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Paesi Contro: la Norvegia non rinuncia a trivellare nuovi pozzi di petrolio, nonostante la spinta “Green”

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La svedese Greta verserà una lacrima per la scelta nella nordica Norvegia di continuare a perforare nuovi pozzi e cercare nuovi giacimenti nel Mare del Nord, nonostante, o forse proprio, per i propri impegni “Verdi”.

Le major petrolifere norvegesi, così come il governo del paese e l’autorità di regolamentazione del petrolio, vogliono spremere fino all’ultima goccia di petrolio dal Mare del Nord prima che la domanda globale alla fine diminuisca. Continuando con il suo piano di condurre operazioni petrolifere a basse emissioni di carbonio in tutto il mondo per i decenni a venire, concentrandosi anche sullo sviluppo del suo settore dell’energia pulita, la Norvegia sta incrementando le proprie prospezioni petrolifere e prevede di mantenere, o addirittura aumentare, la produzione fintanto che la domanda rimane elevata. Un principio economico banale, ma fondamentale: fino a che c’è domanda bisogna soddisfarla con un’offerta adeguata.

Nel dicembre dello scorso anno, Equinor, la società petrolifera di stato Norvegese, posseduta dal fondo pensione nazionale, ha annunciato che avrebbe perforato circa 25 pozzi esplorativi nelle acque norvegesi per tutto il 2022, nel tentativo di trovare più petrolio. La major del petrolio intende continuare a perforare il greggio nel più grande paese produttore di petrolio e gas d’Europa, mentre altre società si allontanano dai combustibili fossili per le pressioni delle lobby ESG.

Jez Averty, vicepresidente senior di Equinor per le risorse sotterranee, ha dichiarato della strategia della major: “Il nostro piano, fondamentalmente, è assicurarci che la piattaforma continentale norvegese abbia le ultime gocce, le ultime molecole, gli ultimi barili per sopravvivere alla competizione in atto”.

La Norvegia sta investendo potentemente  nelle fonti rinnovabili ed ha le potenzialità per non utilizzare combustibili fossili, ma il realismo vince, per cui continua nella ricerca di giacimenti nel Mare del Nord. È uno dei paesi europei, insieme alla Russia, che ha sostenuto il resto del continente fornendo gas naturale in un periodo di grave carenza. Inoltre, vede il LNG come il combustibile fossile a basse emissioni di carbonio necessario per soddisfare la domanda globale di energia fino a quando le alternative non saranno più ampiamente disponibili.

Equinor crede che possa aiutare a colmare il divario energetico fino a quando non sarà disponibile una produzione di energia rinnovabile sufficiente producendo petrolio a basse emissioni di carbonio. Spera di raggiungere questo obiettivo incorporando le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio e migliorando l’efficienza della attività di estrazione. Il nuovo governo di coalizione guidato dal Partito Laburista spera di ridurre le emissioni nette di carbonio del 55% entro il 2030, dai livelli del 1990. Eppure ha chiarito la sua posizione su petrolio e gas, sostenendo la produzione a lungo termine. Ciò non sorprende considerando che il settore petrolifero continua a contribuire per circa il 40% delle esportazioni del paese e per il 14% del suo PIL. Nessun paese mai rinuncerebbe a risorse di queste dimensioni. Magari qualcuno lo spiegherà anche all’ENI.


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