Attualità
Perchè Fratelli d’Italia impedisce il cambiamento politico in Europa? Uno stallo non comprensibile
Dopo il primo incontro fra Salvini, Orban e Morawecki a Budapest, il due aprile, sembrava che la strada per la formazione di un nuovo gruppo che, in qualche modo, riassumesse al proprio interno tutta la destra sovranista europea, radunando ID (Lega, RN, AfD, etc) , ECR (PiS, FdI, Vox, e conservatori olandesi) e Fidesz dovesse essere alla porta. La mossa avrebbe cambiato fortemente gli equilibri nel parlamento europeo, creando il secondo gruppo nell’aula e costituendo un polo di attrazione verso quella parte del PPE che non si sente convinta dalla politica di ecologismo radicale impostata dalla Von Der Leyen e da Timmermans. Sembrava tutto fatto, ma, dopo un mese, non ci sono state evoluzioni rilevanti, e qualcuno incomincia a chiedersi il perché.
Apparentemente nessuno è contrario, ma dopo due mesi non si è fatto nulla. Mie fonti interne ad ECR stanno segnalando una certa impazienza e iniziano a chiedersi chi si stia opponendo. Non sicuramente gli ungheresi di Fidesz, che ora sono fuori da qualsiasi gruppo, con danni anche economici notevoli, ma non possono entrare direttamente in ECR perchè creerebbero una formazione solo est-europea e, soprattutto, sarebbero direttamente sottoposti ai polacchi di PiS. Non sicuramente la Lega che, con la nuova formazione, potrebbe riaffermare la propria posizione di “Lotta e di Governo”, perchè nella nuova formazione ci sarebbero ben tre forze al governo in tre diversi paesi europei. Non i polacchi che hanno bisogno di togliersi da un isolamento sempre più pericoloso. Non i francesi, che con una forza europea più ampia possono puntare a una maggiore legittimazione in vista delle prossime presidenziali. Quindi chi sta tirando il freno a mano? La risposta è semplice: Fratelli d’Italia.
La leder di FdI è anche presidente della Fondazione ECR, Giorgia Meloni, ha paura di perdere l’unica carica a livello extra nazionale italiano che possiede, e quindi cerca di sabotare l’operazione in ogni modo, non facendo però un buon servizio né alla propria formazione europea, né al propri partito. In Europa essere divisi non paga, sia come gestione delle Commissioni, sia politicamente: non si può influire sull’ondivago PPE mostrandosi divisi e pasticcioni. Inoltre la sua posizione viene a mettere un ulteriore macigno sulle prospettive di unità del centro destra italiano. Se si vuole pensare di essere al governo nella prossima legislatura non si può giocare a ripicche e contro ripicche.
C’è da augurarsi che qualcuno in FdI faccia un discorso un po’ più ampio rispetto ai piccoli giochi di bottega, altrimenti il rischio è quello di un frazionamento che non porta da nessuna parte.
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