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Analisi e studi

Paolo Savona: La Storia dell’Italia condizionata dal Vincolo Esterno

L’intervento di Paolo Savona al convegno in onore di Paolo Craveri è un piccolo capolavoro di Storia Economica, che spiga la storia italiana in funzione dei vincoli esterni attuali e presenta l’inadeguatezza delle soluzioni economiche e politiche attuali

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Paolo Savona è una figura di spicco nel panorama economico italiano, la cui carriera si distingue per la profonda competenza, l’esperienza sul campo e una capacità analitica fuori dal comune. Il suo contributo al dibattito economico, spesso controcorrente, si rivela di cruciale importanza per comprendere le complesse dinamiche che governano l’economia italiana ed europea.

Il suo intervento al Convegno in ricordo dello storico Paolo Craveri a Napoli, lo scorso 10 maggio, in cui ha affrontato il complesso tema della storia italiana come insieme di “Vincoli esterni” è un piccolo capolavoro di Storia ed Economia che meriterebbe una notevole diffusione, al posto del chiacchiericcio, spesso insulso dei media.

In particolare, la sua analisi critica sull’eurozona, maturata da una prospettiva privilegiata e corroborata da una solida base teorica, merita una rinnovata attenzione.

Un’esperienza diretta con i grandi della politica economica

La statura di Savona come economista è indissolubilmente legata alla sua collaborazione con figure del calibro di Guido Carli, uno dei protagonisti indiscussi della politica economica italiana del dopoguerra. Questa vicinanza ha permesso a Savona di acquisire una comprensione diretta e approfondita delle sfide affrontate dall’Italia nel contesto internazionale, nonché delle strategie adottate per navigare tra i “vincoli esterni” che hanno plasmato la sua storia. Come egli stesso afferma, “Come collaboratore di Guido Carli ho avuto modo di accertare l’importanza di questo principio nella sua filosofia politico-economica e riflettere su un’analoga presenza nella storia d’Italia, dal formarsi della sua unificazione politico-territoriale all’adesione al Trattato europeo di Maastricht”.

Questa esperienza diretta con Carli conferisce un peso straordinario alle analisi di Savona, che non si limitano a una mera disamina teorica, ma affondano le radici in una conoscenza pratica delle dinamiche decisionali e delle implicazioni concrete delle scelte di politica economica.

Il “vincolo esterno” e la sua centralità nella storia italiana

Un concetto chiave che emerge con forza dagli scritti di Savona è quello del “vincolo esterno”. Egli sottolinea come l’Italia, fin dalla sua unificazione, sia stata costantemente influenzata da fattori esterni, che hanno condizionato le sue scelte politiche ed economiche. Questo “vincolo esterno”, lungi dall’essere un elemento marginale, rappresenta una costante che attraversa la storia del Paese, plasmando le sue traiettorie di sviluppo e le sue relazioni internazionali.

Savona evidenzia come Carli stesso riconoscesse l’importanza cruciale del vincolo esterno, citando le sue memorie in cui “Carli esordisce con un paragrafo intitolato ‘Il vincolo esterno che ci ha salvato tre volte'”, anche se questo salvataggio è stato compiuto ad altissimo prezzo e, soprattutto, senza nessun avvallo democratico.

Questa consapevolezza della centralità del vincolo esterno è fondamentale per comprendere le scelte di politica economica italiana, spesso dettate dalla necessità di confrontarsi con le pressioni e le opportunità provenienti dal contesto internazionale.

La lucida critica sull’eurozona: un’analisi che si rivela profetica

Uno degli aspetti più rilevanti del pensiero di Savona è la sua analisi critica sull’eurozona. Già in tempi non sospetti, egli sollevava dubbi sulla sua adeguatezza come area monetaria omogenea, mettendo in guardia sui rischi che l’Italia avrebbe corso aderendo a un progetto che, a suo avviso, presentava delle criticità strutturali.

Savona argomentava che l’eurozona, caratterizzata da “divari strutturali di produttività” tra i Paesi membri, non costituiva un'”area monetaria ottimale” secondo i criteri di Mundell. Questa eterogeneità economica, a suo avviso, avrebbe reso difficile per la politica monetaria unica della Banca Centrale Europea (BCE) rispondere efficacemente alle esigenze di tutti i Paesi membri, creando squilibri e tensioni all’interno dell’unione monetaria.

