Difesa
Per gli economisti tedeschi i fondi speciali di Merz e SPD sono peggio dell’invasione russa
Il Gotha degli economisti liberali tedeschi si scaglia contro il piano Merz che prevede riarmo e infrastrutture tramite investimenti a debito. Il concetto di spesa è, per questi economisti, più pericoloso dell’Armata russa

Il cuore pulsante dell’accademia economica tedesca, rappresentato da sette influenti economisti, si erge con fermezza contro i programmi del governo guidato dal prossimo cancelliere Merz e dai suoi alleati della SPD. I tedeschi non possono cambiare e non lo faranno neppure ora.
Al centro della discordia si trova la proposta di aumentare massicciamente il debito pubblico per finanziare spese militari e infrastrutturali attraverso fondi speciali, aggirando il freno costituzionale al debito. Questa presa di posizione, emersa in un momento cruciale per la politica economica tedesca, mette in luce una profonda spaccatura tra le priorità politiche e le preoccupazioni degli esperti economici, sollevando interrogativi inquietanti sul futuro della stabilità finanziaria del paese e dell’Europa intera.
Giovedì, il Bundestag si appresta a discutere per la prima volta una riforma del freno al debito e la creazione di un fondo speciale di portata multi miliardaria. In questo contesto, un autorevole gruppo di economisti ha lanciato un chiaro monito: indebolire il freno al debito per finanziare l’aumento della spesa pubblica è una strada pericolosa, non solo per l’economia tedesca, ma anche per la sicurezza europea.
Il piano sotto accusa
La proposta congiunta di CDU/CSU e SPD prevede la creazione di fondi speciali, al di fuori del bilancio ordinario, per sostenere l’incremento delle spese in difesa e per investimenti infrastrutturali. Si tratta di far uscire la spesa superiore all’1% del PIL per la difesa dal freno del debito e di un fondi da 500 miliardi fuori bilancio per spese infrastrutturali.
Questo piano, presentato come essenziale per rispondere alle urgenti necessità di rafforzamento militare e ammodernamento del paese, si scontra con la rigida disciplina fiscale imposta dal “freno al debito”, un meccanismo costituzionale tedesco volto a limitare l’indebitamento pubblico.
La voce degli economisti: un coro di dissenso
Sette economisti di spicco hanno espresso pubblicamente la loro netta contrarietà a questa strategia, sottolineando i gravi rischi economici e politici che essa comporta. Questi esperti, pur riconoscendo l’urgenza di rafforzare le capacità di difesa europee, avvertono che la risposta non può essere un aumento incontrollato del debito. Si tratta di Un articolo ospite di Lars P. Feld , Veronika Grimm , Justus Haucap , Wolf Heinrich Reuter , Christoph M. Schmidt , Carl Christian von Weizsäcker e Volker Wieland. Il cuore duro degli economisti tedeschi, quelli che, quando vogliono, possono far piangere qualsiasi governo, e che hanno ricoperto, o ricoprono cariche prestigiose.
“È essenziale un rapido e completo incremento delle capacità di difesa dell’Europa,” riconoscono gli economisti, “ma ciò non riguarda solo l’equipaggiamento militare: anche la capacità fiscale e la solidità economica sostenibile sono pilastri centrali della capacità di difesa.” In queste parole si coglie il cuore della critica: la sicurezza non si costruisce solo con armi e infrastrutture, ma anche con una economia sana e finanze pubbliche solide. Solo gli austeri possono fare la guerra, ma questo magari bisogna spegarlo a Putin.
Il pacchetto di debito proposto, secondo gli economisti, è “economicamente discutibile, ma anche rischioso dal punto di vista della politica di sicurezza.” La ragione di questa affermazione risiede in una serie di preoccupazioni fondamentali.
Violazione delle regole europee e perdita di credibilità
In primis, gli economisti denunciano la violazione delle norme fiscali europee. “Con il pacchetto di debito previsto, la Germania violerà le attuali norme fiscali europee, anche se la Commissione europea ammette eccezioni per la spesa per la difesa.” Eccezioni che, ovviamente, non sono approvate dagli austeri economisti tedeschi che, in fondo, sono alla base dei limiti di bilancio posti fin dal 1992.
Questo passo, agli occhi degli esperti, mina la credibilità fiscale della Germania e apre la strada a comportamenti simili da parte di altri Stati membri, con il rischio di una spirale incontrollata di debito a livello europeo. “Sarà anche difficile negare ad altri Stati membri misure simili in materia di debito o addirittura prestiti europei. Ciò significa che è probabile che il debito in Europa continui ad aumentare.”
