cui oggi vi è una posizione bipartisan, la soluzione dei due Stati lo è. È una posizione critica, perché l’alternativa è o l’annessione e la piena cittadinanza di Gaza e della West Bank – cosa che non è certo ciò che vorrebbe Netanyhau – o la continuazione dello status quo, cioè ciò che Netanyhau ha realizzato.
Il problema naturalmente è che mentre la soluzione dei due Stati è attraente, è difficile vedere in che modo potrebbe funzionare. Gaza e la West Bank non sono connesse, e la soluzione non è economicamente sostenibile. Demilitarizzate, ambedue diverrebbero presto dipendenti da Israele sia per il lavoro sia per il commercio. Sarebbero formalmente sovrane ma praticamente dipendenti.
Dal punto di vista di Israele, la creazione di una Palestina pone due problemi. Il primo è che essa metterebbe la maggior parte del cuore di Israele – il triangolo Tel Aviv-Haifa-Gerusalemme – nel raggio d’azione potenziale dell’artiglieria e dei missili nemici. Dietro questo c’è un secondo problema, ed è che i Palestinesi sono profondamente disuniti, e non c’è nessuno che parli per tutti loro con autorità. Ogni accordo lascerebbe da parte qualche sostanziosa minoranza non soltanto all’opposizione ma capace di lanciare attacchi.
I palestinesi hanno sempre detto che essi desiderano la soluzione dei due Stati, ma essi non l’hanno mai realmente abbracciata perché lo Stato palestinese sarebbe economicamente e militarmente paralizzato, anche senza la demilitarizzazione. Gli israeliani non hanno mai realmente abbracciato la soluzione dei due Stati perché il loro primo scopo – porre termine al terrorismo e alla resistenza – non potrebbe essere garantito da questo accordo. Essi potrebbero ritrovarsi con uno Stato palestinese incapace di applicare gli accordi che accompagnerebbero la pace.
Questi sono argomenti di cui non si parla nella buona società, perché ciò significherebbe che c’è un problema insolubile: e un principio del mondo moderno è che nessun problema è insolubile. C’è sempre un modo per risolverlo, e se non c’è, è perché c’è qualcuno che deliberatamente lo sta bloccando. Il mandato palestinese, a partire dal quale tutto si è formato, è semplicemente troppo piccolo per ospitare due nazioni che hanno condiviso un così sordido passato.
A volte si dice che la soluzione reale è inviare tutti i palestinesi in Giordania e lasciare che questa divenga lo Stato palestinese. A parte la questione della moralità di una simile deportazione, gli israeliani che l’invocano non ci hanno riflettuto bene. Se centinaia di migliaia di palestinesi fossero trasferiti al di là del fiume Giordano, il regno hashemita probabilmente crollerebbe. Lo Stato palestinese cadrebbe presto sotto l’influenza di qualche potere regionale, probabilmente ostile ad Israele. È a causa della relazione con la Giordania che Israele non ha mai dovuto difendere la lunga linea che corre dal Golan ad Eilat. Uno Stato palestinese alleato con un potere islamico regionale potrebbe cambiare tutto ciò.
Le varie dichiarazioni di Netanyhau probabilmente sono soltanto manifestazioni di opportunismo politico, a beneficio del mondo politico e diplomatico. Ma dietro di esse si nasconde una dura verità: se negli ultimi vent’anni fosse stato possibile realizzare una soluzione di due Stati, la si sarebbe già avuta. La realizzazione richiede che sia gli israeliani sia i palestinesi si assumano rischi che nessuno di loro può accettare.
George Friedman (Stratfor 0320)
(Traduzione di Gianni Pardo)
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