Inoltre, Savona sottolineava la necessità di adottare misure di accompagnamento all’introduzione dell’euro, come la creazione di un “fondo monetario europeo” e una “struttura federale dell’Unione”. L’assenza di tali misure, a suo avviso, avrebbe esposto l’Italia a rischi significativi, limitando la sua capacità di gestire le crisi economiche e di perseguire politiche di crescita adeguate alle sue specificità.  

Con il senno di poi le critiche dell’Economista sono state quanto mai corrette, soprattutto per l’Italia: una moneta indageuata per il nostro Paese, accompagnata dall’impossibilità di adattare la moneta all’andamento della produttività, ha causato una crisi dei redditi e dei consumi e una mancata crescita economica che stanno condannando il nostro paese alla decadenza sociale e demografica e all’irrilevanza economica e culturale.

Le critiche di Savona, all’epoca spesso bollate come antieuropeiste, si sono rivelate in molti casi profetiche. La crisi finanziaria del 2008 ha messo a dura prova la tenuta dell’eurozona, evidenziando le fragilità strutturali che Savona aveva lucidamente individuato. Le difficoltà incontrate da alcuni Paesi membri, tra cui l’Italia, nel gestire il debito pubblico e nel rilanciare la crescita economica, hanno confermato la validità delle sue preoccupazioni.

Come lo stesso Savona ricorda, “La mia valutazione, che gli oneri posti dalla configurazione economica e politica dell’Unione avrebbero ecceduto gli indubbi vantaggi ottenibili dal raggiungimento di un vero mercato unico di libero scambio con una moneta unica, è stata considerata un’attitudine contraria all’euro e, da qui, agli ideali di un’Unione Europea”. Tuttavia, gli eventi successivi hanno dimostrato che le sue critiche non nascevano da un pregiudizio ideologico, ma da un’analisi rigorosa e da una profonda conoscenza delle dinamiche economiche.

Euro Cash

La rinuncia alla sovranità monetaria e i suoi effetti

Un punto cruciale dell’analisi di Savona riguarda le conseguenze della rinuncia alla sovranità monetaria da parte dell’Italia con l’adesione all’euro. Egli sottolinea come questa scelta abbia privato il Paese di uno strumento essenziale per gestire gli squilibri economici, ovvero il tasso di cambio.

“Su ogni aspetto dell’Accordo europeo svettava il fatto che l’Italia si impegnava a rinunciare alla sovranità monetaria trasferendola a una Banca centrale europea creatrice di una moneta comune, l’euro, che avrebbe causato la perdita del controllo di uno strumento tipico delle politiche di aggiustamento degli squilibri economici, il rapporto di cambio, al quale anche Carli aveva fatto ricorso”.

La perdita del controllo sul tasso di cambio, secondo Savona, ha reso l’Italia più vulnerabile agli shock esterni e ha limitato la sua capacità di sostenere la competitività delle sue esportazioni. Inoltre, ha creato “vincoli politici permanenti all’azione dei Governi che si sono succeduti, trasformando la funzione di utilità sociale in una composta da questa sola variabile”. In altre parole, la politica economica italiana è stata sempre più condizionata dall’obiettivo di rispettare i parametri europei, a scapito di altre priorità come la crescita economica e l’occupazione.

Un monito per il futuro

L’analisi di Paolo Savona non si limita a una disamina del passato, ma offre importanti spunti di riflessione per il futuro. Egli mette in guardia sui rischi di un’integrazione europea che non tenga conto delle specificità dei singoli Paesi membri e sottolinea la necessità di un dibattito aperto e approfondito sulle alternative possibili.

“La storia economica degli oltre tre decenni che seguirono la scelta di Carli conferma la fondatezza di questa mia interpretazione, come pure quella che in un mondo di giganti demografici, l’UE deve muovere verso un’unione federale perché quella intergovernativa non supera i vincoli degli interessi nazionali e non educa a essere cittadini europei aventi pari diritti e doveri”.

In un mondo sempre più complesso e multipolare, l’Europa è chiamata a ripensare il suo modello di integrazione, superando le logiche intergovernative e abbracciando una visione più federale. Solo in questo modo, secondo Savona, sarà possibile costruire un’Unione più forte, coesa e capace di affrontare le sfide del futuro.

Purtroppo il suo lucido pensiero rimane ancora non centrale in un’Europa troppo presaa da un lato dai singoli egosmi nazionali, dall’altro da una burocrazia centrale preda di interessi economici esterni e di illusioni militariste ed ecologiste totalmente senza significato.

 


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