Fragilità finanziaria e rischio inflazione
Un aumento generalizzato del debito in Europa, avvertono gli economisti, “mina la stabilità finanziaria europea.” Le crisi recenti, come quella del coronavirus e quella energetica, hanno già evidenziato la difficoltà di alcuni Stati membri nel far fronte autonomamente a shock economici.
In uno scenario di debito crescente, il rischio è che solo la Banca Centrale Europea (BCE) possa intervenire per evitare il collasso finanziario, mettendo a dura prova il suo mandato principale: la stabilità dei prezzi. “Il pacchetto di debito rischia quindi di aumentare significativamente la fragilità e la vulnerabilità delle finanze pubbliche europee e di contribuire all’aumento dell’inflazione. Ciò compromette le capacità di difesa dell’Europa.”
Quindi, secondo gli economisti tedeschi, se Putin invedesse l’Europa, per assurdo, la sconfitta non sarebbe dovuta al fatto che manca un’industria in grado di produrre quanto necessario per resistere, ma al fatto che la BCE ha comprato dei titoli di stato dei Paesi UE per sostenere lo sforzo industriale. Per fortuna non pare che Putin abbia intenzione di occupare la Germania, per ora…
Il peso degli interessi sul debito futuro
Gli economisti pongono l’accento anche sul peso crescente degli interessi sul debito. “In ogni caso, la capacità fiscale sarà limitata dalla maggiore spesa per interessi, per molti anni e generazioni a venire.” La Germania, in quanto punto di riferimento per i tassi di interesse in Europa, rischia di innescare un aumento generalizzato dei costi di finanziamento per tutti gli Stati membri. “Solo l’annuncio del pacchetto di debito ha fatto aumentare i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi fino a 0,4 punti percentuali, il che corrisponde a circa sette miliardi di euro di spese per interessi aggiuntive per il governo federale a lungo termine, sulla base del solo debito esistente.”
Questo drenaggio di risorse pubbliche, sottratte ad altri investimenti cruciali, “grava sulle generazioni future e ha un impatto negativo sulle capacità di difesa.” Ovviamente non viene considerata la possibilità che la BCE intervenga per contenere i tassi d’interesse, proprio perché questo, secondo gli economisti tedeschi, verrebbe a violare il mandato BCE.
Riforme strutturali mancate e spese inefficienti
Infine, gli economisti criticano la mancanza di priorità e di riforme strutturali nel piano del governo. “Regole fiscali efficaci sono importanti: costringono i politici a stabilire priorità, ad affrontare apertamente obiettivi contrastanti e ad avviare riforme strutturali.” L’allentamento del freno al debito, al contrario, “elimina questa pressione” e rischia di favorire “sussidi inefficienti, elevata spesa sociale o eccessiva burocrazia” a scapito di investimenti produttivi e riforme necessarie per rafforzare la competitività dell’economia tedesca.
“È probabile che il debito aggiuntivo venga utilizzato anche per spese di consumo e trasferimenti nei bilanci statali. Sussidi inefficienti, elevata spesa sociale o eccessiva burocrazia possono quindi essere finanziati attraverso il debito e vengono di fatto sottratti all’esame critico.”
Quindi, come sempre, il terrore degli economisti tedeschi è che i tedeschi, per qualche motivo indiretto, possano stare un pochino meglio di quanto stiano adesso. Il problema è che questa corsa assurda all’austerità estrema, questo odio per il sostegno sociale, viene poi a convivere con la spinta opposta, cioè con uno stato sociale talmente generoso, con certe fasce, da non rendere conveniente lavorare. Non si costruiscono ospedali, ma si danno sussidi così grassi ai disoccupati che non hanno interesse a lavorare.
“Il debito fa più paura dell’esercito russo”
In sintesi, il messaggio degli economisti è chiaro, divertente e allarmante: la minaccia più grave per la Germania e per l’Europa non viene dall’esterno, ma dall’interno, da una politica economica miope che sacrifica la stabilità finanziaria sull’altare di una spesa pubblica incontrollata.
In questo senso, si può interpretare la loro posizione come un grido d’allarme: “il debito fa più paura dell’esercito russo,” perché mina le fondamenta stesse della prosperità e della sicurezza a lungo termine.
Chissà se qualcuno ricorderà loro che il Regno Unito vinse la Seconda Guerra Mondiale, proprio contro la Germania, perché negli anni trenta del secolo scorso non seguì le loro regole di austerità, ma quelle di John M. Keynes, sganciando la sterlina dall’oro e permettendo una spesa che salvò l’industria britannica, permettendole prima di produrre beni per la madrepatria e le colonie, e poi Spitfire e Matilda per resistere ai tedeschi.
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